Italia
Protesta delle imprese radiotelevisive locali, rappresentate da Aeranti-Corallo. Al centro della contestazione l’approvazione alla Camera dell’emendamento al Decreto Milleproroghe in base al quale, a decorrere dall’anno 2009, non potranno più usufruire delle provvidenze editoria, che “hanno contribuito negli anni alla realizzazione di redazioni” capaci di fornire informazione sul territorio.
Il segretario nazionale della Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana), Franco Siddi, non capisce e non può accettare il fatto che per far fronte al giusto ripristino di contributi derivanti da obblighi di legge, “si debbano ora far soffrire settori deboli ma significativi, schiacciati come veri e propri vasi di coccio”.
Il sindacato dei giornalisti “non può accettare la linea discriminatoria dell’intervento pubblico e continuerà la sua mobilitazione perché vengano recuperati in altri provvedimenti i fondi oggi negati a radio, tv e stampa all’estero”
Il provvedimento è passato ora all’esame del Senato dove, considerati i tempi tecnici per la conversione del decreto legge, è presumibile che avvenga l’approvazione definitiva, senza ulteriori modifiche.
Le citate provvidenze consistevano: nella riduzione tariffaria del 50% dei costi delle utenze telefoniche; nel rimborso del 40% dei costi delle utenze elettriche e dei costi dei collegamenti satellitari; nel rimborso del 60% dei costi dei canoni di abbonamento delle agenzie di informazione radiotelevisiva.
Marco Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo, ha sottolineato che la soppressione delle provvidenze editoria mette a rischio le attività di informazione delle piccole emittenti “con la conseguente perdita di molti posti di lavoro dei giornalisti impiegati.”
Tale perdita di posti di lavoro si estenderà inevitabilmente anche alle agenzie di informazione radiotelevisiva.
Aeranti-Corallo spera, quindi, che il provvedimento adottato senza un adeguato confronto con le imprese del settore, “possa essere ripensato, al fine di recuperare una forma di sostegno che non rappresenta, peraltro, un onere rilevante per lo Stato, mentre per le imprese radiotelevisive locali costituisce una misura di garanzia del pluralismo informativo e dell’occupazione nel comparto”.
Sulla stessa linea i sindacati di settore – SLC/CGIL, FISTEL/CISL, UILCOM/UIL – del parere che il provvedimento vada a colpire “i soggetti più deboli del settore, solo per ricavare pochi milioni di euro”.
“Siamo fortemente preoccupati – si legge in una nota – per le gravi ripercussioni dal punto di vista occupazionale, in un settore già pesantemente messo in difficoltà dalla crisi del mercato pubblicitario e dalla contemporanea fase di transizione al digitale terrestre.”
I sindacati hanno quindi chiesto un incontro in tempi brevi col governo, che preveda il coinvolgimento di tutte le parti interessate.
Intanto l’Associazione Tv Locali della Frt (Federazione radio televisioni) sta predisponendo uno spot di denuncia da trasmettere su tutte le emittenti locali associate.
Approva inoltre in pieno la scelta spontanea di molte tv locali che hanno annunciato di non voler trasmettere propaganda elettorale dei partiti di governo.
Per l’associazione, “l’emendamento rischia seriamente di causare il definitivo tracollo dell’intero settore dell’emittenza televisiva locale, già pesantemente messo a dura prova. Il provvedimento, di fatto, sacrifica le imprese che producono fatturato ed occupazione a favore di radio e giornali di partito che possono in tal modo mantenere i privilegi della ‘casta’”.