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La battaglia che vede Google contrapposta al governo di Pechino potrebbe avere ripercussioni serie non soltanto sul business della ricerca online, ma anche su quello mobile.
Il mercato mobile cinese, con i suoi 750 milioni di utenti – molti dei quali utilizzano regolarmente i servizi internet mobili – conta già più utenti di Stati Uniti e Giappone messi insieme, e le prospettive di crescita sono enormi, se si pensa che 6 cinesi su 10 ancora non possiedono un cellulare e l’84% della popolazione – composta da circa 1,3 miliardi di persone – non può accedere al web.
Secondo gli analisti, sarà improbabile che i due maggiori operatori del paese, China Mobile e China Unicom – entrambe statali – mantengano i legami col gruppo americano, anche se nessun operatore mobile ha ancora preso posizione ufficiale: China Mobile, il maggiore operatore mondiale per numero di utenti (533 milioni), utilizza il motore di ricerca Google per l’home page di internet mobile e non ha ancora annunciato piani per il futuro.
China Unicom, secondo operatore sul mercato cinese con 151 milioni di utenti, avrebbe deciso – secondo quanto riportato dal Financial Times – di rimuovere la ricerca Google dai nuovi dispositivi. Un portavoce di Unicom ha sottolineato che attualmente non c’è ‘cooperazione diretta’ con Google sui servizi di ricerca e che i produttori di cellulari decidono da soli su quale motore scegliere, ma ha aggiunto che la società si muoverà in ogni caso, in conformità con la legge cinese.
Tra domenica e lunedì, comunque, la società ha sperimentato quello che forse è il primo assaggio di un futuro boicottaggio: i servizi internet mobili sono stati infatti “parzialmente bloccati”, ma non è ancora chiaro se si è trattato di un ‘castigo’ della Cina o di un problema tecnico. La situazione è comunque tornata presto alla normalità anche per quanto riguarda il blocco del sito di Hong Kong, per il quale la società, però, ha accusato il governo cinese, dopo avere in un primo tempo parlato di “motivi tecnici”.
Sta di fatto che, sottolineano ancora gli analisti, se per le due aziende statali abbandonare Google sarà probabilmente ‘un passo obbligato’, per quelle private si tratterà di una ‘decisione pratica’: “Se Google.com.hk non è stabile o corre il rischio di esserlo – ha affermato Eric Wen della Mirae Asset Securities di Hong Kong – la scelta più logica per un privato è quella di non lavorare con Google”.
Dello stesso parare l’analista di BNP Paribas Patrice Nordey, secondo cui anche senza annunci formali, la scelta dei pesi massimi del mercato “sembra inevitabile”.
Per non avere problemi sul lucroso mercato cinese, anche i produttori di cellulari statunitensi potrebbero allentare i legami con la società e il suo sistema operativo mobile Android, l’arma con cui Google pensava di sfondare il muro del già saturo mercato mobile.
La Cina rappresenta al momento una piccola parte degli introiti del gruppo, ma è certo che in un contesto globale così competitivo, Google abbia bisogno del mercato mobile cinese. Le conseguenze a lungo termine del probabile boicottaggio di Android sono dunque, al momento, incalcolabili.
E Google non è certo la sola azienda occidentale a subire le angherie di Pechino: ieri, alcuni giornalisti stranieri che lavorano in Cina e a Taiwan hanno reso noto che gli indirizzi di posta elettronica di Yahoo! sono stati bersaglio di massicci attacchi hacker.