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Tim Participacoes, la controllata brasiliana di Telecom Italia, ha chiuso il quarto trimestre 2009 con un utile netto di 330 milioni di reais (133 milioni di euro, rispetto ai 61 milioni del terzo trimestre). Un risultato in calo del 14% rispetto allo stesso periodo del 2008, ma superiore alle attese del mercato. In calo invece i ricavi lordi (-4% circa su base annua) “…come conseguenza – ha spiegato la società – della strategia di sovvenzione al portatile con la ‘TIM Chip Avulso’. I ricavi dell’intero 2009 sono stati pari a 13,14 miliardi, mentre il margine operativo lordo ha raggiunto i 959 milioni di reais, un “record storico”, ha riferito la società.
La società, partecipata al 68,5% di Tim Brasil, controllata al 100% da Telecom Italia, ha archiviato il 2009 con un utile netto di 232 milioni di reais, in miglioramento del 29% rispetto ai 180 milioni realizzati nel 2008.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente Luca Luciani, che ha sottolineato come il gruppo sia riuscito a scavalcare Claro e a diventare il secondo per quota di mercato in Brasile e il primo operatore per Arpu: i ricavi medi per cliente si sono attestati a 27 reais, un livello superiore a quello registrato dal top player Vivo (partecipata da Telefonica).
Il gruppo telefonico italiano punta molto sul Brasile: il mercato rappresenta un importante ‘cash-generator’ e il gruppo intende consolidare la propria presenza nel Paese facendo leva sulle potenzialità del mobile quale fattore abilitante dello sviluppo della banda larga e sfruttando le opportunità della migrazione fisso-mobile.
Nel 2011, la quota di mercato di Tim Brasil dovrebbe attestarsi attorno al 25%, con 2,5 milioni di clienti mobile broadband.
C’è attesa, intanto, per i risultati di Telecom Italia, che verranno approvati nel cda di domani: secondo le previsioni di 11 analisti, l’utile netto della società (dopo le minorities) si attesterà a 367 milioni di euro per il quarto trimestre dello scorso anno, mentre l’utile netto dell’intero esercizio dovrebbe essere sceso a 1,537 miliardi di euro, dai 2,187 miliardi del 2008.
Sempre secondo gli analisti, il target sul debito, pari a 2,3 volte l’Ebitda, che doveva essere raggiunto nel 2011, sarebbe rimandato al 2012.
In attesa del cda di domani, intanto, Le segreterie nazionali dei sindacati di categoria SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL hanno prodotto un documento unitario in cui sottolineano la necessità del “rilancio industriale dell’azienda”, senza scaricare esclusivamente sui lavoratori il peso del contenimento dei costi.
“Occorre affrontare il tema del debito e di una ricapitalizzazione dell’azienda. L’unica strada – si legge in una nota congiunta delle organizzazioni sindacali – facilitata anche da una credibile proposta di remunerazione delle nuove reti, passa attraverso una ricapitalizzazione da parte degli attuali soci o attraverso la ricerca sul mercato (possibile, vista la liquidità e il valore degli assett) di risorse specificamente rivolte a mettere l’azienda nelle condizioni, per i prossimi anni, di raddoppiare gli investimenti sul mercato domestico ed internazionale”.
I sindacati chiedono inoltre, ancora una volta, l’istituzione di un tavolo tra Governo, sindacati e le principali imprese del settore “…per mettere tra le priorità dell’agenda politica del Paese lo sviluppo delle nuove infrastrutture di TLC, alimentando così una domanda ed un’offerta di servizi innovativi, volano per una crescita di qualità dell’intero sistema”.