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Il conglomerato asiatico Hutchison Whampoa ha offerto 4,2 miliardi di dollari di Hong Kong (378 milioni di euro) per acquistare le quote non ancora in suo possesso della filiale Hutchison Telecom, che verrà quindi ritirata dalla quotazione in Borsa.
L’offerta da 2,20 dollari ad azione è rivolta agli azionisti di minoranza della società – introdotta in Borsa nel 2004 – e rappresenta un premium del 33% rispetto alla chiusura del titolo, la cui quotazione è sospesa da 4 giorni. L’operazione consentirà agli azionisti più grandi di avere un maggiore controllo sulla ristrutturazione dei poco profittevoli asset telecom.
Il titolo di Hutchison Telecom, sulla scia di questa notizia, ha guadagnato il 30%.
Il progetto di delisting non arriva inaspettato, dal momento che la compagnia telefonica, negli ultimi tre anni, ha ceduto molti dei suoi asset strategici, quali le partecipazioni indirette nelle attività in India e Israele, procedendo quindi con lo spin off degli asset di Hong Kong e Macao.
Dopo queste cessioni, nel portfolio sono rimaste le operazioni scarsamente redditizie in Tailandia, Sri Lanka, Indonesia e Vietnam: in nessuno di questi paesi, infatti, Hutchison Telecom possiede una quota importante di mercato.
In una nota congiunta, le due società spiegano quindi che “…le elevate esigenze finanziarie, la mancanza di liquidità per i dividendi e la volatilità di breve e medio termine”, rendono Hutchison Telecom “inadatta a rimanere quotata”.
Hutchison Whampoa, di proprietà del magnate Li Ka-shing, è un conglomerato con attività in svariati settori, dall’energia ai servizi portuali, passando per il mercato immobiliare.
Secondo gli analisti, l’offerta rappresenta “una buona occasione” per gli azionisti di minoranza, dal momento che Hutchison ha precisato che nessun dividendo verrà distribuito se la privatizzazione non dovesse andare a buon fine.