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Mobile World Congress. Applicazioni mobili, croce e delizia. Bernabè, ‘Enorme fenomeno sociale’ ma serve equilibrio sui profitti

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Oltre 100 milioni di persone accedono a Facebook dal telefonino e per rendere più agevole l’esperienza anche a quegli utenti che non hanno una connessione a banda larga, la società pensa di lanciare una versione basic del social network chiamata Facebook Zero.

Anche se non è giunta ancora conferma ufficiale, il sito TechCrunch parla di una versione solo testo che escluderebbe le foto – troppo pesanti – e che dovrebbe essere presentata nelle prossime settimane per consentire agli utenti mobili di non perdere i contatti con i loro amici anche in mancanza di una connessione mobile veloce.

 

Secondo i dati della Gsma, la metà del tempo che gli utenti britannici passano su internet dal cellulare è consacrato a Facebook: nel solo mese di dicembre la durata delle connessioni mobili al sito ha superato i 2,2 miliardi di minuti.

“Vogliamo che sempre più persone accedano al sito a prescindere dal dispositivo che possiedono”, spiegava pochi giorni fa Chamath Palihapitiya di Facebook.

“Per questo – ha aggiunto – abbiamo continuato a migliorare l’esperienza di questi prodotti mobili”.

 

Le applicazioni per la telefonia mobile rappresentano il la croce e la delizia del mercato tlc: la loro crescita – imprevista per certi versi – continua esponenziale, ma mette a rischio le reti e provoca malumori tra gli operatori tlc.

 

Gli smartphone consumano 30 volte la banda larga di un cellulare tradizionale, rappresentano già circa il 25% del mercato e potrebbero raggiungere il 50% entro i prossimi due anni.

Un altro problema da tenere in considerazione è pertanto quello della capacità delle reti di gestire il traffico in vertiginoso aumento. Secondo il numero uno di RIM, Mike Lazaridis ha i produttori di smartphone devono iniziare a sviluppare apparecchi che usino meno banda larga o si rischia un collasso.

 

Ieri, dal palco del Mobile World Congress di Barcellona, anche l’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè, ha affermato che il mercato delle applicazioni per i cellulari è “destinato a esplodere” e rappresenta senza dubbio “…il fenomeno più importante del momento, il più rappresentativo di quanto sta accadendo nel mondo della telefonia mobile”.

 

Trainata dalla crescente diffusione degli smartphone, l’impennata dei programmini per portare sul cellulare tutto quanto di cui abbiamo bisogno – le informazioni sul tempo, sul traffico, le mappe e quant’altro – è anche, ha aggiunto Bernabè, “…un enorme fenomeno sociale”, oltre che un mercato in grado di stimolare “soprattutto l’imprenditoria a livello di microaziende, perché gli sviluppatori di applicazioni sono spesso piccolissimi imprenditori o singoli che lo fanno per passione”.

 

Al di là della passione, sono comunque i soldi e la necessità per i player della catena di trovare nuovi canali di reddito a frenare in un certo senso la crescita del settore: inaugurato da Apple con un modello che lascia agli sviluppatori il 70% dei profitti legati alla vendita delle applicazioni, il business degli application stores deve ancora “…trovare un equilibrio” nella ripartizione dei guadagni.

Secondo Bernabè, insomma, “…il problema degli operatori è come mantenere una qualità adeguata di fronte a questa enorme esplosione del traffico dati”.

Soprattutto perché “…è un traffico che per il momento non ha identificato le forme di ricavo per gli operatori, esplode autonomamente, senza generare ricavi per gli operatori, che hanno bisogno di bilanciare il fabbisogno di investimenti con la necessità di delle formule che li finanzino o consentano una ottimizzazione dell’uso dello spettro”.

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