Italia
La Borsa ha accolto bene l’accordo sottoscritto da Telco con i soci Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Société Générale e Unicredito per un contratto di finanziamento della holding da 1,3 miliardi con scadenza 31 maggio 2012 e garantito da pegno su azioni Telecom Italia.
“Il prestito obbligazionario verrà sottoscritto da tutti i soci proporzionalmente alle quote di partecipazione in Telco entro il 25 marzo 2010″ , si legge nella nota diffusa da Telco.
Il titolo della società italiana, a metà mattinata, segnava un rialzo dell’1,6% a 1,067 euro.
La notizia del rifinanziamento è giunta ieri, alla chiusura dei mercati: “In attesa dell’emissione del prestito obbligazionario – continua la nota – il fabbisogno finanziario di Telco connesso con i debiti finanziari in scadenza, è stato coperto per 0,9 miliardi circa attraverso un finanziamento ponte dei soci Telefonica, Intesa Sanpaolo e Mediobanca e quanto ai residui 0,4 miliardi circa da Intesa Sanpaolo e Mediobanca a titolo di finanziamento bancario ponte”.
Nell’ambito del contratto di finanziamento, è stato inoltre redatto un accordo integrativo dei patti parasociali vigenti per disciplinare l’esercizio del diritto dei soci di Telco “di acquisire le azioni Telecom Italia che dovessero entrare nella loro disponibilità a seguito dell’eventuale escussione del pegno”.
Una sorta di paracadute, questo, per evitare che se vi fossero problemi a ripagare il prestito, le azioni di Telecom Italia finiscano dalle banche che le hanno in pegno in mani non gradite o sul mercato.
Telco controlla il 24,5% del capitale di Telecom Italia ed è a sua volta controllata da Telefonica, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo.
Solo oggi, intanto, la Consob ha comunicato che lo scorso 5 gennaio la famiglia Benetton ha ridotto la propria partecipazione in Telecom Italia entro la soglia del 2% dalla precedente quota del 2,056%. Il 22 dicembre scorso, i Benetton avevano perfezionato l’uscita da Telco con un’operazione che ha permesso alla holding di ridurre le sue passività di 312 milioni, a fronte di un debito pari a 3,3 miliardi di euro.
Sintonia, la holding del gruppo veneto, ha infatti ceduto a Telco l’8,4% del capitale sociale in suo possesso (circa n. 162,8 milioni azioni di classe A) e contestualmente ha acquistato in contanti per 605 milioni di euro il 2,06% di Telecom Italia.
La quota è stata quindi ridotta ora a meno del 2%. Già a novembre, del resto, Gilberto Benetton aveva annunciato l’intenzione di porre fine all’avventura della famiglia nelle tlc.
Occhi puntati, intanto, sulla riunione del comitato esecutivo che si terrà giovedì e in cui Franco Bernabè, Gabriele Galateri, Renato Pagliaro, Julio Linares, Aldo Minucci, Roland Berger ed Elio Catania faranno il punto sull’andamento del gruppo e sulle strategie, in attesa del cda del 25 febbraio in cui saranno esaminati i risultati finanziari del 2009 e verrà probabilmente discussa la situazione in Argentina.
Il Governo e l’Antitrust argentino hanno imposto al gruppo di presentare entro la metà del mese, il dossier sulla tempistica prevista per la cessione del 50% detenuto in Sofora, la holding che controlla Telecom Argentina, mentre entro il 25 febbraio Telecom dovrà fornire una relazione completa sulle operazioni di vendita.
Telecom Italia, in base a quanto stabilito dall’antitrust argentino, dovrà cedere la propria quota in Sofora entro agosto 2010 – compresi tutti gli asset e i diritti su Sofora e le sue controllate e l’opzione di acquisto siglata nel 2003 con il gruppo Werthein.
A pesare sulla posizione di Telecom Italia nel Paese, è stato l’ingresso di Telefonica in Telco, la holding di controllo del gruppo italiano, di cui possiede il 42%: la decisione dell’antitrust tiene infatti conto della situazione di monopolio che si verrebbe a creare a causa della contemporanea presenza del gruppo spagnolo in Telecom Argentina (attraverso Telecom Italia, che controlla il 50% di Sofora) e nel suo principale concorrente Telefonica Argentina (di cui è proprietario).