France Telecom. Tutt’altro che finita la crisi sociale. Pronti i risultati del questionario sullo stress, ‘Totale la sfiducia nel management’

di Alessandra Talarico |

Francia


Sciopero a France Telecom

La crisi sociale che ha investito France Telecom è “tutt’altro che terminata”: per ristabilire un clima sereno per i dipendenti della compagnia telefonica, dopo i 32 suicidi negli ultimi due anni, bisogna “…riformare profondamente la gestione delle risorse umane e rivedere il sistema di management”.

 

È quanto emerge dall’analisi effettuata dalla società Technologia per conto di France Telecom, sulla base delle risposte alle 160 domande contenute nel “questionario sullo stress”, inviato ai dipendenti lo scorso 19 ottobre come parte delle azioni intraprese dalla società per tentare di comprendere il legame tra la gestione del personale avviata nell’ambito della ristrutturazione del gruppo – che ha lasciato a casa circa 22 mila persone e costretto molti dipendenti a una mobilità coatta ogni tre anni – e l’ondata di suicidi che ha sconvolto la Francia negli ultimi due anni.

La partecipazione è stata sorprendente: alle domande – relative ad esempio al carico di lavoro, al sostegno da parte dei colleghi e dei dirigenti, al riconoscimento del proprio lavoro, alla mobilità, alle relazioni coi quadri o ancora alla situazione psicologica legata al lavoro – hanno risposto 76mila dipendenti su 102 mila. 3 dipendenti su 4, insomma, hanno ritenuto di far conoscere, in maniera anonima, all’azienda le proprie opinioni e la propria situazione lavorativa.

 

Sulla base delle risposte pervenute, il rapporto – anticipato da Les Echos – ha stilato 107 raccomandazioni precise destinate alla direzione di France Telecom, perché, sottolinea Technologia, “la crisi sociale non è affatto superata”. Secondo le informazioni in mano alla società di analisi, altri nove dipendenti dell’operatore si sarebbero tolti la vita nei primi due mesi di quest’anno. 

 

“I dipendenti – sottolinea la società d’analisi – attendono ora dei segni, dei simboli e delle azioni forti” ma, l’ostacolo principale è la “totale mancanza di fiducia nella gestione delle risorse umane e nella medicina del lavoro”.

Dal momento che soltanto il 39% dei dipendenti ha dichiarato di essere fiero di lavorare per l’ex monopolista statale, bisognerebbe agire – sottolinea ancora Technologia – da un lato “per rafforzare il sentimento di appartenenza” e dall’altro  per riformare profondamente “la funzione risorse umane e il sistema di management, in modo da renderlo più semplice ed efficiente, e in grado di dare un minimo di autonomia agli attori dell’azienda”.

 

Technologia suggerisce quindi la creazione di un polo di competenza nazionale (ma con declinazioni locali) per prevenire i rischi psicosociali, che faccia riferimento direttamente alla direzione.

 

Sul piano organizzativo, la società sottolinea la “complessità e opacità dell’organizzazione” e “le numerose riorganizzazioni senza ragion d’essere per i dipendenti”. Le parole utilizzate nelle risposte al questionario, sono eloquenti: “Gli orientamenti cambiano sempre…così aspettiamo prima di fare le cose. Altrimenti sembra di lavorare per niente”, dichiara un dipendente, mentre un altro sottolinea come “si passi il tempo più a riempire fogli Excel che a fare qualsiasi altra cosa”.

Dito puntato anche contro gli ‘obiettivi’, considerati “troppo numerosi, troppo elevati e sconnessi dalla realtà del lavoro svolto”, mentre le risorse umane sono completamente da riformare: stigmatizzata, in particolare, “l’assenza di apertura della direzione al dialogo, allo spirito critico, alla riflessione collettiva”.

 

Technologia definisce inoltre “opaco” il sistema di promozione e “poco chiare” le regole della mobilità interna. France Telecom dovrebbe quindi “chiarire le condizioni di accesso e di esercizio di ogni mansione e portarle a conoscenza dei collaboratori”.

 

La società di analisi suggerisce infine di “limitare la mobilità dei manager per rafforzare il collettivo”, contrariamente a quanto accaduto negli ultimi tre anni, durante i quali i quadri sono stati costretti a trasferimenti forzati e ad accettare mansioni a volte degradanti rispetto al precedente ruolo ricoperto in azienda.

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