Italia
Si è tenuta presso la Casa del Cinema di Roma la conferenza su “Anno Cinematografico 2009 – I dati e le prospettive dell’industria del Cinema Illustrati e commentati dagli operatori“. Gli interventi di Riccardo Tozzi e Michele Napoli, Presidenti delle sezioni Produttori e Distributori dell’Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali), e di Paolo Protti Presidente dell’Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) e Carlo Bernaschi Presidente dell’Anem (Associazione nazionale esercenti multiplex), hanno delineato la situazione odierna del cinema in Italia a fronte dei dati sugli incassi dell’anno cinematografico in corso.
Il primo dato sottolineato da tutti è che il mercato cinema ha tenuto nonostante la crisi; anzi, è stata una delle poche industrie di contenuti a non pagare un grosso dazio alla crisi economica mondiale. Il dato preoccupante, invece, è la diminuzione della quota di film italiani a vantaggio dei concorrenti statunitensi.
Secondo Tozzi, il fattore primario è stata la staticità del cinema italiano, che ha riproposto gli stessi temi e le stesse forme dei successi cinematografici dei primi anni 2000 senza aggiornarsi, in netto contrasto col cinema USA che ha rinnovato stile e linguaggio e ha aumentato le quote di mercato in Italia. L’allarme per il cinema nostrano è comunque mitigato dai grandi risultati raggiunti dall’Italia per quanto riguarda il cinema 3D, vero fenomeno trainante della stagione in corso. A tal proposito si è discusso sull’importanza del passaggio al cinema digitale, che dovrà rappresentare un altro vettore trainante per la fruizione cinematografica in Italia nel prossimo futuro.
Protti si è augurato che i costi e le spese che il digitale comporterà possano essere suddivisi in modo equo tra le parti e non gravare esclusivamente sugli esercenti, e ha sottolineato l’importanza di manovre fiscali come il tax credit e il virtual print fee per l’industria cinema. In merito ai costi per il passaggio al digitale, Bernaschi ha sottolineato che le stesse perplessità si erano manifestate a fronte dei costi per il 3D. I risultati di oggi del 3D, però, fugano ogni dubbio e dovrebbero incentivare a investire tutti sull’aggiornamento delle sale.
Napoli ha auspicato un lavoro di concertazione tra le industrie del settore a vantaggio dell’interesse comune e per migliorare l’offerta del cinema nostrano.
L’appuntamento delle Giornate Professionali di Cinema a Sorrento consente appunto al settore di riunirsi e cercare insieme una soluzione per il migliorare il prodotto cinema. L’espansione temporale data quest’anno alla manifestazione, che passa dai tre giorni canonici a cinque, è un segno evidente di questa volontà.
Considerando che il 2007 fu un anno di grandi risultati e che nel 2008 c’è stata una sostanziale tenuta, per il 2009 (almeno sino ai dati odierni) il mercato cinematografico italiano ha confermato, stando al presidente dell’Anem, una sua stabilità pur in presenza di una situazione difficile dell’economia. I dati generali leggermente negativi per le presenze, mostrano invece elementi di positività per gli incassi; dato questo sicuramente ascrivibile al successo delle proiezioni in 3D. A livello di strutture attive si segnala la continua difficoltà dell’esercizio monoschermo (577 monosale contro le 612 dello scorso anno: -35 strutture); una tenuta dei multicinema da
II 2009 segna il record di schermi attivi in strutture multiplex (cinema con più di 7 schermi), 1276, e il record del peso degli incassi registrati in queste strutture, il 55,71%. Record ancora maggiore se consideriamo il peso dei multicinema (cinema superiori ai 5 schermi) che raggiungono il 73% dei biglietti venduti. Altro dato in controtendenza con i dati generali: le strutture multicinema (da 5 schermi in su) registrano un incremento degli incassi totali ben al di sopra delle medie; passando da 314 milioni di euro dei primi 10 mesi del 2008 ai 336 milioni di euro dei primi 10 mesi del 2009 (+8% contro 4,8% di tutto il mercato).
Leggerissimo incremento, sottolinea Bernaschi, per i biglietti venduti nei multiplex, dai 51,5 milioni del 2008 ai 52.3 milioni nei primi dieci mesi del 2009.
“Ritengo quindi che il settore multiplex pur in un anno difficile sia stato in grado di dare risposte adeguate riuscendo, soprattutto grazie alle nuove tecnologie, a mantenere incassi e presenze”.
Sui dati dello scorso anno, i problemi restano gli stessi mentre quella che era una tendenza auspicata, il 3D, è diventata una solida, piacevole realtà. L’esercizio cinematografico ha grandi potenzialità e concrete possibilità di incremento degli spettatori; i primi dati sul rendimento dei nuovi sistemi in 3D mostrano una resa commerciale doppia di questo tipo di proiezione rispetto alla proiezione normale.
L’Anem ritiene che per una crescita degli spettatori siano necessari alcuni correttivi: A) Una più razionale distribuzione di film per avere uno sfruttamento più lungo e per tutto l’anno B) il mantenimento di una grande offerta di cinema d’estate Inoltre, una più accorta pianificazione dei film eviterebbe l’uscita contemporanea di
Bernaschi ha concluso, sostenendo che sull’estate cinematografica che deve essere mantenuta priorità assoluta invitando la produzione italiana (sia quella più commerciale che quella più d’essai) ad una maggiore presenza.
Per Michele Napoli, il dato più eclatante, dopo la lettura dei dati Cinetel, è che la sostanziale tenuta del mercato si deve all’affermazione del 3D e del digitale nelle sale cinematografiche italiane: “Un fatto importante, soprattutto se si considera il breve tempo in cui questa mutazione è avvenuta. L’accordo siglato tra distributori ed esercenti per il riconoscimento della VPF darà ancora più slancio a questa innovazione tecnologica, anche perché si è raggiunto cercando l’interesse di tutti, spettatori compresi“.
