Francia
L’operatore storico francese France Telecom ha appena annunciato un cambio ai vertici, che vedrà Stephane Richard – ex direttore di gabinetto del ministro dell’Economia Christine Lagarde – prendere il posto del contestato Didier Lombard dal prossimo primo marzo.
Molti i compiti impegnativi che attendono il nuovo Ad: l’ex monopolista delle tlc francesi attraversa infatti uno dei periodi più bui della sua storia, sia dal punto di vista finanziario che sociale.
L’ondata di suicidi tra i dipendenti, sottoposti a uno stress eccessivo a causa di un piano di ristrutturazione estremamente duro, ha portato la società nell’occhio del ciclone, scatenando le critiche dei sindacati e dell’opinione pubblica. Allo stesso tempo, France Telecom, come molte altri grandi gruppi tlc, deve affrontare le conseguenze della crisi economica e affrettarsi a tagliare ancora i costi per affrontare il rallentamento della crescita in Europa – dove molti mercati sono ormai saturi – e a trovare nuove vie di crescita sui mercati emergenti.
Se, dunque, la priorità di Richard è quella di “risollevare il morale dei dipendenti”, che sono passati attraverso “traumi, sofferenze e molto peggio”, certo è che ci saranno compiti anche più ardui. Primo fra questi, la trasformazione operativa e finanziaria del gruppo.
Gli analisti confidano sull’esperienza politica di Richard, che sicuramente riuscirà a difendere l’interesse dello Stato, azionista di France Telecom con una quota di poco inferiore al 30%, ma il gruppo ha bisogno anche di una guida strategica di prim’ordine, dato che nelle prossime settimane dovranno essere resi noti i piani d’investimento nella fibra ottica, negli asset periferici e, soprattutto, nel campo dei contenuti audiovisivi.
Anche le questioni regolamentari andranno valutate attentamente: la scelta di un modello multi fibra per lo sviluppo della fibra ottica nelle zone densamente popolate, l’arrivo del quarto operatore mobile con la recente attribuzione della licenza a Iliad e la perdita dell’esclusiva sulla vendita dell’iPhone sono considerate dagli analisti come “decisioni sfavorevoli a France Telecom”, e l’arrivo di Richard potrebbe tornare a far pendere l’ago della bilancia in favore del gruppo.
“Richard è un uomo del governo” e i profitti degli operatori telefonici “dipendono dalle decisioni del governo”, ha detto l’analista Sanford C. Bernstein, Robin Bienenstock.
Secondo Antoine Pradayrol, analista di Exane BNP Paribas, tuttavia “…non esiste una bacchetta magica. Il mercato francese è difficile e diventerà sempre più competitivo sia nel fisso che nel mobile e questo Richard non può cambiarlo”.
Altri osservatori hanno fatto notare che il prossimo Ad del gruppo non avrà comunque ampi margini di manovra sia in materia di gestione dei costi che di politiche occupazionali, visto che ancora sono in corso i negoziati con i sindacati.
La Francia ha generato lo scorso anno la metà delle vendite del gruppo, oltre il 50% degli utili operativi e circa i due terzi del free cash flow.
Richard, in qualità di vice dell’attuale Ad, ha viaggiato in tutto il paese per incontrare i dipendenti e ha promesso che cercherà di mantenere invariati i livelli di occupazione e di ridurre al minimo le chiusure dei siti operativi del gruppo.
La situazione in seno alla società telefonica, che ha avviato un piano di ristrutturazione molto pesante lasciando a casa circa 22 mila persone, è molto delicata e ha generato una forte tensione sociale. Negli ultimi due anni, 32 dipendenti di France Telecom si sono tolti la vita, non riuscendo a sopportare di dover lasciare la propria città o di accettare mansioni degradanti pur di continuare a lavorare: sindacati e opposizione di governo hanno chiesto a gran voce le dimissioni del presidente Didier Lombard – immortalato in un video a parlare con tono sprezzante ai lavoratori per avvisarli della criticità della situazione – il quale però ha fin qui goduto dell’appoggio del governo.
L’immagine della società è uscita distrutta da questa situazione: secondo l’opinione pubblica, nonostante le promesse fatte anche in sede istituzionale, France Telecom non avrebbe fatto nulla per tentare di fugare il malessere dei dipendenti. Il piano di mobilità coatta è stato ora sospeso, e c’è stato anche chi ha tentato di far passare l’eco destata da questa catena di suicidi per un tentativo dei dipendenti di strumentalizzare le morti dei colleghi per avere la meglio nelle contrattazioni con l’azienda.
Una situazione estremamente complicata, ma non del tutto nuova in Francia: nel 2006, anche la Renault dovette affrontare una serie di suicidi (furono in tutto 6) tra i dipendenti, soprattutto ‘colletti bianchi’. Anche in quel caso i sindacati parlarono di “morti di delocalizzazione”. Ma il gruppo automobilistico ha evidentemente saputo reagire con più prontezza e sensibilità al problema.
Sul piano dell’espansione strategica del gruppo, Richard ha affermato di considerare interessanti le opportunità di crescita in Europa, attraverso joint venture con altri operatori, come già avvenuto in Gran Bretagna e in Svizzera.