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Ad alcuni giorni dalle dichiarazioni di Rupert Murdoch, che ha ipotizzato l’intenzione di proibire a Google l’accesso gratuito e completo alle notizie dei giornali della News Corp, il co-fondatore di Twitter, uno tra i più noti social network, è tornato sull’argomento per dire la sua.
I giornali devono essere “radicalmente aperti” se intendono fare denaro nel mondo di internet, ha sottolineato Biz Stone, indicando che gli piacerebbe vedere cosa succederebbe se il tycoon australiano andasse avanti col proprio piano di bloccare a Google l’accesso ai propri siti.
Secondo Murdoch, la cosiddetta pratica del “fair use” con la quale motori di ricerca, ma anche blog privati, utilizzano contenuti prodotti da altri, “è illegale e andrebbe affrontata in sede giuridica“.
“Mi riferisco a Google, a Microsoft, a Ask.com, e a molti altri… Non è giusto che abbiano queste cose gratis e penso che finora abbiamo chiuso gli occhi”.
Riferendosi a Google in particolare, il tycoon è arrivato a dire che porta avanti un’attività “cleptomane” e “parassitaria“, per l’inclusione delle notizie dei suoi quotidiani nella sezione Google News Page.
Annunciando così la possibilità di vietare al motore di ricerca di utilizzare i contenuti della propria compagnia. Una volta perfezionati i piani per gli abbonamenti online, dai portali di questi quotidiani, Google potrebbe del sparire del tutto.
La News Corp possiede il Sun e il Times in Gran Bretagna, mentre negli Stati Uniti il Wall Street Journal e il New York Post.
Per Stone, la proposta del magnate potrebbe rivelarsi un “fallimento” e suggerisce invece di “provare sistemi aperti per fare denaro“.
Ma accanto a Murdoch è sceso in campo anche Microsoft, da tempo impegnato in una battaglia contro Google per la leadership sul mercato della ricerca online.
Un accordo anti-Google tra Microsoft e News Corp potrebbe avvantaggiare gli editori della carta stampata, che potrebbero trovare una migliore remunerazione per i loro contenuti online.
Anche se gli osservatori hanno definito ‘miope’ l’intenzione della News Corp di abbandonare la piattaforma Google News , una eventuale ‘adesione’ di Microsoft renderebbe l’affare molto più complesso. Tanto più che la News Corp ha anche annunciato l’intenzione di far pagare la lettura delle edizioni online dei suoi giornali, come avviene già per il Wall Street Journal.
Microsoft, da canto suo, avrebbe iniziato a prendere contatti anche con altri editori per convincerli ad abbandonare i siti Google.
Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazioni del Pd, ritiene che sia ancora “prematuro” dare una valutazione su una possibile intesa tra News Corp e Microsoft. E ha affermato che “è chiaro che la nascita di un accordo” tra i due colossi “potrebbe dar luogo ad un’alternativa a Google” ma ha anche ricordato che “sfide a Google sono state tentate più volte, anche da giganti, ma perse sempre”.
“Google – ha aggiunto Gentiloni – rappresenta un efficace meccanismo consolidato. E’ pur vero, però, che rappresenta un monopolio, e questo porta con sé un dato di allarmismo”.
Sui possibili risvolti sull’Italia di questo ‘accordo anti-Google’, Gentiloni ha sottolineato: “In Italia chi fabbrica news su internet è alla ricerca di modalità che rendano più profittevole il business in Rete, ciò che non hanno ancora trovato”. In questo senso, ha spiegato, Murdoch “fa da apripista” a una nuova possibile strada da percorrere per poter trarre profitti facendo dell’informazione online. Per questo, ha concluso, “è giusto che il mondo dell’informazione” anche quello italiano “guardi a Murdoch con interesse“.
Anche la Fieg è intervenuta nella querelle, per dire che, con Google News, si corre il rischio che la produzione di contenuti, e quindi di ricchezza, possa essere svilita senza la fissazione di regole.
Carlo Malinconico, presidente della Fieg, ha spiegato: “Le nostre preoccupazioni sono che la produzione di ricchezza, una produzione che costa, vada svilita dal fatto che in rete attraverso motori di ricerca vi sia la possibilità di accedere in modo rapido, con dei link, a degli articoli e il rischio che alla fine la capacità di creare contenuti editoriali si impoverisca fino a svanire”. Insomma non c’è nessun fatto “vetero-nostalgico” sulla necessità che il lettore vada in edicola a comprare il giornale: “la preoccupazione è che esistono motori di ricerca per cui non c’è nessuna regola”.