Europa
Con l’attesa approvazione della riforma Ue delle tlc, 500 milioni di cittadini europei beneficeranno finalmente di un quadro normativo armonizzato, che rafforzerà non solo la concorrenza, ampliando quindi la scelta di prodotti e servizi, ma anche i diritti: quello di avere una connessione internet adeguata, di cambiare gestore telefonico in un giorno, di essere informati in caso violazioni dei dati personali da parte degli operatori telefonici o internet.
Oggi, dopo due anni di battaglie e serrate trattative, gli atti legislativi saranno sottoscritti dai Presidenti del Parlamento europeo e del Consiglio. Il 18 dicembre, la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea sancirà quindi l’entrata in vigore dell’intero pacchetto di riforma, messa all’ultimo momento nuovamente in forse dall’inserimento di un emendamento volto a tutelare i diritti degli utenti internet di fronte a leggi antipirateria giudicate dal Parlamento lesive dei diritti fondamentali dei cittadini europei.
E così, il nuovo testo sancisce che la connessione internet degli utenti recidivi in fatto di download illegale potrà essere staccata “per motivi di interesse pubblico solo dopo l’espletamento di una procedura preliminare equa e imparziale e dopo un controllo giurisdizionale efficace e tempestivo”.
Lo aveva detto il Commissario Viviane Reding che, nonostante le pressioni dei governi, la legge dei ‘tre strikes’ – che avrebbe consentito a un’entità amministrativa di disporre il distacco della linea Internet dopo tre avvertimenti all’utente e senza una precedente procedura equa e imparziale o senza efficace e tempestivo controllo giurisdizionale – non avrebbe fatto certamente parte del diritto europeo.
Il nuovo testo, tuttavia, per qualcuno è comunque un po’ troppo vago: per il il partito dei Pirati, ad esempio, la decisione se staccare o meno la connessione ad eventuali pirati trovati a scaricare file illegalmente dovrebbe essere di esclusiva competenza di un tribunale.
Tra le ‘novità’, introdotte dal nuovo pacchetto, l’obbligo per gli operatori di dare agli utenti la possibilità di sottoscrivere un contratto di durata non superiore a 12 mesi e di informare meglio i consumatori sui termini dei contratti sottoscritti, troppo spesso – e non solo in Italia – infarciti di clausole vessatorie ai limiti della legge.
La riforma introduce quindi nuove norme per una gestione più flessibile dello spettro radio, una risorsa essenziale per lo sviluppo dei nuovi servizi wireless a banda larga e che dovrà essere gestita al meglio per garantire uguali possibilità a tutti gli attori della catena di valore, tanto più in vista del passaggio dalla Tv analogica a quella digitale, che dovrà essere completato entro il 2012 e lascerà uno strascico di frequenze che dovranno essere riallocate.
Lo spettro così liberato potrebbe essere usato, per esempio, per programmi televisivi supplementari, la banda larga mobile, l’identificazione a radiofrequenza – RFID (per applicazioni quali la riscossione dei pedaggi stradali o i passaporti biometrici), la sicurezza stradale e i nuovi servizi elettronici, per esempio nel settore amministrativo (eGovernment) o sanitario (eHealth). Le frequenze liberate potranno accogliere nuove tecnologie a banda larga aperte e servizi d’accesso che contribuiranno a colmare il “divario digitale”.
Riguardo proprio la gestione delle frequenze, i risultati ottenuti non sembrano però rispecchiare le ambizioni della Commissione, che avrebbe voluto ottenere una gestione ancora più flessibile e armonizzata del dividendo digitale, la cui dimensione totale è stimabile complessivamente attorno ai 300 MHz e che rappresenta una opportunità unica per ‘democratizzare’ la banda larga in Europa.
“La Commissione – ha spiegato Fabio Colasanti, vice presidente Dg Società dell’informazione e media della Commissione europea – continuerà a lavorare affinché ci sia una azione comune per la gestione del dividendo digitale perché è necessario armonizzare la situazione dei Paesi che sceglieranno di destinare parte delle frequenze (800 Mhz) alle Tv con quelli che opteranno per le TLC. In questo senso la Commissione sta collaborando con i rappresentanti degli Stati membri”.
Il Commissario Viviane Reding è parsa comunque soddisfatta dei risultati ottenuti sia nell’ambito dei diritti dei consumatori, per la prima volta “al centro della normativa sulle telecomunicazioni”, sia per quanto riguarda le novità disposte per i regolatori nazionali.
“I consumatori europei si rallegreranno per il nuovo ed efficace strumento della separazione delle funzioni, che aiuterà i regolatori nazionali ad ovviare alle strozzature persistenti della concorrenza sui mercati delle telecomunicazioni, ampliando le possibilità disponibili per i consumatori”, ha affermato ancora la Reding, secondo cui “…il mercato unico europeo del settore delle telecomunicazioni sta ormai diventando realtà per gli operatori e i consumatori”.
Soddisfazione è stata espressa anche dall’Etno, l’Associazione europea degli operatori di telecomunicazioni.
“Il voto del Parlamento – ha affermato il direttore Michael Bartholomew – ha confermato l’importanza del settore delle telecomunicazioni per l’economia e la società e anche la necessità di rafforzare i diritti degli utenti e la certezza giuridica”.
Per il direttore Etno, il via libera alla riforma sottolinea anche la necessità “di incoraggiare gli investimenti privati nelle reti di accesso internet ad alta velocità per il pieno beneficio dei consumatori”.
L’NGA, insomma, dovrebbe essere una priorità della Commissione, che nella prossima raccomandazione sull’accesso alle reti di nuova generazione dovrebbe tradurre in realtà l’approccio regolamentare “mirato e proporzionato” delle nuove disposizioni, in base alle quali le autorità nazionali di regolamentazione devono promuovere “investimenti efficienti e innovazione in infrastrutture nuove e migliorate” come le nuove reti a fibra ottica. Inoltre, qualsiasi obbligo di accesso relativo all’apertura della nuova infrastruttura ai concorrenti dovrà tenere “debito conto del rischio sostenuto dalle imprese di investimento”, consentendo “vari accordi di cooperazione tra gli investitori e le parti che richiedono accesso” al fine di diversificare il rischio di investimento.
Etno ha “accolto con favore l’introduzione di queste disposizioni, che rafforzano gli incentivi a investire mantenendo gli attuali livelli di competitività”, ma ha criticato la decisione di introdurre nel pacchetto anche il rimedio “nuovo e relativamente mai testato” della separazione funzionale, che non sarebbe “adeguato agli attuali livelli di competitività del mercato e aggiunge incertezza in un clima di recessione economica e in un momento in cui il settore deve affrontare gravosi investimenti”.