Unione Europea
Nelle scorse settimane, Renè Obermann, Ceo dell’operatore tedesco Deutsche Telekom, aveva lanciato una proposta da molti considerata una provocazione: far sì che entro il 2015 il 15% dei posti dirigenziali della compagnia sia assegnato a donne.
Non si tratta, aveva spiegato Obermann, della “applicazione di un egualitarismo male interpretato”, quanto di “…una questione di equità sociale e un’assoluta necessità per il nostro successo”.
“Con più donne alla guida, saremo semplicemente migliori”, aveva aggiunto.
La Commissione europea ha preso molto sul serio questo proposito e ha presentato una relazione dal titolo “More women in senior positions – key to economic stability and growth”, che sarà seguita dall’elaborazione di una nuova strategia per l’uguaglianza di genere che sarà adottata nei mesi a venire.
La relazione, ha spiegato la Commissione in una nota, mostra che le donne continuano ad essere pesantemente sottorappresentate nel processo decisionale economico. Nel mondo delle imprese, i membri dei consigli di amministrazione delle maggiori società europee quotate in borsa sono uomini in circa l’89% dei casi – solo un membro su 10, in pratica, è donna.
La disparità si accentua ai più alti gradi dirigenziali dove solo nel 3% dei casi le donne guidano una grande impresa quotata in borsa. La Norvegia si distingue come unico paese con una situazione prossima all’uguaglianza di genere: i consigli di amministrazione sono composti per il 42% da donne e per il 58% da uomini, frutto di una ripartizione stabilita per legge.
Tutto ciò nonostante diversi studi abbiano dimostrato come una maggiore presenza femminile in posizioni chiave renda le aziende in media 10% più proficue di quelle dominate da uomini.
E la politica non dà certo l’esempio: la percentuale di donne elette ai parlamenti nazionali in Europa è cresciuta nell’insieme dal 16% nel 1997 al 24% nel 2009, quindi ancora ben al di sotto della massa critica del 30% ritenuta necessaria perché le donne possano esercitare un’influenza significativa in politica. Al Parlamento europeo – che peraltro è l’assemblea caratterizzata dal maggior grado di parità uomo-donna – la presenza femminile si ferma al 35% dei deputati.
Eppure, per la maggioranza degli europei (55%), la questione dell’equa rappresentanza uomo-donna nei parlamenti dovrebbe essere affrontata “urgentemente”, soprattutto in questo momento di forte crisi economica e sociale.
Lo scorso 5 marzo, la Commissione ha presentato la “Carta delle donne” per ribadire il proprio impegno verso una maggiore parità di genere in tutte le politiche Ue.
“Se l’Europa intende seriamente uscire dalla crisi e diventare un’economia competitiva grazie a una crescita intelligente e inclusiva, dovrà sfruttare meglio il talento e le capacità delle donne”, ha affermato quindi il commissario per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza Viviane Reding , lanciando un appello a imprese e governi affinché “…si impegnino a fondo per far sì che la parità di genere ai posti di comando diventi una realtà concreta”.
Per ulteriori informazioni
Leggi la relazione More women in senior positions – key to economic stability and growth