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Tutti i grandi operatori televisivi europei sono alle prese con la definizione delle strategie per il presidio del nascente mercato delle offerte ibride broadcast-broadband, sul quale hanno già preso posizione numerosi soggetti in posizione di packager/aggregatori.
Nell’ultima newsletter di e-Media si evidenzia che le prime offerte di OTT TV vedono impegnati produttori di elettronica di consumo (LG, Samsung, Sony etc.), operatori del mercato dei videogame (Nintendo, Microsoft etc.), operatori di Tlc (come Telecom Italia) ma anche nuovi aggregatori indipendenti. Se da una parte i broadcaster moltiplicano gli accordi di distribuzione con i packager, dall’altra sono impegnati direttamente in progetti “aperti” cross-industry, come Project Canvas o HbbTV.
In questo difficile equilibrio si gioca, nel medio-lungo periodo, una delle partite decisive per i broadcaster.
ITMedia Consulting nel suo ultimo Rapporto spiega che l’Over the top TV (OTT TV) consiste nella fruizione di contenuti Internet tramite una connessione a banda larga che bypassa i tradizionali provider di servizi IPTV. L’OTT è l’evoluzione naturale della personalizzazione del comportamento di consumo, poiché permette di fruire dei contenuti Internet via TV set. L’Over the top TV in pochi mesi è diventato un termine piuttosto comune: gli operatori la guardano con interesse poiché presenta grosse prospettive di crescita.
Attualmente la fruizione di contenuti su web appare come complementare alla fruizione su TV, ma è fondamentale per raggiungere un target appetibile per gli inserzionisti pubblicitari e che probabilmente è più esigente e meno interessato alla televisione nel senso tradizionale del termine. Per rispondere a queste nuove prospettive, i broadcaster devono dunque affrontare una competizione che non si esaurisce con i tradizionali diretti concorrenti, ma che si allarga ai fornitori di contenuti specifici per Internet, gli studios, i fornitori di rete e gli aggregatori di contenuti Internet.
Il produttore di consumer electronics Vizio cerca di capitalizzare la posizione di forza raggiunta sul mercato statunitense dei televisori proponendosi come aggregatore di contenuti e servizi per
e-Media evidenzia anche che mentre il consumo di contenuti audiovisivi attraverso Web e piattaforme “neo-TV” risulta in fortissima ascesa, sembra ancora lontano dall’essere pienamente risolto il problema della misurazione di tale consumo. Come dimostra il caso USA, la quantificazione e qualificazione del consumo video via Web si basa su definizioni e metodologie di rilevazione controverse e non del tutto condivise, producendo così dati fortemente discordanti. Se l’assenza di misure certe tende a impattare negativamente la crescita dell’online video advertising, il problema della misurazione diviene ancora più stringente, in uno scenario di sempre maggiore integrazione tra piattaforme (TV, Web, mobile), forme di consumo audiovisivo (lineare e “non lineare”) e tipologie di servizi (editoriali e “neo-editoriali”).