Gran Bretagna
Che il 3D sia il nuovo protagonista della rivoluzione digitale non è più una novità. Ma la tecnologia sta avanzando con ritmi molto elevati, non solo in ambiente cinematografico, ma anche televisivo. È quanto dimostra il recente esperimento di BSkyB che, il 31 gennaio scorso, ha invitato un centinaio di ospiti a seguire in diretta la partita Arsenal-Manchester , interamente trasmessa in 3D, in nove diversi pub londinesi.
L’operatore è riuscito a piazzare nel campo da gioco numerose telecamere per garantire una visione completa. Due telecamere sono state piazzate nei pressi delle porte, per la ripresa dei goals e per poterne trasmettere costantemente i replay. Una terza, invece, inquadrava verticalmente il campo, per permettere una buona visione anche in profondità. Alcuni dubbi permangono invece sulla telecamera piazzata all’altezza della linea di centro, che secondo gli spettatori rendeva un’immagine un po’ troppo “piatta”. Poco gradevoli sono risultati anche il logo “Sky Sport” e l’orologio 3D posizionati negli angoli dello schermo, ma giudicati dal pubblico troppo “ingombranti”, tanto da distrarre l’attenzione dalle azioni di gioco.
Alcuni miglioramenti sono necessari, ma la soddisfazione è stata molta. Si è trattato infatti del primo esperimento di broadcasting 3D di un evento live e la risposta degli spettatori invitati a seguire la trasmissione è stata incoraggiante. A partire dal mese di aprile, l’operatore ha dichiarato di voler estendere il servizio a numerosi altri pub della capitale inglese, in attesa del lancio del canale televisivo 3D, che sarà disponibile verso la fine dell’anno per tutti gli abbonati che si doteranno del decoder Sky Plus HD.
La determinazione del gruppo Sky e l’esito del recente esperimento fanno luce sul futuro della tecnologia, che si conferma come la nuova chiave di volta per il mercato televisivo. Restano certamente numerosi dubbi sul consumo di tv tridimensionale individuale, a causa della costrizione dell’utilizzo degli occhiali, che sono un vincolo un po’ scomodo per gli utenti. Diverso è però il caso dei pub, dove le persone si sentono maggiormente disinibite, meno ridicole e più incentivate a un utilizzo “di massa”.
Nei cinema la tecnologia tridimensionale sta trionfando, come confermano anche i recenti incassi di Avatar, il nuovo capolavoro di James Cameron. Adesso è arrivato il momento di penetrare anche il mercato televisivo. È difficile prevedere i tempi entro cui la tecnologia raggiungerà la massa critica di successo, superando la fase di sperimentazione da parte delle fasce degli early adopters, ma i ritmi di crescita sono davvero molto elevati. E si sa, del resto, come tutti i prodotti di rete, anche il broadcasting 3D, una volta raggiunta la massa critica sufficiente, non potrà che avere un’espansione molto rapida, rendendo ben presto maturo il mercato.
Ma che conseguenze potrà avere sull’industria audiovisiva? In effetti, gli elevati costi di produzione e di diffusione lasciano pensare a un’ulteriore spinta verso l’integrazione verticale del settore. Solo pochi attori sembrano avere i numeri necessari per investire e sviluppare la tecnologia. Uno di questi è certamente il gruppo Sky, che, oltre a disporre delle giuste leve economiche, pilota anche la televisione satellitare, la piattaforma che meglio si adegua a supportare un’ampia trasmissione di dati, come quella necessaria per veicolare i contenuti tridimensionali. Tutto questo lascia supporre che la tecnologia si adegui meglio a un’offerta pay, piuttosto che a una free to air, creando un mercato caratterizzato da elevate barriere all’ingresso sia dal lato della produzione che della distribuzione. Come già è accaduto per l’alta definizione, il trend sembra essere quello di un semi-monopolio naturale della tecnologia, sottoposta al controllo di pochi grandi attori, regina sul satellite e parziale, almeno inizialmente, sulle altre piattaforme, tra cui il digitale terrestre, che in Italia, però, è destinato ad essere l’erede della tv analogica e quindi la principale piattaforma con le caratteristiche del servizio universale.