Stati Uniti
È stato presentato ieri al Congresso Usa il piano nazionale per la banda larga, elaborato dalla Federal Communications Commission con l’obiettivo di creare un’America ‘high-performance’, più creativa ed efficiente, in cui la banda larga sia disponibile ovunque e ognuno abbia i mezzi e le capacità per utilizzarla.
Un’utopia? Forse: il piano ha raccolto diverse critiche anche da chi ne condivide gli obiettivi, ma le 376 pagine hanno comunque il merito di rappresentare quello che fino a oggi è di gran lunga lo sforzo più aggressivo per incoraggiare l’adozione diffusa della banda larga.
Il piano, nel dettaglio, consta di sei obiettivi, da realizzare entro il 2020, data entro cui:
1: Almeno 100 milioni di famiglie americane dovrebbero avere accesso a internet alle attuali velocità di 100 Mbps in download e 50 Mbps in upload.
2: Gli Stati Uniti dovrebbero diventare leader nell’innovazione mobile, con la più estesa e veloce rete wireless a livello mondiale.
3: Ogni americano dovrebbe avere possibilità di accedere a servizi broadband robusti, oltre ai mezzi e alla capacità di utilizzarli.
4: Ogni comunità dovrebbe avere accesso a servizi broadband ad almeno 1 Gbps.
5: Per garantire la sicurezza dei cittadini, tutti gli operatori dei servizi di soccorso dovrebbero avere accesso a una rete wireless di pubblica sicurezza.
6: Per assicurare che l’America guidi il mondo nella green economy, ogni cittadino dovrebbe poter usare la banda larga per misurare in tempo reale i propri consumi.
“Il National Broadband Plan rappresenta la tabella di marcia per stimolare la crescita economica e gli investimenti, creare occupazione, educare i nostri bambini, proteggere i cittadini e impegnarsi nella democrazia”, ha affermato il presidente della FCC, Julius Genachowski in una nota ufficiale.
“Si tratta – ha aggiunto – di un piano d’azione e l’azione è necessaria per soddisfare le sfide della competitività globale e sfruttare la potenza della banda larga per affrontare così tante questioni vitali”.
Secondo Genachowsky, il paese in cui “Internet è nato, non può stare a guardare passivamente mentre le altre nazioni guidano il mondo nel suo utilizzo”.
L’America, ha detto ancora, “…dovrebbe essere il maggiore esportatore di tecnologie broadband – beni e servizi in grado di produrre una crescita economica duratura e nuovi posti di lavoro – e gli americani dovrebbero essere leader nell’uso di queste tecnologie che aiutano le aziende ad essere più produttive, i governi a migliorare la loro efficienza e apertura e che forniscono ai cittadini nuovi strumenti per comunicare, lavorare e divertirsi”.
Le prime critiche al piano sono arrivate dagli operatori tlc, che – pur condividendone gli intenti – sostengono che una nuova regolamentazione potrebbe ostacolare più che agevolare l’estensione dell’accesso a internet.
Secondo gli analisti, il piano è troppo ambizioso e non abbastanza dettagliato, mentre le associazioni dei consumatori dubitano che il piano da solo potrà portare a una maggiore estensione ed economicità dei servizi a banda larga.
“Va elogiata la notevole ampiezza del documento” ha affermato l’analista di Sanford C. Bernstein & Company, Craig Moffett, sottolineando però che proprio questa eccessiva estensione del piano potrebbe essere uno svantaggio.
“Il piano – ha spiegato l’analista – istituisce centinaia di diverse battaglie, dai finanziamenti allo spettro fino al design dei decoder e ciascuno di questi obiettivi rappresenta un programma ambizioso di per sé”.
L’amministrazione Obama ha messo sul piatto 18 miliardi di dollari per portare la banda larga a tutti gli americani, mentre la FCC ha stimato che una crescita del 10% nella disponibilità di banda larga porterebbe a un rialzo del Pil da 1.2 a 1.5 punti.