Italia
Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha ribadito di non aver ricevuto “alcuna proposta per quanto riguarda Telecom Italia”: nessun progetto di fusione, dunque, è giunto sul tavolo del Premier, chiamato a esprimersi ufficialmente sull’affaire Telecom-Telefonica, dopo le diverse smentite dei giorni scorsi, giunte attraverso una nota ufficiale di Palazzo Chigi, ma anche dalla viva voce di diversi esponenti dell’esecutivo.
“Per quanto riguarda la sostanza di una qualche proposta – ha aggiunto Berlusconi – ricordo che siamo un governo liberale e che viviamo, e crediamo sia giusto così, in una economia di libero mercato”.
In ogni caso, sembrano trovare conferma, in una qualche misura, la teoria de La Repubblica, riguardo una prossima fusione tra i due gruppi e la tesi esposta ieri da Linda Lanzillotta (Misto-API) su una posizione già favorevole del governo: “…l’operazione, come il Governo sa bene, alla fine si farà, perché lo vogliono i soci italiani e perché lo impongono le condizioni finanziarie della società”, ha detto ieri la Lanzillotta nel corso del question time alla Camera, chiedendo al governo come intendesse muoversi per mantenere italiana la gestione della rete Telecom, considerando anche l’impossibilità di utilizzare la golden share, per la quale la Corte di giustizia ha già condannato l’Italia nel marzo del 2009.
Sul tema della golden share è tornato oggi anche l’ex ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, che ha chiesto delucidazioni in merito alle ipotesi di fusione tra Telefonica e Telecom Italia anche in relazione all’esercizio dei poteri speciali e ha domandato quindi “quali condizioni il Governo intenda porre per assicurare da parte di Telecom Italia continuità di investimenti sulla rete e sulle attività di ricerca, nonché il mantenimento dei livelli occupazionali”.
Su questo punto ha risposto oggi il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero che ha affermato che la golden share che il Governo ha nei confronti delle decisioni strategiche di Telecom potrà essere attivata soltanto “…dopo le determinazioni delle società”.
Solo allora, ha aggiunto, “il ministero dell’Economia potrà valutare, d’intesa con lo Sviluppo economico, se esercitare i poteri speciali previsti dalla normativa vigente e recepiti dallo statuto Telecom”.
Il Ministro dell’economia e delle finanze è titolare nei confronti di Telecom Italia dei poteri speciali di cui alla legge n. 474 del 1994 (golden share) e tali poteri sono stati confermati e meglio definiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 giugno 2004.
In particolare, il Ministero, ha spiegato Casero, ha “…il potere di veto in relazione al concreto pregiudizio arrecato agli interessi vitali dello Stato, alle delibere di scioglimento della società, di trasferimento dell’azienda, di fusione, di scissione, di trasferimento della sede all’estero, di mutamento dell’oggetto sociale di modifica dello statuto che modificano o sopprimono gli stessi poteri speciali”.
Il sottosegretario ha sottolineato che “…esiste un intendimento della Ue di contrasto, ma lo statuto di Telecom contiene questo potere di golden share, che quindi esiste”.
Sulla necessità di tutelare gli investimenti sulla rete, l’attività di ricerca e l’occupazione, invece, tali decisioni, ha continuato Casero, “…sono di esclusiva competenza degli azionisti, nonché sotto l’aspetto politico e strutturale, del ministero dello Sviluppo economico”.
Casero ha quindi nuovamente smentito le notizie apparse sulla stampa in merito alla fusione e ha ricordato l’impegno del governo per lo sviluppo della banda larga e il progetto di creare una società ad hoc per la rete in fibra ottica in grado di coinvolgere il maggior numero di operatori del settore e le istituzioni.
Sulla necessità di tutelare la rete di Telecom Italia è intervenuto anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, che commentando le parole del premier ha sottolineato la necessità di “non affidare solo al mercato” le scelte su un’infrastruttura tanto importante e “di aprire un tavolo di confronto con le parti prima che venga assunta una decisione sul futuro del colosso delle telecomunicazioni”.
Sulla rete, ha detto Epifani, “ci sono fondamentali interessi nazionali e non si possono usare due pesi e due misure“: pure per il trasporto aereo c’era il mercato. Però il mercato disse che era importante che mantenesse un’identità nazionale. Il mondo delle telecomunicazioni, soprattutto la rete, non è che sia una scelta da affidare solo al mercato”.
Non si può, insomma, intervenire attivamente in un caso e lasciare fare al mercato in un altro per “…poi magari surrettiziamente favorire altre manovre”.
“Bisogna avere trasparenza e in ragione di questo il governo convochi Telecom e le parti sociali per discutere prima che si prendano decisioni”, ha concluso.