Un dato preoccupante, evidenzia il presidente dei distributori Anica, è invece la consistente flessione della quota italiana, più di 6 punti percentuali in un anno. “E’ evidente che il cinema italiano, attualmente, non ha strumenti per controbattere la novità del 3D. Ma dobbiamo lavorare, perché non possiamo accontentarci di una sostanziale tenuta delle presenze, dal momento che il nostro obiettivo deve essere sempre quello di far andare sempre più gente al cinema. Per questo credo che, al di là della novità del 3D, tutti noi dobbiamo cogliere l’occasione della digitalizzazione delle sale per offrire agli spettatori nuovi servizi, e non solo nei multiplex, ma anche e soprattutto nelle sale di città, che costituiscono attualmente l’elemento di crisi del mercato cinematografico. Per risolvere questo problema dobbiamo agire nello stesso modo in cui ci siamo mossi per favorire la digitalizzazione: ragionare tutti insieme, senza schemi preconcetti e con un unico obiettivo, migliorare l’offerta e aumentare la domanda di cinema in Italia”.
Il presidente dell’Anec, Paolo Protti ritiene che siano due le principali considerazioni che si possono trarre dai dati cinema del 2009: la sostanziale tenuta del mercato e il sensibile calo degli spettatori dei film italiani. Sulla tenuta del mercato Protti esprime moderata soddisfazione per il fatto che tale mantenimento si registra in una congiuntura economica tutt’altro che favorevole. “Evidentemente — dice il presidente dell’Anec — il pubblico riconosce al cinema in sala il merito di rappresentare un modo valido per trascorrere il tempo libero, a prezzi contenuti”. Significativi i risultati dei film in 3D che testimoniano l’ottima accoglienza verso questi prodotti:
“Ciò – precisa Protti – incoraggia l’esercizio a impegnarsi nell’ammodernamento tecnologico delle sale che già ci vede ai primissimi posti in Europa, e che riceve ulteriore spinta dai nuovi film annunciati e dalla collaborazione assicurata dai distributori a questa vera rivoluzione”.
Preoccupa, invece, la flessione dei film italiani: “non per loro demerito ma come conseguenza della forte crisi che colpisce gli schermi di città, 750 dei quali si sono chiusi negli ultimi anni, con inevitabile perdita di fasce importanti di pubblico. E’ doveroso che l’industria del cinema ma anche gli enti territoriali e le istituzioni nazionali, si impegnino, a seconda delle proprie competenze e responsabilità, per evitare di disperdere un grande patrimonio italiano, che assicura una efficace distribuzione dei prodotti nazionali ed europei di qualità e che garantisce una migliore vivibilità dei nostri centri urbani, con ricadute positive sulle altre attività commerciali e più in generale sui cittadini”.
“Come previsto, perché i primi segnali erano stati colti già lo scorso anno, la quota di mercato del cinema italiano, in presenza di una sostanziale stabilità del consumo di cinema, è in flessione”, ribadisce il presidente dei produttori Anica.
Per Riccardo Tossi, si tratta di un’inversione di tendenza, dopo un lungo e forte ciclo di espansione, protrattosi per tutti gli anni 2000. La portata del fenomeno è rilevante: una flessione di sei punti equivale ad una perdita di oltre il 20% del pubblico dei film italiani. Agiscono almeno tre fattori concomitanti.
“Non abbiamo dubbi che il principale sia connesso alla struttura del circuito. Tre anni fa il 60% circa dell’incasso totale si realizzava nelle sale urbane e il 40 nelle multiplex. Oggi la proporzione è praticamente invertita, mentre il livello dell’incasso e delle entrate totali è rimasto sostanzialmente invariato. Ciò significa che si è verificata una sostituzione di pubblico: è diminuito il pubblico adulto metropolitano a prevalenza femminile, mentre è cresciuto il pubblico giovanile periferico prevalentemente maschile. Cioè una parte dell’audience tipica del cinema italiano europeo e americano indipendente, è stata sostituita da una quota aggiuntiva di audience del cinema americano delle major”.
Ciò pone un’esigenza immediata di mettere in atto politiche di rilancio e riqualificazione del circuito di sale urbane.
Il mondo dell’esercizio si sta dimostrando consapevole del problema.
“Tutta l’industria – commenta Tozzi – deve sostenerlo nella ricerca di soluzioni rapide ed efficaci”.
Un secondo fattore è l’oggettiva crescita di appeal della produzione americana. Dopo un decennio in cui, a livello mondiale, la produzione locale ne aveva eroso le quote di mercato, il cinema americano sta esprimendo una nuova vitalità, tecnologica (il 3D) ma anche stilistica. Il che mette in campo il terzo fattore, su cui a mio parere va avviata una riflessione. La cinematografia italiana alla fine degli anni ’90 si è rinnovata, sviluppando modelli espressivi nuovi, che hanno avuto successo.
“Oggi quei modelli hanno forse esaurito la loro spinta, e si richiede un nuovo lavoro di ricerca sul piano del linguaggio. La situazione è seria. Tuttavia, a differenza degli anni ’80 e ’90 (i due decenni della crisi), oggi il cinema italiano è un’industria che ha consapevolezza e motivazione. E’ in grado di affrontare le difficoltà di mercato e le sfide competitive. Le associazioni professionali del settore, e la loro collaborazione, sono il terreno e lo strumento principale per questo lavoro”. (r.n.)