Europa
Sono 2,5 milioni i posti di lavoro che nell’ultimo anno si sono persi nel mondo a causa di pirateria e contraffazione. I Paesi del G20 hanno perso cifre vicine ai 100 miliardi di euro annui.
Il download illegale di film e musica ha superato, in ricavi mancati per gli autori, il giro d’affari di cd e dvd contraffatti, e in Italia – secondo l’associazione dei fonografici – fa danni ogni anno pari a 300 milioni di euro.
Dati che evidenziano la drammaticità in cui versa il mercato discografico e cinematografico da troppi anni ormai e la necessità di prendere in breve tempo provvedimenti normativi e sociali che possano frenare il downloading illegale.
Il forum sulla pirateria organizzato al Parlamento europeo dalla federazione europea degli autori, presieduto dall’eurodeputato Raffaele Baldassarre (Ppe) e con la partecipazione dell’eurodeputata Iva Zanicchi, è stato un momento di importante confronto su un argomento caldo.
Dopo la Francia che ha recentemente adottato
Un cammino irto di ostacoli che vede contrapporsi le posizioni delle etichette discografiche o delle major del cinema, con quelle dei service provider e dei consumatori.
Spagna e Gran Bretagna hanno già avviato i loro iter legislativi, prevedendo norme più severe nei confronti di chi non rispetta il diritto d’autore.
E’ tempo quindi di trovare una soluzione che però parta dalla considerazione che le piattaforme legali possono dare una grossa mano alla distribuzione, soprattutto prevedendo la possibilità di pagare per ogni singola traccia scaricata. Visto che spesso la ragione che spinge i giovani, che sono i più importanti consumatori di musica, a piratare è l’alto prezzo dei Cd.
“La colpa non è delle tecnologie – hanno infatti sottolineato gli esperti presenti al forum – perché peer-to-peer e software di file-sharing possono essere usati per ottenere contenuti legali e sono la base di applicazioni come
L’ultima notizia sul fronte pirateria è quella che riguarda il braccio di ferro tra gli esercenti e la Disney che, per arginare i danni delle copie illegali, ha deciso di ridurre il tempo di permanenza nelle sale dell’atteso film Alice in the Worldland per far uscire prima il Dvd.
Il potente circuito Odeon, 200 multisale in tutta Europa, oltre 1800 schermi – in Italia 24 multiplex per 257 schermi e una quota di mercato del 12% circa – ha annunciato il boicottaggio. Una decisione che coinvolgerà anche le sale italiane.
La questione non è di poco conto: Disney ha deciso di far uscire in home video, in edizione Blu-ray e Dvd il film non 17 settimane dopo il debutto nella sala cinematografica, come d’abitudine, ma 12 settimane dopo, accorciando la cosiddetta window. Una decisione che ha visto la decisa opposizione di circuiti di sale molto rilevanti. Per Disney, come sottolineato dal Ceo Bob Iger, dopo 8 settimane di permanenza in sala un film ha perso d’interesse e 9 settimane di attesa per l’uscita home video significa in sostanza lasciare campo libero alla pirateria non avendo il consumatore alcun altro modo di fruire legalmente del film. Motivi di antipirateria dunque ma anche, si precisa a Disney, di miglior sfruttamento della pellicola e di avvicinamento all’interesse del consumatore.
Contrario al ragionamento di Iger è il presidente degli esercenti italiani, Paolo Protti, secondo cui “l’accorciamento della window danneggia direttamente l’esercizio e non incide sulla pirateria. Chi scarica illegalmente oggi continuerebbe a farlo. Il pirata non vuole pagare, vuole avere gratis ogni cosa”, ha detto ancora. L’esercizio italiano intende così tenere duro, a costo di sabotare il film.