Decreto Romani. Mediaset: ‘Per Pay TV sarebbe meglio libertà sulla gestione degli spot’

di Raffaella Natale |

Italia


Mediaset

Al centro dell’audizione di Mediaset nelle commissioni Cultura e Trasporti della Camera sul decreto Romani, che recepisce la Direttiva Ue sui servizi audiovisivi, i tetti pubblicitari fissati dalle nuove norme.

Stamani il viceministro Paolo Romani ha confermato che non intende modificare la disposizione che prevede una riduzione del tetto massimo pubblicitario dal 18 al 12% in tre anni.

 

Gina Nieri, consigliere d’amministrazione di Mediaset e responsabile degli affari legali e istituzionali del gruppo di Cologno Monzese, a margine dell’audizione ha rilevato che “…la scelta del decreto Romani è stata quella di non aumentare al 20% gli affollamento pubblicitari, come la direttiva comunitaria avrebbe permesso. Da questo punto di vista non peggiora niente, poteva allargare e non ha allargato; danni non ne abbiamo”.

 

Per quanto riguarda la riduzione graduale dal 18 al 12% del tetto all’affollamento pubblicitario per le pay tv, Mediaset è del parere che “per gli editori sarebbe meglio la libertà” piuttosto che dover “graduare” la pubblicità “all’interno di un limite dato”.

 

Quanto alle regole per le Pay TV, ha aggiunto, “…riteniamo, da editori, che la libertà è meglio, quindi sarebbe meglio potere, all’interno di un limite dato, scegliere come graduarlo in termini di appetibilità della programmazione editoriale”. 

 

Per l’opposizione, la riduzione dei tetti pubblicitari per le Pay TV è un vero e proprio colpo per Sky, la tv satellitare di Rupert Murdoch. Questo limite riguarda anche Mediaset Premium che però ancora non supera il 12%.

 

Il centrosinistra sottolinea che la nuova norma produrrebbe un aumento di pubblicità per Mediaset incrementando gli affollamenti in alcune fasce orarie, autorizzando una maggiore frequenza di spot e liberando le autopromozioni dal calcolo degli affollamenti, con il risultato di una “overdose di spot per le tv di Berlusconi che già raccolgono il 63,8% della pubblicità tv. La pubblicità verrebbe invece tagliata di un terzo per gli editori che usano invece la piattaforma Sky con una ovvia penalizzazione del maggior concorrente commerciale di Mediaset”.

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