Privacy. Reding: ‘Tutelare i diritti degli utenti e favorire l’adozione delle nuove tecnologie’. Le sfide della Ue nel prossimo decennio

di Alessandra Talarico |

Patrizia Toia (PD): Positivo il richiamo della Ue all'Italia per il non rispetto delle regole europee in materia di tutela dei dati personali. I consumatori devono essere informati e sono loro a dover fornire il loro consenso per il trattamento dei dati.

Unione Europea


Vivaine Reding

Il tema della privacy è stato al centro della 4° Giornata della protezione dei dati personali, nel corso della quale si è parlato anche dell’applicazione delle tecnologie internet per proteggere la privacy. Social network, behavioural advertising, smart chip: le nuovissime tecnologie della comunicazione pongono seri rischi per la privacy dei consumatori, spesso ignari dei pericoli legati all’eccessiva esposizione online delle proprie informazioni personali.

Secondo la Commissione europea, le sfide legate alla tutela della privacy sono destinate ad aumentare insieme al diffondersi delle nuove tecnologie: è necessario pertanto adeguare la legislazione all’evoluzione tecnologica per “…garantire il rispetto della vita privata e la certezza del diritto”, ma anche per stimolare l’adozione delle nuove tecnologie, che rappresentano un mercato essenziale per l’economia europea.

 

Secondo le norme comunitarie, i dati personali possono essere utilizzati soltanto per scopi legittimi e con il consenso dell’interessato. Il mancato rispetto di tali obblighi, ad esempio, è costato all’Italia l’apertura di una procedura di infrazione.

Dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e della Carta dei diritti fondamentali, si procederà quindi con la riforma della direttiva Ue del 1995 sulla protezione dei dati personali, sia per quanto riguarda le norme generali (direttiva sulla protezione dei dati) che quelle specifiche relative ai settori di internet e delle telecomunicazioni (norme sull’e-Privacy).

 

Secondo il Commissario Viviane Reding, la vera sfida consiste nel trovare il giusto equilibrio tra la necessità di favorire la crescita del mercato delle nuove tecnologie e quella di tutelare la vita privata dei cittadini, i quali hanno il diritto di sapere che uso verrà fatto dei loro dati in qualunque contesto: in banca, dal medico, su internet, in aeroporto.

“L’innovazione – ha detto la Reding – è importante per la società contemporanea, ma non deve andare a scapito del diritto fondamentale dei cittadini al rispetto della vita privata. Dobbiamo ora fare in modo che la normativa generale sulla protezione dei dati stia al passo con la tecnologia e sia quanto più possibile completa, come prescritto dal trattato di Lisbona”.

 

“Tale normativa perfezionata – ha aggiunto – dovrà essere rigorosamente applicata in tutti i settori strategici e negli accordi internazionali, che si tratti di nuove tecnologie, diritti dei consumatori o pubblica sicurezza”.

 

Diverse le iniziative già intraprese lo scorso anno dalla Commissione per garantire la tutela della privacy cercando di non frenare la diffusione delle nuove tecnologie: tra queste, una direttiva sulle cosiddette ‘etichette intelligenti’, per la disattivazione automatica delle etichette RFID (ne circolano già oltre 6 miliardi) utilizzate in ambito commerciale, a meno di diversa diposizione dei consumatori.

Al fine di tutelare gli oltre 41 milioni utenti europei dei siti di social network, la Ue ha quindi siglato nel febbraio 2009 un accordo con le maggiori società che gestiscono questi network, per migliorare la sicurezza dei minori on-line e il rispetto della privacy.

 

Nell’ambito del prossimo Safer Internet Day (a febbraio) la Commissione farà il punto sullo stato di implementazione di quest’intesa.

La Commissione ha quindi aperto una procedura d’infrazione contro il Regno Unito per l’abuso della tecnologia di “behavioural advertising” (PHORM) – utilizzata dai provider britannici per analizzare la navigazione degli utenti – e ha introdotto nel nuovo pacchetto di norme sulle telecomunicazioni l’obbligo per gli ISP di notificare alle autorità eventuali violazioni della sicurezza che comportino la perdita o l’abuso di dati personali.

 

Ieri, quindi, la Commissione ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto degli obblighi relativi alle informazioni da fornire agli abbonati che decidono di comparire negli elenchi telefonici pubblici, i quali devono esplicitamente dare il via libero all’uso dei propri dati a fini commerciali.
La notizia dell’apertura di questo procedimento, secondo Patrizia Toia, eurodeputato del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, “è da giudicare molto positivamente. E’ un’azione a tutela dei nostri cittadini”.

Proprio la Toia, insieme ai colleghi Silvia Costa, David Sassoli e Debora Serracchiani, aveva presentato un’interrogazione parlamentare per portare all’attenzione della Commissione europea la situazione italiana nel settore del telemarketing.

“Accolgo favorevolmente la pronta azione della Commissione per richiamare l’Italia alla necessità del rispetto delle regole europee in materia di tutela dei dati personali – ha affermato Toia – I consumatori devono essere informati e sono loro a dover fornire il loro consenso per il trattamento dei dati. Mi auguro che venga posto rimedio nei tempi più rapidi possibili ai rilievi mossi al Governo Italiano”.

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