Italia
Desidero innanzitutto ringraziare gli organizzatori di questo evento per l’invito a partecipare a questo panel in qualità di membro dell’Executive Board di ETNO. ETNO è l’Associazione europea degli operatori di telecomunicazioni. ETNO è nata nel 1992 e ad oggi conta 42 membri che operano in 36 paesi, rappresenta quindi il settore anche al di là dei confini della UE.
I ricavi totali aggregati dei membri dell’Associazione ammontano a 267,5 miliardi di euro, di cui il 54% ha origine da operazioni di rete fissa ed il 43% da rete mobile (dati del 2008). I membri di ETNO impiegano complessivamente un milione di persone. Gli investimenti aggregati dei membri di ETNO rappresentano il 71% degli investimenti totali del settore. Nel 2008, il valore degli investimenti era pari a 33 miliardi di euro (in calo del 2,3 % rispetto al 2007) Il 41% degli investimenti è destinato al segmento del mobile, ed il restante 59% al segmento fisso.
La convergenza delle piattaforme di accesso rappresenta un’area di forte impegno da parte dell’industria delle comunicazioni elettroniche, nel suo complesso (operatori, manifatturieri, content providers). Secondo un Rapporto della Commissione Europea[1], nel luglio del 2009, la larga banda mobile è cresciuta del 54%, rispetto al luglio 2008, con un tasso di crescita molto più marcato rispetto alle connessione a larga banda su piattaforma fissa che sono cresciute solo del 2,4%.
Il mio contributo alla discussione di oggi intende fornire una prospettiva europea al tema del dividendo digitale, sia dal punto delle politiche comunitarie, che da quello degli operatori europei, secondo i quali queste frequenze – nel momento in cui verranno rese disponibili per usi diversi dal broadcasting – rappresenteranno un asset strategico per lo sviluppo del settore delle comunicazioni elettroniche, oggi e negli anni a venire
Come è noto, il tema del dividendo digitale e dell’ottimizzazione del suo utilizzo è oggetto da qualche anno di grande attenzione, sia da parte dell’industria, che da parte dei regolatori europei, perché grazie alle sue peculiari caratteristiche di propagazione (minor numero di stazioni radio base e migliore ricezione indoor) consentirebbe la fornitura di servizi a banda larga in aree oggi non ancora coperte grazie a tecnologie wireless, nonché l’offerta di nuovi servizi a valore aggiunto per i consumatori.
Vorrei ricordare quanto affermato dal Commissario Ue per i media e la società dell’informazione, Viviane Reding: “Con il passaggio dalla TV analogica alla TV digitale, una imponente quantità di risorse frequenziali si renderanno disponibili per altri usi, in particolare per la banda larga wireless Ciò implica che tali frequenze potranno ora essere destinate a servizi nuovi e innovativi che utilizzano lo spettro radio, dall’internet senza fili a telefoni cellulari dalla tecnologia più avanzata e a nuovi canali TV interattivi e ad alta definizione. Le regioni periferiche potrebbero trarre enorme giovamento da questa evoluzione, in quanto lo spettro disponibile potrebbe essere utilizzato dal wireless in banda larga per portare l’internet ad alta velocità in aree non ancora cablate”. Ed ancora: “Coordinando a livello europeo l’assegnazione delle frequenze che sono state liberate – il cosiddetto “dividendo digitale” – ai nuovi servizi si potrebbero ottenere benefici per l’economia quantificabili tra i 20 e i 50 miliardi di euro”[2].
Gli operatori riuniti nell’ETNO sono concordi nel ritenere, insieme alle Istituzioni Comunitarie, che l’Europa ha oggi un’occasione unica nell’incoraggiare e coordinare la liberazione delle frequenze del Digital Dividend, contribuendo in questo modo al processo di ripresa economica, MA affinché ciò avvenga le frequenze del Digital Dividend dovranno essere rese disponibili in tempi rapidi e con modalità armonizzate.
La banda del Digital Dividend (la cui dimensione totale è stimabile complessivamente attorno ai 300 MHz) risulta oggi sufficientemente ampia per soddisfare sia i bisogni dei servizi TV sia quelli di nuovi servizi wireless di comunicazione elettronica. Tuttavia, secondo gli operatori europei, in coerenza con quanto indicato dalla stessa Commissione Europea, l’allocazione armonizzata di una porzione della banda UHF – la c.d banda 800MHz[3] – alle comunicazioni elettroniche potrebbe apportare grandi benefici economici a tutti i Paesi europei.
