Unione Europea
La Commissione europea ha dato il via libera alla fusione tra Orange e T-Mobile, i due operatori mobili britannici controllati rispettivamente da France Telecom e Deutsche Telekom.
La decisione è tuttavia subordinata all’attuazione degli impegni presi dalle due società in merito alla modifica dell’esistente accordo di condivisione della rete tra T-Mobile e Hutchison 3G UK (3UK) “…per fare in modo che rimanga un numero sufficiente di competitor sul mercato”, ha spiegato la Ue – e alla cessione di un quarto dello spettro radio delle due società combinate nella frequenza dei 1800 Mhz, utilizzata per offrire servizi a banda larga mobile.
La scorsa settimana, le due capogruppo degli operatori coinvolti nella fusione, avevano offerto alla Commissione questi ‘remedies’ per accelerare la fusione e fugare le preoccupazioni dell’OFT – Office of Fair Trading, l’organismo di tutela contro le pratiche commerciali abusive – secondo cui l’operazione rischiava di ostacolare seriamente la concorrenza nel settore della telefonia mobile del Regno Unito. Alla luce di questi impegni, anche OFT ha deciso a ritirare la richiesta di sottomettere il dossier all’esame delle autorità antitrust britanniche. Eventualità che avrebbe potuto far slittare l’approvazione dell’operazione al 2011.
“Sono felice della rapida soluzione dei problemi di concorrenza inerenti questo caso, in stretta collaborazione con gli Stati membri coinvolti”, ha dichiarato Joaquín Almunia, commissario europeo alla concorrenza.
Il mercato britannico è uno dei più concorrenziali d’Europa: i margini operativi lordi si attestano a circa il 25% contro quasi il 40% in Francia. Il consolidamento e il ritorno a 4 operatori (come in Italia, Spagna e Germania) potrebbero contribuire a ridurre la pressione competitiva.
La fusione darà vita a una joint-venture con quasi 30 milioni di clienti e una market share del 37%, che andrà a contrastare la leadership di O2 (divisione della spagnola Telefonica) che controlla una quota di mercato del 27,7% e Vodafone che ha una quota del 24,7%.
Dalla fusione e dall’integrazione delle attività di T-Mobile e Orange, i due giganti europei contano di ottenere sinergie per circa 4 miliardi di euro.
Le indagini condotte dall’esecutivo miravano ad analizzare le ripercussioni che la fusione avrebbe potuto avere sull’accordo di condivisione della rete in corso tra T-Mobile e 3UK, il più piccolo operatore sul mercato mobile britannico, e a stabilire se la porzione di spettro controllata dalla nuova società fosse troppo grande rispetto a quella dei concorrenti.
Dalle indagini preliminari era emerso che l’operazione, come inizialmente notificata, poteva mettere in pericolo l’accordo di network sharing tra T-Mobile e 3UK e quindi portare alla sparizione di un altro concorrente sul mercato, essendo la rete di accesso una delle componenti principali di un’infrastruttura di rete. In base alla quantità di spettro detenuta ai due gruppi, inoltre, la nuova entità nata dalla fusione sarebbe stata l’unica a poter offrire servizi a banda larga mobile su LTE.
Secondo l’indagine della Commissione, anche grazie all’impegno di cedere 15 Mhz di spettro, l’operazione non pone problemi diretti in rapporto alla concorrenza sui mercati interessati e in materia di concorrenza.