Italia
Il dividendo digitale? “C’è ed esiste“, ha dichiarato il viceministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, spiegando che “Il passaggio al digitale prevede per l’Italia un dividendo di 6 canali che sono quelli che l’Europa ci ha chiesto per chiudere la procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. Lo stiamo attuando nelle regioni dove si passa al digitale e a questo punto possiamo ritenere chiusa la procedura di infrazione con la Ue avendo dimostrato sul terreno come il dividendo digitale c’è ed esiste”.
Per la Ue, le frequenze lasciate libere dal passaggio alla Tv digitale rappresentano una risorsa essenziale per estendere la portata della banda larga in aree che ne sono ancora sprovviste e in vista dello sviluppo di nuovi servizi wireless.
Con l’approvazione del pacchetto telecom, la Ue, ha informato Fabio Colasanti, vice presidente Dg Società e Media della Commissione europea, “continuerà a lavorare affinché ci sia una azione comune per la gestione del dividendo digitale, perché è necessario armonizzare la situazione dei Paesi che sceglieranno di destinare parte delle frequenze (800 Mhz) alle Tv con quelli che opteranno per le TLC. In questo senso la Commissione sta collaborando con i rappresentanti degli Stati membri’.
La Commissione europea, che vorrebbe realizzare un approccio armonizzato a livello europeo per la gestione delle frequenze, ha proposto il 29 ottobre un piano per una ripartizione coordinata dello spettro che incoraggi la concorrenza e gli investimenti nei servizi senza fili di nuova generazione, che consentono lo streaming video, la navigazione completa su internet e la trasmissione rapida di dati su un telefono cellulare.
Il passaggio alla Tv digitale libererà i quattro quinti delle frequenze che servivano a portare nelle nostre case le trasmissioni televisive: questo “tesoretto”, se adeguatamente sfruttato, potrebbe apportare benefici per l’economia quantificabili tra i 20 e i 50 miliardi di euro.
In questo modo si potrà conseguire l’obiettivo di garantire al 100% della popolazione Ue la copertura in banda larga veloce entro il 2013.
La Ue invita pertanto gli Stati membri ad accelerare l’abbandono della TV analogica e a completarlo entro il 1° gennaio 2012.
“Cinque paesi (Finlandia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia), oltre agli Stati Uniti, hanno già dimostrato che l’abbandono dell’analogico può avvenire in tempi rapidi”, ha sottolineato la Commissione.
La Ue inoltre, unitamente al Parlamento europeo e al Consiglio, ha proposto di affrontare obiettivi strategici, quali i tempi per l’apertura del dividendo digitale a usi diversi da quelli della radiodiffusione ad alta potenza, per definire una posizione comune europea nei negoziati con i paesi limitrofi sullo spettro del dividendo digitale, e la possibilità di definire obiettivi futuri per la Ue in vista di un utilizzo del dividendo digitale con tecnologie più efficienti.
“Esorto gli Stati membri della UE – ha sottolineato il Commissario Ue Viviane Reding – ad accelerare il passaggio alla TV digitale e a completarlo entro il 1° gennaio 2012. Invito inoltre le autorità nazionali a utilizzare il dividendo digitale in modo da favorire la concorrenza, aprire il mercato a nuovi operatori e servizi e massimizzare gli effetti sull’economia. Solo così si potrà garantire che il dividendo digitale sia usato per portare la banda larga wireless in regioni della UE in cui l’internet ad alta velocità non può essere fornito in modo efficiente con altre tecnologie”.
Riguardo all’incontro con Mediaset, stamani Romani ha confermato d’aver visto i vertici aziendali, spiegando che si tratta degli “incontri riservati che ci sono al ministero con tutti gli attori del settore”.
Romani ha aggiunto che la riunione “non ha riguardato i temi riportati dai giornali”, non è però entrato nel merito degli argomenti trattatati.
“Vedo tutti, non c’è nessuno scandalo – ha precisato -. Ha creato notizia quell’incontro ma ho parlato con Mediaset come un domani parlerò con Telecom e con altri”.
Sul digitale terrestre, s’è registrato oggi l’intervento del senatore del Pd Francesco Ferrante che, parlando delle difficoltà dello switch-off del Lazio, ha preannunciato un’interrogazione parlamentare.
“Il difficoltoso e scarsamente organizzato spegnimento dell’analogico nel Lazio sta colpendo anche gli utenti delle regioni limitrofe, in particolar modo l’Umbria. Il caos e i disagi che i cittadini romani hanno subito colpiscono, secondo quanto segnalano molti cittadini umbri, anche parte di una regione che ha il proprio switch-off previsto addirittura nel 2012. Il ministero delle comunicazioni verifichi la situazione e si attivi sulle interferenze e i malfunzionamenti”.
“Secondo le notizie che provengono dal territorio – ha detto ancora Ferrante –molti cittadini umbri, in particolar modo le persone più anziane, sono vittime della nuova tecnologia, e soprattutto della carenza di informazioni e assistenza a seguito del passaggio al digitale terrestre nel Lazio. Lamentano serie difficoltà ovviamente anche le piccole televisioni locali che, a causa di disturbi e assenza di segnale, perdono interamente il loro bacino d’utenza”.
“E’ bene – ha concluso – che il Ministero delle Comunicazioni monitori con attenzione la situazione, anche in previsione dei futuri switch-off che interesseranno le altre regioni italiane e affinché altri utenti non debbano fare le spese di un fastidioso disservizio”.
Sulla stessa linea le affermazioni del deputato del Pd Franco Ceccuzzi, che s’è chiesto: “Lo switch-off di Roma colpisce e danneggia anche la Toscana? Il governo verifichi e intervenga”.
“Dal momento del passaggio al digitale terrestre di Roma e di gran parte del Lazio – ha spiegato Ceccuzzi – anche i cittadini della Toscana del Sud hanno iniziato a riscontrare diversi problemi con il segnale televisivo. Interferenze sulle emittenti locali stanno provocando non soltanto un danno agli utenti che non possono seguire le consuete trasmissioni locali e in particolare l’informazione, ma anche un problema economico per le imprese televisive”.
“Il nuovo piano delle frequenze adottato per il Lazio – ha precisato il deputato Pd – sta, quindi, causando problemi anche nelle regioni limitrofe. I telespettatori segnalano annebbiamento di segnale e, in alcuni casi, l’impossibilità di guardare i consueti canali. Dopo i gravi disagi subiti a Roma e nelle province laziali, siamo all’ennesimo danno provocato da una gestione evidentemente maldestra dello switch-off romano”.