Come già accennato tali benefici saranno raggiungibili solo se la nuova destinazione delle frequenze avverrà il prima possibile e con il maggior grado di armonizzazione a livello UE: in altri termini sarebbe necessario agire, secondo tempistiche coordinate e una designazione univoca della porzione di banda da riassegnare. L’armonizzazione delle condizioni di assegnazione delle frequenze del Digital Dividend potrà garantire, infatti, benefici sostanziali per i consumatori, i governi e l’industria, laddove, al contrario, un’allocazione frammentata produrrebbe costi non necessari.
Studi condotti dalla GSMA, l’associazione globale degli operatori mobili, sulle economie di scala nella produzione dei terminali mobili hanno infatti mostrato che “laddove la dimensione del mercato sia ridotta da una dimensione europea alla dimensione, ad es., di un Paese come l’Italia la frammentazione potrebbe raddoppiare i costi dei terminali”.[4]
Un’azione coordinata a livello europeo è inoltre fondamentale per garantire il funzionamento dei servizi transfrontalieri, come tipicamente il roaming internazionale, che costituisce una caratteristica fondamentale dei servizi di telefonia mobile.
L’ETNO, condivide quindi pienamente la decisione di quegli Stati Membri che, anticipando l’allocazione armonizzata di tale banda, hanno deciso di assegnare le frequenze della banda 790-862 MHz del Digital Dividend a servizi di comunicazione elettronica sulla base delle condizioni tecniche già definite dagli organismi internazionali di standardizzazione e, in particolare, della Conferenza Europea per le Poste e Telecomunicazioni (CEPT).
Gli operatori europei condividono altresì la convinzione della Commissione secondo la quale il rilascio di queste frequenze per i servizi di comunicazione elettronica – oltre che alla promozione della crescita economica e dell’occupazione – apporterà significativi benefici in termini di “social inclusion”, mediante il miglioramento della copertura della larga banda nelle aree rurali. Come già evidenziato, infatti, le frequenze della banda 800 MHz hanno eccellenti caratteristiche di propagazione, tali da consentire la fornitura di servizi broadband in aree geografiche periferiche in modo più efficiente che attraverso infrastrutture di rete fissa.
La fornitura dell’accesso Internet a banda larga riveste un valore significativo in termini di accessibilità e di partecipazione, di educazione, di compimento in definitiva dell’inclusione digitale. Le lunghe attività preparatorie messe in campo dalla Commissione Europea – che, ricordo, ha lanciato il tema con una Comunicazione già nel 2005[5] – e l’ampia attività di consultazione delle parti interessate, hanno consentito alla Commissione stessa di analizzare compiutamente la situazione e di arrivare all’adozione di un Piano di Azione europeo per la riallocazione del Dividendo Digitale. Come noto infatti, la Commissione ha recentemente adottato due atti di primaria rilevanza nell’ambito di questo processo: la Comunicazione “Transforming the Digital Dividend into Social Benefits and Economic growth” e la Raccomandazione “Facilitating the release of the Digital Dividend in the European Union” (v. all.2). In queste proposte l’esecutivo europeo ha tracciato le azioni necessarie a livello europeo per incoraggiare la liberazione delle frequenze della banda 800MHz e consentirne il riutilizzo per servizi di comunicazione elettronica lasciando, al contempo, liberi gli Stati Membri di adattare tali misure alle proprie particolari condizioni nazionali.
Nel panorama europeo, vorrei citare le scelte già effettuate da: Francia, Germania, Svezia, Danimarca e UK, che hanno già deciso di liberare i 72 MHz del Digital Dividend per i servizi di comunicazione elettronica. La Spagna ha già dichiarato la propria intenzione di procedere nella stessa direzione ed altri Paesi europei come l’Olanda, la Grecia e l’Irlanda stanno considerando questa opzione. Pur comprendendo la volontà degli Stati Membri di assumere decisioni autonome, i membri dell’ETNO ritengono che un pieno beneficio potrebbe derivare dal Dividendo Digitale solo mediante una reale armonizzazione a livello europeo. Per quanto riguarda infine lo scenario di lungo periodo, ETNO ritiene che dovrebbe essere facilitata la possibilità di un’ulteriore estensione del Digital Dividend, basata anche su ulteriori evoluzioni tecnologiche.
In conclusione, secondo gli operatori europei riuniti nell’ETNO la disponibilità simultanea e armonizzata delle frequenze 800MHz, rappresenta una “chance imperdibile” per l’Europa, particolarmente in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.
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[1] COCOM09-29, pubblicato il 18 novembre 2009
[2] Comunicato stampa della Commissione IP/09/1595 del 28 ottobre 2009
[3] Corrisponde alla banda 790-862MHz
[4] “The advantages of common frequency bands for handset production” Si veda www.rttonline.com/home_frame.htm
[5] COM(2005) 461 on EU Spectrum policy priorities for the digital switchover in the context of the upcoming Regional Radiocommunication Conference 2006 (RRC-06)