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Il portavoce del ministero cinese della Difesa ha riaperto la polemica tra Pechino e Washington riguardo gli attacchi hacker a Google: “…il legame tra i cyber attacchi e il governo o l’esercito cinese è assolutamente privo di fondamento e fortemente irresponsabile”, ha affermato Huang Xueping, che ha quindi invitato gli Usa a “parlare e agire con prudenza per evitare nuove crepe nelle relazioni tra i due Paesi e tra i due eserciti”.
Il governo cinese ha già più volte rispedito al mittente le accuse che lo vorrebbero responsabile degli attacchi hacker che hanno coinvolto diverse società hi-tech americane – tra cui, appunto, Google e Intel – dopo che, all’indomani della loro scoperta, a gennaio, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha incolpato senza mezzi termini la Cina, che insieme a una “manciata di Stati canaglia” cerca di “…ostacolare la libertà e la crescita del suo popolo impedendo l’accesso alle risorse online”.
La Clinton ha chiesto a Pechino di condurre un’inchiesta approfondita su quanto accaduto.
Il governo di Pechino, che inizialmente si era mantenuto su una posizione neutrale, ha prima accusato gli Usa di aver appoggiato la posizione di Google soltanto per ‘ritorsione’ alla decisione della Cina di non rivalutare la sua moneta per ridurre l’enorme deficit commerciale degli Usa, e ha quindi negato ogni coinvolgimento nei cyber attacchi contro la società americana i suoi partner commerciali.
“Le accuse secondo le quali il governo cinese avrebbe partecipato a cyber attacchi, sia in modo esplicito che implicito, sono prive di fondamento e puntano a denigrare la Cina”, ha affermato un portavoce del ministero cinese dell’Industria e della Tecnologia informatica.
Nei giorni scorsi, tuttavia, la stampa ha dato notizia che ci sarebbero le prove del coinvolgimento, nelle incursioni informatiche, di due atenei cinesi, l’Università di Shanghai Jiaotong e la Lanxiang Vocational School : la prima una delle facoltà di maggiore prestigio in ambito informatico e la seconda una scuola professionale legata alle forze armate.
Sempre secondo la stampa, il codice utilizzato dagli hacker sarebbe stato scritto da un consulente freelance che non sarebbe un dipendente a tempo pieno del governo e non avrebbe lanciato personalmente l’attacco: il codice sarebbe arrivato nelle mani di altre persone probabilmente legate al governo, dal momento che le autorità cinesi pare abbiano accesso ‘privilegiato’ (leggi arbitrario) al lavoro dei ricercatori e dei programmatori.
Il portavoce della Difesa cinese ha quindi confermato che l’Esercito di Liberazione Popolare non intende tornare sulla decisione di sospendere i progetti militari ‘bilaterali’ con Washington, dopo la decisione del governo americano di autorizzare la vendita di armi sofisticate per 6,4 miliardi di dollari a Taiwan.