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Telecom Italia avrebbe messo sul piatto 300 milioni euro e spingerebbe per un concordato fiscale per evitare il commissariamento della divisione Sparkle. Il gruppo telefonico guidato da Franco Bernabè sarebbe in trattativa con l’Agenzia delle Entrate per definire la pendenza fiscale entro il 7 aprile, giorno dell’udienza nella quale il gip di Roma Aldo Morgigni deciderà su Telecom Italia Sparkle e Fastweb indagate per associazione a delinquere, riciclaggio e frode fiscale per 365 milioni euro su un giro d’affari di 2 miliardi di euro.
La cifra di 300 milioni come base della trattativa, si legge in MF, emerge dal sequestro cautelativo di 297,89 milioni operato nelle scorse settimane, ai sensi della legge 231. La cifra, è scritto nell’ordinanza, corrisponde al credito Iva “illecitamente maturato per gli anni d’imposta oggetto delle illecite attività contestate”, cioè 50,15 milioni relativi al 2005, 194,1 milioni per il 2006 e 53,6 milioni per il 2007. Il profitto lordo sull’attività contestata è di 72,5 milioni. La situazione, spiegano fonti vicine al gruppo, è ancora fluida e non c’è nulla di definito.
Per integrare la proposta alternativa al commissariamento della società, che è stata depositata nelle scorse settimane, i legali di Fastweb hanno posto all’attenzione degli inquirenti alcuni elementi: i risultati dell’audit della società PriceWaterHouse, con la revisione delle procedure di responsabilità legale all’interno dell’azienda, secondo lo schema previsto dalla legge 231, e un accantonamento, per il risarcimento del credito iva, superiore alla quota del danno all’erario, così come è stato quantificato dalla Procura di Roma.
L’ufficio dell’accusa, comunque, potrebbe accogliere le indicazioni che vengono da Fastweb, che di sua spontanea volontà ha fatto come prima proposta il commissariamento del settore wholesale per una durata di 9 mesi.
La quota per risarcire – secondo quanto si è appreso – sarebbe stata calcolata aumentando di una percentuale il dato di 38 milioni di euro che è stato individuato nell’ordinanza di custodia. I magistrati a breve trarranno le loro conclusioni.
Intanto nuovo interrogatorio in carcere per Nicola Di Girolamo, l’ex senatore del Pdl arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio internazionale, che ha coinvolto le due aziende tlc. Per oltre tre ore, Di Girolamo ha spiegato ai magistrati della Procura di Roma il meccanismo del riciclaggio che legava le società con la regia dell’esperto informatico Carlo Focarelli e dell’imprenditore Gennaro Mokbel. Già nel primo interrogatorio, Di Girolamo aveva ammesso di essere a conoscenza della illiceità delle operazioni di telefonia, chiamando in causa, a suo dire, alcuni dei rappresentanti di vertice delle aziende telefoniche. Non è escluso che a breve l’ex senatore possa essere di nuovo ascoltato dai pm che vogliono chiarire le modalità illecite legate alla sua elezione.