Unione Europea
Si celebrerà il 28 gennaio la Giornata europea per la protezione dei dati, un’iniziativa nata con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sull’importanza della salvaguardia delle informazioni di carattere personale.
Nell’era di internet, senza rendersene quasi conto, gli utenti espongono le proprie informazioni private a una miriade di pericoli in una infinità di contesti: a lavoro, dal medico, nei loro rapporti con le istituzioni e le autorità, quando fanno shopping online, si iscrivono a un social network o a un sito di incontri.
Il diritto alla protezione di tali dati, secondo la Ue, è un prerequisito fondamentale per il rispetto di altri diritti altrettanto importanti quali il diritto alla protezione della privacy, la libertà di espressione e la libertà di pensiero.
Per questo motivo, il Consiglio d’Europa ha stilato una Convenzione per proteggere i dati personali contro l’uso abusivo del trattamento automatizzato dei dati di carattere personale e per disciplinare il flusso transfrontaliero dei dati.
Aperta alla firma degli Stati membri del Consiglio d’Europa, a Strasburgo, il 28 gennaio 1981, la Convenzione è entrata in vigore il 1° ottobre 1985 (l’Italia l’ha ratificata nel marzo 1997) e rappresenta l’unico strumento a tutt’oggi vincolante a livello internazionale in quest’ambito.
La Convenzione vieta inoltre il trattamento di informazioni ‘delicate’, quali quelle sull’origine razziale, sulle opinioni politiche, la salute, la religione, la vita sessuale, le condanne penali, in assenza, di garanzie previste dal diritto interno e garantisce anche il diritto delle persone di conoscere le informazioni catalogate su di loro ed ad esigere, se del caso, delle rettifiche.
Nel 2004 è quindi entrato in vigore un Protocollo addizionale, che migliora la Convezione del 1981 in due aree, prevedendo, in primo luogo, l’istituzione di autorità nazionali di vigilanza incaricate di garantire la conformità con le leggi o regolamenti adottati in applicazione della Convenzione, in materia di protezione dei dati personali ei flussi transfrontalieri di dati.
Il secondo perfezionamento riguarda il miglioramento dei flussi transfrontalieri di dati verso paesi terzi. I dati possono essere trasferiti soltanto se lo Stato destinatario o l’organizzazione internazionale è in grado di fornire un livello di protezione adeguato.
La Commissione, attualmente, è impegnata anche nell’aggiornamento della direttiva sulla protezione dei dati, che risale 1995 e necessita di una serie di innovazioni per rendere le norme al passo coi tempi e con gli ultimi sviluppi tecnologici.
Del gruppo di esperti incaricati di adattare la direttiva all’era di internet, fa parte anche il responsabile della protezione dati di Google, Peter Fleischer, proprio per il ruolo che il motore di ricerca ha avuto in ambiti quali il mercato della pubblicità dove – grazie a internet, ha potuto realizzare campagne di marketing mirate grazie ai dati relativi alle ricerche e dai siti visitati online – o quello delle mappe, con l’introduzione di servizi, quali Street View, che fornisce una panoramica a 360° gradi delle strade e permette agli utenti di vedere parti di varie città del mondo a livello del terreno.
Il servizio ha provocato non poche polemiche per il forte livello di nitidezza delle immagini, che avrebbe potuto permettere il riconoscimento delle perone riprese dal satellite se Google non avesse fatto ricorso a metodi per oscurare i volti e le targhe delle auto.
L’esempio di Street View e dei tantissimi servizi gratuiti che magari ci semplificano la vita, ma permettono anche a chi ce li offre di avere una traccia di tutto quello che poi ne facciamo, dimostra come ormai i nostri dati siano esposti a possibili minacce da ogni dove. Per questo, celebrando la Giornata europea per la protezione dei dati, le istituzioni europee ci vogliono ricordare di essere molto accorti, ogni volta che ci viene chiesto di fornire dati personali, su quali informazioni vengono raccolte ed elaborate, sul motivo di tale procedimento e su quali sono i diritti in materia.