Spagna
Prisa vorrebbe avere Telefonica come partner per sostenerla nel lancio della Tv ad alta definizione. Ad affermarlo è direttamente l’amministratore delegato del più grande gruppo media spagnolo.
“Al momento non c’è nessun accordo. ma per noi sarebbe una grande opportunità. Avere un partner come Telefonica ci permetterebbe di avere importanti contatti”, ha dichiarato l’Ad Juan Luis Cebrian in un’intervista rilasciata a ‘La Stampa’.
Cebrian ha detto senza mezzi termini che la società è interessata a investire nell’alta definizione, un vero e proprio “salto tecnologico nell’HD”, e un ‘alleato’ come Telefonica “potrebbe aiutarci”.
Telefonica ha una quota di minoranza in Digital Plus, la pay tv del gruppo Prisa. Per quanto riguarda il 15% che Prisa possiede in ‘Le Monde’, Cebrian ha informato che si sta valutando di aumentarlo ma non prima che il quotidiano francese termini l’opera di ristrutturazione e si sbarazzi del ‘diritto di veto’ di cui gode la divisione editoriale.
L’amministratore delegato ha anche spiegato la logica dell’operazione che a fine
“L’idea – ha precisato – è che nella tv in chiaro il management sarà di Telecinco, la nuova società nata dalla fusione tra Cuatro e Telecinco di cui noi controlliamo il 18,3%. E il management di Digital Plus sarà di Prisa, indipendente rispetto ai soci industriali”.
All’ipotesi di un ingresso di Mediaset in Prisa, Cebrian ha commentato: “La fusione finisce qui, non c’è altro”, precisando di aver trattato solo con Marco Giordani, di Mediaset, e che con la società italiana “abbiamo parlato di business, mai di politica”.
Quanto alla possibilità di Prisa di uscire da Telecinco dopo un anno dalla fusione, Cebrian ha osservato: “Telecinco sarà poderosa, sia come produzione sia come distribuzione. Avrà un grande successo. E sarà molto redditizia: non abbiamo nessuna intenzione di andarcene”.
L’Ad ha poi negato problemi legati all’indebitamento informando che al momento è in corso una trattativa coi creditori mentre si stanno vendendo le quote di minoranza per apportare nuove risorse al gruppo.
L’azienda ha da poco concluso la propria campagna di vendita di asset no core per pagare debiti per quasi 5 miliardi di euro, riducendo la capitalizzazione di 780 milioni di euro.
Per quanto riguarda invece la raccolta pubblicitaria ha sostenuto di appoggiare la richiesta di un canone per Google senza tralasciare la minaccia che per il settore potrebbe rappresentare Facebook: “Il problema della proprietà intellettuale dei contenuti deve essere risolto dai politici”.