NGN: Agcom, ‘Partire subito, seguendo il modello del digitale terrestre’. CDP pronta a investire ma con regime fiscale agevolato

di Alessandra Talarico |

Continua la moral suasion dell’Agcom nei confronti di Telecom Italia, invitata ancora una volta a ‘orientarsi verso l’obiettivo’ della banda larga di nuova generazione.

Italia


Banda larga

Il presidente Agcom Corrado Calabrò, riprendendo quanto affermato ieri anche dal superconsulente del governo Francesco Caio (Leggi articolo), ha ribadito che è necessario “…partire subito” con la realizzazione di una rete a banda larga di nuova generazione, procedendo magari a “macchia di leopardo” con focus su 10-15 aree metropolitane, un po’ come è avvenuto per il passaggio al digitale terrestre. L’importante è che Telecom Italia “…si convinca” ha detto Calabrò, sottolineando però anche la necessità di regole e strumenti nuovi per mantenere la concorrenza e creare incentivi agli investimenti.

Come più volte dichiarato in diverse sedi, il modello perseguito col passaggio alla Tv digitale non è incompatibile col progetto di ‘Fiber Nation‘, dal momento che, ha detto Calabrò, “…sta dando buoni frutti grazie alla sua flessibilità e alla capacità di implementazione anche in tempi di crisi in cui vi è carenza di capitali da investire”.

  

Una rete in fibra ottica che copra l’intero territorio nazionale costerebbe dai 10 ai 15 miliardi di euro “…un investimento ingente e a redditività differita”, e Telecom Italia – anche questa è cosa nota – non può mettere in campo da sola tutte le risorse, di cui almeno il 70% è rappresentato da lavori di posa e opere civili.

  

Bisogna, quindi, ragionare in un’ottica di cooperazione, in cui diventa essenziale il ruolo non solo di tutti gli operatori attivi sul territorio, ma anche di diversi altri soggetti – pubblici e privati – ai quali bisogna comunque garantire un set di regole chiaro e un ritorno certo degli investimenti. Regole “nuove” anche, perché “…l’esito di una replica meccanica della regolamentazione in rame sulle NGN sarebbe quello di frenare e scoraggiare gli investimenti”.

   

Tre, dunque, per Calabrò, i capisaldi di un nuovo quadro regolatorio “a prova di futuro”: “la promozione del risk-sharing fra investitori, l’adeguato riconoscimento del risk-premium per chi investe, la disciplina della migrazione da rame a fibra”.

Su questa base, e sulla scorta delle esperienze maturate a livello internazionale si potrà quindi valutare in che modo garantire l’accesso alle reti di nuova generazione “a condizioni tecniche ed economiche accessibili per gli operatori alternativi e remunerative per chi investe, con la possibilità di condivisione degli investimenti tra diversi operatori”.

  

Partendo dal presupposto che solo il mercato dovrà decidere “…dove posare prioritariamente la fibra” sulla base di valutazioni legate alla “raccolta di capitale attivabile”, Calabrò ha sottolineato che in Italia, finora, sono gli enti locali i soggetti che si sono dimostrati maggiormente attivi “…nella gestione di progetti di realizzazione delle reti di nuova generazione, a fronte del modesto impegno profuso negli ultimi anni dagli operatori privati”.

È quindi imprescindibile, ha aggiunto Calabrò, “…comporre in sistema le varie reti di nuova generazione già realizzate a livello locale e quelle che di qui a poco verranno realizzate, anche perché le regole che devono essere per forza disegnate a livello nazionale, interagiscono con i progetti industriali che con essi si devono commisurare”.

  

Come prevedono anche le norme europee, gli operatori potranno collaborare sullo sviluppo della rete per poi farsi la concorrenza sui servizi (Leggi articolo) mentre lo Stato potrà intervenire per creare i prerequisiti necessari alla realizzazione delle infrastrutture.

La Cassa Depositi e Prestiti, ha detto ancora Calabrò, “…ha certamente una disponibilità finanziaria importante per partecipare agli investimenti o per finanziamenti con prestiti a modico tasso. Ed è pronta a valutare eventuali progetti, mentre ci sono anche altri investitori istituzionali”.

  

Immediata la risposta del presidente della CDP Franco Bassanini, che ha confermato l’interesse a investire, purché si preveda un “regime fiscale agevolato”.

“Bisognerà creare – ha spiegato Bassanini – le condizioni favorevoli, anche di carattere fiscale: se questo avviene per la casa, con una fiscalità agevolata se la si tiene per più di 5 anni, perché non si può fare altrettanto per altri investimenti di lungo temine come le reti Ngn?”.

Agevolazioni fiscali a parte, Bassanini ha comunque ribadito la necessità di “…un progetto credibile sia a livello tecnico che finanziario”. Solo a queste condizioni la CDP sarà disposta a investire.

   

In Italia – ha quindi concluso Calabrò – sono in corso sperimentazioni a Roma, in Emilia Romagna e in Trentino.

Bisogna però trovare presto un punto comune da cui partire – lavora a questo proposito il Comitato NGN Italia – per non perdere altro tempo, anche alla luce dei piani di sviluppo già in fase avanzata di molti altri paesi europei.

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