ICT: quali policy e strategie dopo i2010? Studio Ue delinea il futuro dell’Ubiquitous Internet Society

di Alessandra Talarico |

Italia


Viviane Reding

La ‘apertura tecnologica’ è essenziale per il consolidamento una società dell’informazione sempre più presente nelle nostre vite, ma di quali strategie e di che tipo di policy ci si dovrà attrezzare per ritagliarsi un ruolo di primo piano nell’economia della conoscenza?

La Commissione europea ha tentato di rispondere a queste domande, pubblicando una serie di considerazioni politiche nell’ambito dei risultati dello studio ‘Tendenze e impatto socio-economico delle tecnologie di connettività: politiche per l’Ubiquitous Internet Society’.

Secondo questo studio, apertura e connettività sono strettamente legate tra loro e con l’emergere di una forte società della conoscenza. Tuttavia, per garantire i benefici auspicati, la politica dovrebbe fare in modo di mantenere internet aperto “…alla concorrenza, all’innovazione e alla libertà di scelta dell’utente”.

 

Il rapporto valuta diversi scenari legati a una società dell’informazione sempre più ubiqua, delineando i 4 trend tecnologici in grado di sostenere la nascita e la crescita di una ‘connected society’:

 

La convergenza delle infrastrutture di comunicazione verso un’unica piattaforma – anche se complessa – in grado di rendere l’accesso a internet indipendente da luoghi, dispositivi, software, ecc.

 

Capacità di elaborazione disponibili ovunque, al pari di altri servizi pubblici come acqua, energia elettrica, gas, ecc.

 

Notevoli miglioramenti nella convergenza tra uomo e computer (comprese le nuove interfacce e gli strumenti del web 2.0) e nei rapporti tra sistemi sociali e tecnologici.

 

Internet stesso diventerà ‘attore intelligente’ grazie alle tecnologie del web 3.0 (web semantico).

 

Sulla base di queste tendenze, lo studio ha elaborato alcuni scenari possibili per il futuro della società dell’informazione.

Gli esperti sono stati quindi invitati a guardare indietro dal “futuro” e, con il beneficio del “senno di poi virtuale”, a raccomandare azioni che avrebbero dovuto essere prese in precedenza (nel periodo 2009-2020).

 

Lo scenario identificato come quello maggiormente in grado di provocare crescita economica, diversità e interoperabilità a vantaggio dei cittadini, combina: un approccio aperto alla tecnologia, un’industria competitiva, la collaborazione pubblico-privato nella definizione di norme e nello stimolo di un’innovazione aperta, una forte governance pubblica attuata di concerto con gli organismi di autoregolamentazione.

 

Gli scenari e le valutazioni d’impatto contenuti in questo studio serviranno, secondo la Commissione, a innescare un confronto più approfondito e rigoroso sul futuro di Internet e su temi quali la tutela della privacy in un ambiente virtuale così mutevole; la necessità di identificare e promuovere il tipo giusto di trasparenza, neutralità della rete e qualità del servizio; la maniera di fornire e assegnare in tutta Europa sufficiente larghezza di banda per i servizi internet mobile; la creazione di meccanismi di governance.

 

Lo studio si interroga inoltre sul ruolo dei governi nella promozione e nello sviluppo dell’architettura di Internet e sull’impatto dell’evoluzione del web sul concetto di identità associato a istituzioni e convenzioni sociali, nonché su questioni più tecniche concernenti la standardizzazione e l’interoperabilità.

 

La Commissione considera questo studio come un importante contributo alla formulazione delle priorità del dopo ‘i2010‘, la strategia digitale per la crescita e l’occupazione lanciata il 1° giugno 2005 e finalizzata a rafforzare la supremazia dell’Europa nelle tecnologie ICT entro il 2010.

 

A luglio, il Commissario Reding – all’epoca responsabile dei media e della società dell’informazione – ha annunciato i capisaldi del nuovo piano Digital Europe, che si articola in due parti: in primo luogo, l’azione che le istituzioni potranno realizzare quest’anno sulla base del lavoro già avviato; in secondo luogo, l’individuazione delle priorità per i prossimi cinque anni.

L’obiettivo della Ue è riuscire a portare la banda larga a tutti gli europei entro il 2010 e l’high speed broadband entro il 2013.

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