Telecom-Telefonica. Romani: ‘A rischio anche NGN se testa e cuore della rete sono fuori dall’Italia’

di Alessandra Talarico |

Italia


Gabriele Galateri

Si infiamma lo scontro politico sulla vicenda Telecom Italia, dopo le indiscrezioni rilanciate da Repubblica su una presunta offerta pubblica di scambio da parte di Telefonica, già avallata dal Governo.

Il governo, nella prima mattinata, ha diramato una nota per smentire categoricamente le ipotesi del quotidiano del gruppo De Benedetti, e anche il sottosegretario allo sviluppo economico Paolo Romani è intervenuto per confermare che non c’è stato alcun via libera né alcun incontro con i vertici Telecom.

Romani ha ribadito i dubbi già espressi sui rischi derivanti da una governance non italiana della rete: “…la governance oggi è italiana con un socio straniero. Se la testa e il cuore sono fuori dall’Italia il rischio è che possa impoverirsi la qualità tecnica la rete”, mettendo a repentaglio anche lo sviluppo della rete di nuova generazione in fibra ottica.

 

“La rete – ha detto ancora Romani – è una infrastruttura radicata in Italia, che sta sottoterra, e necessita di impegni e investimenti continui. Ritengo che questo sia un problema che il governo non possa non affrontare in maniera seria”.

 

Questa mattina, Romani aveva sottolineato la “preoccupazione” del governo, il quale “…sta facendo e farà un grosso sforzo” per preservare il valore di Telecom Italia e dei suoi asset.

Più volte nei giorni scorsi, Romani aveva manifestato la volontà del governo di trovare una formula adeguata per preservare soprattutto gli investimenti, essenziali per il nostro territorio. Il rischio è infatti che Telefonica, una volta preso il controllo del gruppo italiano, possa decidere di privilegiare gli investimenti in altri paesi prima che in Italia.

 

Anche il capogruppo del Pdl alla Camera, Maurizio Gasparri, ha ribadito che il governo farà di tutto per “…trovare la sintesi giusta per preservare l’italianità dell’azienda”, sottolineando che anche questa nuova ipotesi Ops rilanciata da Repubblica rientra, come quelle precedenti, “nell’ordine delle congetture”.

 

Le smentite del governo non hanno però convinto il segretario del PD, Pierluigi Bersani, secondo cui la nota ufficiale del governo non “smentisce la sostanza”.

“In ogni caso sarebbe curioso – ha aggiunto il leader dell’opposizione – che si sono spesi 3 miliardi per tenere italiana per qualche anno una compagnia aerea e poi ci facessimo portare via la rete della Telecom magari inventando una di quelle favole che si usano in questi casi, cioè che uno e’ il padrone e l’altro è quello che comanda”.

Il PD, ha detto quindi Bersani, “…sarà in vigile attesa”.

 

Sulla stessa linea il responsabile Comunicazioni del Partito Democratico, Paolo Gentiloni, secondo cui “…il governo continua in una linea di indifferenza sulle sorti di Telecom. Un’indifferenza incomprensibile da parte di chi ha speso soldi e parole per difendere l’italianità di una compagnia aerea” e che ora sembra impassibile di fronte “al destino della infrastruttura di comunicazioni che è  il sistema nervoso della nostra economia”.

 

Gentiloni ha presentato un’interpellanza urgente per chiedere quale sia la posizione del governo anche in relazione all’esercizio dei poteri speciali della golden share e quali iniziative intenda adottare per assicurare sia il superamento del digital divide che lo sviluppo degli investimenti per la fibra ottica delle reti di prossima generazione.

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