Mondo
Intervenga la Ue per difendere gli interessi di Telecom Italia in Argentina: è quanto hanno chiesto, con una mozione bipartisan, gli europarlamentari Gabriele Albertini e Mario Mauro del PDL, Gianni Pittella e David Sassoli del PD, che hanno presentato oggi un’interrogazione urgente alla Commissione europea per comprendere come l’esecutivo Ue intenda muoversi per “tutelare gli investimenti di un’azienda europea che da anni è presente sul mercato argentino dal clima di intimidazione ed illegalità del governo argentino”.
Gli eurodeputati hanno anche inviato una lettera al presidente della Commissione Jose Manuel Barroso e agli altri commissari competenti per portare all’attenzione dell’Europa il caso Telecom Italia.
La società italiana sarebbe vittima, secondo gli eurodeputati, di “un’evidente violazione del diritto” da parte del governo Kirchner, che sta causando “…un serio danno al patrimonio di un gruppo italiano che opera con successo in Argentina sin dal 1990″ .
I continui soprusi ai danni di Telecom Italia comportano infatti, conclude l’interrogazione, “…sia evidenti pregiudizi in termini finanziari e di investimenti presenti da parte di una società di un Paese membro, sia gravi rischi per le eventuali decisioni di investimento provenienti dall’Unione europea verso l’Argentina”.
Continua dunque a complicarsi l’affaire Telecom Argentina che assume sempre più i contorni di una telenovela, se non fosse che nell’ingerenza del governo Kirchner in questa vicenda, di fiction c’è veramente poco.
È di ieri la notizia che l’Antitrust argentino – ente indipendente ma che opera nella sfera del ministero dell’economia guidato da Amado Boudou – ha fatto ricorso contro l’ingiunzione con cui la Corte di Appello di Buenos Aires ha di fatto sospeso il provvedimento della stessa Authority, che imponeva modalità e tempi per la cessione della quota detenuta da Telecom Italia in Telecom Argentina.
Il ricorso era stato anticipato lunedì dal ministro della Pianificazione Julio De Vido, che ha minacciato la revoca della licenza al gruppo italiano, arrivando a parlare di ri-nazionalizzazione della società telefonica se non venisse rispettato il calendario imposto dal CNDC.
L’intenzione dell’esecutivo è quello di riattivare il programma di dismissione imposto dall’Antitrust dopo aver appurato che la presenza di Telefonica nel capitale della società italiana mette in scacco la concorrenza sul mercato argentino delle telecomunicazioni. L’operazione è stata conclusa nel 2007 quando Telefonica, Intesa, Mediobanca, Assicurazioni Generali e Sintonia hanno acquistato oltre il 22% di Telecom Italia da Olimpia e hanno formato il consorzio Telco.
Ad agosto dello scorso anno, quindi, il CNDC ha imposto a Telecom di cedere entro un anno la propria quota in Sofora, la holding che controlla Telecom Argentina, co-detenuta insieme alla famiglia Werthein. Se, tuttavia, la vendita non fosse pronta per il 25 febbraio, l’antitrust potrà intervenire, imponendo forme di controllo (leggi: sanzioni) volte a garantire la finalizzazione della dismissione.
Le scadenze sono state tuttavia congelate dalla decisione della Corte, che ora il governo vuole revocare.
Il presidente argentino Cristina Kirchner ha difeso l’intervento dell’Antitrust – che impone a Telecom di ufficializzare la cessione della propria quota in Sofora entro il 25 febbraio – mettendo in dubbio le azioni della giustizia.
La Kirchner ha affermato che il governo vuole soltanto evitare la concentrazione di tutto il mercato telefonico, fisso e mobile, in capo a una sola società – Telefonica, che controlla anche Telefonica Argentina, oltre a Telecom Italia – e ha ricordato che “…applicare le leggi antitrust è diritto e facoltà inalienabile del potere esecutivo”, mettendo in discussione i ricorsi contro le decisioni del governo da parte di Telecom Italia.
“La decisione della Corte di cristallizzare la situazione di monopolio sul mercato delle telecomunicazioni – ha aggiunto la Kirchner – attenta agli interessi degli argentini: e questo non è l’indipendenza del potere democratico ma la dipendenza dal potere economico”.
In un’intervista di stamani al quotidiano La Stampa, l’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè, ha spiegato che la società italiana ha “…avviato un processo di valorizzazione di Telecom Argentina che darà risultati che auspichiamo positivi”.
“È chiaro che in questa procedura non accettiamo interferenze da parte del governo”, ha aggiunto Bernabè, ribadendo che Telecom Italia “non è parte del contenzioso” che riguarda piuttosto Pirelli e Sintonia quali venditori di Olimpia; Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Telefónica e la stessa Sintonia quali acquirenti di Olimpia tramite Telco.