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Il 2010 sarà l’anno delle applicazioni mobili: i download, secondo Abi Research, raggiungeranno quota 6 miliardi, dai circa 2,4 miliardi del 2009, grazie alla crescente diffusione degli smartphone – nel 2009 le vendite sono cresciute del 20% – e alla proliferazione degli store di applicazioni.
Iniziata nel 2008 grazie all’App Store di Apple, la passione per le applicazioni destinate ai dispositivi mobili ha spinto tutti i maggiori nomi del settore a creare un proprio store digitale, lasciando ai produttori terzi la possibilità di sbizzarrirsi con i programmini, gratuiti e non, e aprendo un vero e proprio nuovo mercato, che nel 2013, questa volta secondo Gartner, supererà i 21,6 miliardi di download, generando ricavi per 29,5 miliardi di dollari.
Molte, inoltre, le piattaforme che debutteranno quest’anno, tra cui Bada OS di Samsung e Windows Phone 7 Series di Microsoft. Entrambi i sistemi disporranno di negozi di applicazioni proprietari, come l’App Store della Apple, coi quali i due gruppi sperano di far breccia in un mercato sempre più affollato ma con enormi possibilità di crescita. Molti produttori, come Nokia e Motorola, hanno inoltre iniziato a offrire ‘nel pacchetto’ applicazioni che consentono agli utenti di connettersi ai social networks, ai sistemi di instant messaging o ai servizi GPS.
Secondo Abi, l’iPhone continuerà comunque a dominare il mercato, con un database di oltre 125 mila applicazioni, ma quest’anno si farà strada anche Android. Secondo l’analista Bhavya Khanna, “…con oltre 30 mila applicazioni attualmente disponibili, saranno oltre 800 mila le applicazioni scaricate da Android nel 2010”.
Se crescerà senz’altro il numero di applicazioni scaricate, non così sarà per i profitti, che sono previsti in declino da qui al 2012 a causa della crescente competizione sui prezzi delle applicazioni. Secondo Abi, inoltre, sul calo delle revenues influirà anche il fatto che sempre più applicazioni – soprattutto quelle più richieste come i giochi, i social network e gli strumenti legati alla produttività – cominceranno ad avere ‘cloni’ gratuiti o pagati dalla pubblicità.