Italia
In un contesto globale decisamente difficile, si è aggravato nel 2009, il ritardo dell’Italia nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
La contrazione, nel settore IT (il quarto maggiore settore industriale del paese, con 400.000 addetti e 97.000 imprese) è stata pari all’8,1%, nettamente superiore alla media mondiale (- 5,4%) e tra i paesi avanzati, l’Italia è quello che lo scorso anno ha registrato il maggiore aumento del divario tra PIL (-5%) e investimenti IT (-8,1%). In sofferenza, anche il settore delle TLC che ha segnato un calo complessivo del 2,3% a causa, principalmente, del trend negativo del segmento mobile, traino dell’intero mercato negli ultimi 15 anni, ma ormai giunto alla saturazione, con una penetrazione superiore al 150%: il segmento consumer, le linee mobili attive, le Sim, registrano un decremento di -1,5%.
In termini complessivi, il mercato nazionale ICT è calato del 4,2%, scendendo a un valore di 61.771 milioni di euro (nel 2008 era stato di 64.463 milioni di euro), a fronte del -1,5% registrato a livello mondiale.
Il presidente Assinform Paolo Angelucci, nel presentare questa mattina a Milano i dati del Rapporto Assinform 2010, ha parlato di “…un paese ripiegato su se stesso che, salvo eccezioni, sembra aver perso coraggio, che ha paura di investire e rischiare”.
Le spese in Information Technology sono diminuite di 1.657 miliardi di euro: un segnale allarmante, secondo Angelucci, “…di arretramento del Paese verso assetti strutturali di basso profilo competitivo, che rischiano di condannarci alla stagnazione”.
L’approccio, sia delle istituzioni pubbliche che delle imprese, è “di respiro troppo corto e non riesce a superare l’orizzonte contingente dell’emergenza”, ha affermato ancora il presidente Assinform, sottolineando che “l’innovazione, strumento indispensabile per lo sviluppo, sembra sparita dal vocabolario della politica economica e delle misure anticrisi”.
E le cose, con queste premesse, non miglioreranno certo nel 2010, per il quale si attende un ulteriore calo del 3,1%, che allargherà la forbice col PIL (1%).
Il settore IT, che nella produzione di software concentra la maggior parte dell’occupazione qualificata, avverte Assinform, rischia di lasciare a casa altre 8 mila persone, dopo la perdita di 16 mila posti nel 2009.
“L’Italia non ha scelta – ha concluso Angelucci – deve riprendere a investire in Information Technology. Per questo occorre un’azione che sia un segnale chiaro di inversione di tendenza, anticipatore di una politica strategica per l’innovazione e lo sviluppo”.