Europa
L’uso dei sistemi e delle reti informatiche rappresenta un indubbio passo avanti per la società, ma contribuisce a renderla estremamente vulnerabile: basti pensare a fenomeni quali la pedofilia e la pornografia – che hanno trovato sul web un nuovo terreno di crescita – ai gruppi terroristici che si finanziano o cercano adepti attraverso la rete, alla criminalità organizzata, che ha saputo adattarsi all’era digitale trasferendo su internet i traffici illeciti di armi, droga, esseri umani e denaro sporco.
A ciò vanno aggiunti altri tipi di traffici illeciti, che riguardano soprattutto le informazioni sensibili di utenti (numeri di carta di credito e conto corrente, dati personali e qualsiasi cosa sia rivendibile per fini pubblicitari) e aziende: un bene sempre più prezioso e ricercato, che alimenta un mercato di cui si stenta a stabilire la portata.
Le attività criminose, dunque, crescono floride, favorite non solo dall’anonimato offerto dalla rete, ma soprattutto della mancanza di regole unitarie a livello globale, deficit che rende il mondo digitale un patchwork nel quale è molto facile mimetizzarsi.
Di questi temi si è discusso oggi alla Conferenza del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, che ha riunito a Strasburgo provenienti da tutto il mondo, rappresentanti dei governi, delle forze di polizia e dell’industria di Internet (fra i quali figurano Microsoft, Google, PayPal e McAfee).
L’obiettivo della conferenza è quello di rafforzare la cooperazione tra il settore pubblico e quello privato nella lotta contro i reati commessi tramite Internet.
A questo proposti è intervenuto anche il garante privacy italiano, Francesco Pizzetti, che ha ribadito la necessità di un maggior coordinamento a livello mondiale, “…una sorta di Wto per la protezione dei dati sulla rete”, sottolineando l’importanza della ratifica globale della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, entrata in vigore nel luglio 2004, e attualmente l’unico trattato internazionale vincolante esistente a tale proposito.
Il trattato stabilisce le linee guida per tutti gli Stati che vogliano sviluppare una legislazione nazionale completa contro la criminalità informatica.
Secondo Pizzetti, l’Europa “…è molto forte sia rispetto alla protezione della privacy che sul fronte della sicurezza e il Trattato di Lisbona rafforzerà ulteriormente la collaborazione in questi due ambiti”.
All’apertura della Conferenza sulla cooperazione contro la criminalità informatica, il 23 marzo a Strasburgo, il Vicesegretario generale Maud de Boer-Buquicchio ha affermato che “…la criminalità informatica rappresenta una minaccia per i nostri diritti”, sottolineando quindi che “…lottare contro il cibercrimine è come sparare continuamente su un bersaglio in rapido movimento”.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica è stata ratificata ad oggi da 27 paesi (tra cui gli Stati Uniti) e oltre 100 paesi del mondo si ispirano alla Convenzione come una linea guida o una “legge modello”.
Anche gli oltre 300 esperti provenienti da più di 60 paesi presenti alla Conferenza hanno esortato i governi ad aderire al testo del Consiglio d’Europa che, dicono, si sta rivelando un ottimo strumento, nonostante un nuovo fronte politico che vorrebbe l’elaborazione di un nuovo testo.