Italia
Il ministro dei beni culturali, Sandro Bondi, ha replicato su “La Repubblica” all’articolo “La nuova tassa contro la cultura“, pubblicato il 16 gennaio dallo stesso quotidiano.
“L’equo compenso – ha spiegato Bondi – è previsto da anni nel nostro sistema, in particolare dal decreto legislativo n. 68/2003, che ha attuato una direttiva comunitaria. Non è una tassa ma un compenso dovuto per legge a soggetti privati. Paesi come la Francia, la Germania e la Spagna (e altri ancora) hanno previsto da tempo tale compenso e lo hanno stabilito in misura ben più alta di quanto lo abbiamo fatto noi”.
Notazione che ha fatto anche la Siae, che pur apprezzando l’arrivo del decreto ha precisato come le quote non siano ancora ‘eque’.
Bondi s’è detto sereno e orgoglioso di aver assunto un provvedimento come quello che riguarda la copia privata, perché, dopo un esteso coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, l’Italia ha potuto rispondere alle richieste dell’Unione Europea, trovando un difficile punto di equilibrio tra le legittime e troppo spesso eluse esigenze degli autori, e quelle altrettante legittime dei produttori e dei consumatori.
Il ministro ha sottolineato che “lo Stato non c’entra nulla” con tale compenso, ricordando allo stesso tempo che “proteggere il diritto d’autore è un modo per consentire a creatori, interpreti ed esecutori di proseguire la propria attività e preservare la loro autonomia e dignità”.
Bondi ha annunciato anche che sarà istituito un tavolo di lavoro presso la Presidenza del Consiglio “nel quale saranno rappresentati tutti i soggetti portatori degli interessi coinvolti, compresi i consumatori”.
Su diverse posizioni Confindustria, che con il presidente di Assinform (associazione delle imprese di informatica) Paolo Angelucci ha commentato che il decreto penalizza l’industria italiana dell’IT e il sistema imprenditoriale. Sempre Confindustria con il presidente Anie (imprese elettrotecniche ed elettroniche) Guidalberto Guidi ha detto che “Il nuovo decreto stravolge il regime vigente introducendo sostanzialmente una tassa il cui importo cresce proporzionalmente alla capacità di memoria degli apparecchi elettronici”.
Il consumatore, ha detto Guidi “è gravemente penalizzato dal nuovo meccanismo, in quanto si vede costretto a pagare almeno tre balzelli (sui contenuti acquistati, sull’apparecchio, sul supporto digitale) per esercitare il proprio diritto a effettuare una copia di un contenuto digitale acquistato legalmente”.
Contrariamente a Guidi e Angelucci, il presidente di Confindustria cultura Paolo Ferrari, è del parere che non si deve parlare di tassa e ribadisce che le quote fissate per l’Italia sono inferiori del 50% rispetto ai compensi previsti in Francia.
Preoccupate per i consumatori, infine, la Federconsumatori e Adusbef, convinte che il decreto “avrà un impatto sostanziale sui prezzi degli utilizzatori finali”.
A Guidi ha replicato il direttore generale della Siae Gaetano Blandini, secondo il quale “il decreto, dal punto di vista dei principi, è perfettamente in linea con quanto accade nei maggiori Paesi europei Francia, Germania, Spagna”.
Mentre il presidente Siae, Giorgio Assumma, raccogliendo l’allarme lanciato dalla parlamentare Pd Giovanna Melandri, ha sottolineato che la società degli autori e degli editori “vigilerà con attenzione” perché l’aumento delle quote non si ripercuota sui consumatori.
Legato alla legge sul diritto d’autore, il provvedimento stabilisce, richiamandosi a un allegato tecnico, i nuovi importi degli aumenti dei prezzi che devono essere applicati, a spese dei fabbricanti e degli importatori, alle memorie di massa, per esempio dvd e chiavette usb, con importi che variano a seconda della loro capacità, nonché a computer e telefoni cellulari che consentono di memorizzare e/o seguire opere audiovisive protette dalla legge sul diritto d’autore.
Queste somme, indicate come ‘equo compenso’, costituiscono i diritti che vengono corrisposti, tramite la Siae, agli autori e agli editori.
Di seguito alcuni esempi con le quote italiane comparate alle quote già in vigore altri paesi europei. Telefonini: Italia, 90 centesimi di euro per tutti i cellulari; in Francia: 1 euro con memoria da 120 mega byte fino a 20 euro per memorie da 20 a 40 giga byte; in Croazia 1,37 per tutti cellulari; in Spagna 1,10 per tutti i cellulari; in Germania 2,46 per tutti i cellulari;in Belgio 1 euro se inferiore o uguale a 2 gigabyte 2,50 euro superiore a 2 giga byte e inferiore o uguale 16 gigabyte e 3 euro con capacità superiore a 16 gigabyte; Decoder: (naturalmente quelli che possono memorizzare) Italia: 6,44 euro fino a 40 gigabyte e poi a crescere fino 28,98 euro quando supera i 250 gigabyte; in Francia è già vigente e le cifre sono circa il doppio di quelle italiane; in Belgio da 3,30 euro fino 256 gigabyte fino a 13 euro per capacità uguale o superiore al Terabyte.