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Mentre la Federal Communications Commission studia un piano che potrebbe obbligare i fornitori di servizi internet a offrire entro il 2020 velocità minime di connessione agli utenti residenziali, i protagonisti delle tlc mondiali, riuniti a Barcellona, sono alle prese con i rapidi sovvertimenti degli equilibri del mercato, che vedono Google al centro del malcontento degli operatori europei e della ‘curiosità’ dei carrier Usa.
Sulla scia del piano Google di realizzare una rete internet superveloce per portare la fibra ottica a mezzo milione di utenti americani, la FCC – ha spiegato il presidente Julius Genachowski – mira garantire, entro il prossimo decennio, velocità di trasmissione dati di 100 Mbps per almeno 100 milioni di famiglie.
Genachowski ha quindi invitato le società hi-tech a seguire l’esempio di Google, per fare degli Usa il battistrada nelle sperimentazioni della banda larga di nuova generazione e per trasformare il paese nel maggiore mercato internet hi-speed mondiale.
Gli operatori, tuttavia, considerano questo progetto irrealizzabile: “…soltanto un sogno che non ci possiamo permettere”, lo ha definito il Ceo di Qwest Edward Mueller, spiegando di non credere che vi sia una domanda di connessioni ultra veloci tale da giustificare una simile proposta.
AT&T, il primo operatore americano e maggiore fornitore di banda larga del Paese, ha invitato la FCC a desistere dal lanciare “forme di regolamentazione estreme che potrebbero danneggiare, se non distruggere, gli investimenti necessari per realizzare questi obbiettivi”, mentre Verizon ha affermato che la sua rete Fios è già più veloce dei 100 Mbps proposti dal regolatore.
Attualmente, la velocità media delle connessioni americane è di 4 Mbps, ma secondo Genachowski, nonostante i forti investimenti privati, l’ecosistema broadband degli Usa non è “forte come dovrebbe”. Aumentare la velocità di connessione contribuirebbe quindi alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla crescita economica.
Gli Stati Uniti risultano al 19esimo posto nell’Ocse per la velocità della banda larga e come popolazione internet, gli Usa sono stati già superati dalla Cina. Per rimediare, il governo Obama ha predisposto un programma di stimolo da 7,2 miliardi di dollari che servirà innanzitutto a portare la banda larga nelle aree che ancora non ne risultano provviste.
Ben vengano, dunque, i buoni propositi privati, come quello di Google, il cui progetto di realizzare una rete FTTH, contrariamente alla velata ostilità ricevuta in Europa, è piaciuto agli operatori Usa, che si dicono pronti a collaborare con Google piuttosto che a fare la guerra alla società.
“Se Google ha inventato qualche tecnologia, – ha affermato ancora Edward Mueller – ci piacerebbe essere loro partner”.
Dopo gli attacchi giunti all’indirizzo della società di Mountain View da parte degli operatori europei, il Ceo Eric Schmidt ha tentato comunque di far valere le sue ragioni, in linea con la filosofia ‘don’t be evil’ del gruppo.
Schmidt ha sottolineato che l’industria mobile sbaglia a vedere in Google un nemico, poiché fornitori di servizi e reti dovrebbero camminare insieme non farsi la guerra, per contribuire alla crescita di un mercato che si trova ad affrontare importanti sfide.
“Noi abbiamo bisogno di loro per continuare a investire queste enormi somme di denaro con un grande rischio e loro hanno bisogno di noi per convincere gli utenti ad aggiornare le connessioni o a comprare un nuovo telefonino”, ha detto Schmidt.