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Censura: Alcatel-Lucent smentisce di aver fornito soluzioni per il controllo delle reti tlc in Myanmar

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Alcatel-Lucent ha smentito formalmente le indiscrezioni di stampa relative alla presunta fornitura al governo del Myanmar di soluzioni per il controllo delle comunicazioni telefoniche e internet. Il fornitore di infrastrutture franco-americano è stato tirato in ballo dal giornalista Paul Moreira che, nell’ambito di un’inchiesta andata in onda venerdì su Canal +, ha accusato la divisione cinese di Alcatel-Lucent – Alcatel-Lucent Shanghai Bell – di aver realizzato una rete che la giunta birmana userebbe per censurare le comunicazioni.

Dopo la messa in onda di questa inchiesta, diverse associazioni, tra cui Reporters sans frontières, Sherpa e Info-Birmania hanno inviato una lettera alla direzione del gruppo per esprimere “viva preoccupazione” riguardo le attività della filiale che apporterebbe “il suo sostegno e le sue competenze tecniche al regime birmano” per consentire lo sviluppo di una rete il cui obiettivo “è di centralizzare l’integrità delle comunicazioni elettroniche”, per poterle sorvegliare e censurare.

 

Nella nota diramata per smentire queste accuse, Alcatel-Lucent ha confermato che “…nel quadro di un contratto siglato nel 2006 con l’operatore l’opérateur Myanmar Posts & Télécommunications e finanziato dal governo cinese, Alcatel-Lucent, attraverso la filiale cinese Alcatel-Lucent Shanghai Bell, ha partecipato alla costruzione di un’infrastruttura di rete in Myanmar”. Il progetto – ha spiegato ancora la società – “ha come obiettivo di sviluppare l’infrastruttura di un paese che conta 385 mila abbonati alla rete fissa e 400 mila alla rete mobile, su una popolazione totale di 56 milioni di abitanti”.

 

La realizzazione della rete rientra nell’ambito della costruzione di una rete avanzata per la Greater Mekong Sub-region (GMS) che riunisce Cina, Laos, Cambogia, Tailandia e Myanmar, il progetto è stato finanziato dalla Asian Development Bank (ADB), per “stimolare lo sviluppo economico e sociale della regione attraverso il rafforzamento dei legami commerciali e delle comunicazioni tra i sei paesi”.

 

“Alcatel-Lucent – continua la nota – comprende e condivide le preoccupazioni relative alla situazione in Myanmar. Siamo tuttavia convinti che il miglioramento delle infrastrutture di comunicazione possa anche favorire lo sviluppo economico e culturale di un paese e contribuire alla sua evoluzione verso la democrazia”.

“Crediamo ugualmente – conclude il gruppo – che l’accesso ai mezzi di comunicazione, all’interno come verso l’esterno di un paese, costituisca in sé un diritto delle persone”.

 

Le associazioni firmatarie della lettera indirizzata al Ceo Ben Verwaayen, pur dicendosi d’accordo sul fatto che l’installazione di una rete internet rappresenti un avanzamento in termini di apertura verso il mondo esterno, temono che la centralizzazione delle comunicazioni “…non abbia altri interessi se non di controllo, filtraggio e censura”, come confermerebbero le dichiarazioni relative al ruolo della filiale di Alcatel-Lucent rese “dei militari birmani sui loro organi di stampa ufficiali”.

Benvenuta, insomma, la “modernizzazione”, purché essa non sia un grimaldello per aggravare la repressione e il controllo su internet.

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