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La GSMA ha presentato nei giorni scorsi il ‘Green Manifesto’, nel quale vengono definite le azioni con cui l’industria mobile prevede di ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra, a dimostrazione del ruolo chiave che le comunicazioni mobili possono svolgere nella riduzione delle emissioni in altri settori e industrie.
Il manifesto contiene inoltre raccomandazioni politiche per i governi e i delegati che presenzieranno alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Copenaghen (7-18 dicembre), attraverso cui realizzare il pieno potenziale delle comunicazioni mobili nella riduzione delle emissioni globali di gas serra.
Tra gli obiettivi delineati nel Manifesto, la riduzione del 40% delle emissioni complessive di gas ad effetto serra entro il 2020.
Questa previsione copre tutte le emissioni provenienti da fonti di energia sotto il controllo degli operatori di telefonia mobile, tra cui il consumo di energia dalla rete radio, gli edifici, il consumo di energia e le emissioni prodotte dai trasporti.
Il numero di connessioni mobili è previsto in aumento del 70% a 8 miliardi entro il 2020, trainato dalle reti mobili di nuova generazione che traghetteranno milioni di persone nell’era dell’economia dell’informazione.
Nonostante questa crescita, l’industria della telefonia mobile prevede che le emissioni totali resteranno costanti a 245 mega-tonnellate di anidride carbonica, pari allo 0,5% del totale delle emissioni globali nel 2020.
Allo studio anche forme di collaborazione con i produttori di dispositivi mobili e i vendor di infrastrutture, per fare in modo che l’energia consumata da un dispositivo, in stand-by e durante l’uso, sia ridotta del 40% entro il 2020. stesso obiettivo anche per la riduzione delle emissioni legate alle diverse componenti delle reti.
“Mettendo in atto le giuste politiche pubbliche, l’industria mobile può fornire un importante contributo nella lotta contro il riscaldamento globale, riducendo le emissioni degli altri settori di oltre 4,5 volte rispetto allo stesso impatto dell’industria mobile, come togliere un’auto su tre dalle strade”, ha affermato Rob Conway, CEO e membro del consiglio di amministrazione della GSMA.
“L’industria mobile potrebbe consentire una riduzione delle emissioni di gas serra di 1.150 Mt. CO2e nel 2020 – il doppio delle attuali emissioni del Regno Unito”, ha aggiunto.
“Le tecnologie mobili – ha continuato Steve Howard, CEO, The Climate Group – sono all’avanguardia di una nuova rivoluzione energetica e di informazione e hanno un ruolo importante da svolgere per aiutare gli individui e le imprese ad abbattere le emissioni e risparmiare denaro, rendendo più facile da monitorare e gestire l’uso dell’energia”.
“Utilizzare i telefonini per ridurre i consumi energetici nelle nostre case e degli uffici – dalle auto elettriche e ai pannelli solari, alle lavatrici, frigoriferi e televisori – non è fantascienza e potrebbe presto diventare banale e semplice come l’invio di un testo”, ha aggiunto.
L’industria mobile ha quindi invitato i governi a firmare un accordo per il dopo Kioto e a stabilire obiettivi vincolanti a livello mondiale per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra a lungo termine.
“L’industria mobile mondiale sta avanzando a grandi passi verso il miglioramento della sua efficienza energetica e per consentire ad altre industrie di fare lo stesso”, ha concluso Conway.
La Gsma ha quindi fatto sapere che il programma Green Power for Mobile (GPM) lanciato per sostenere gli operatori mobili nella ricerca di nuovi modi per sfruttare le energie rinnovabili come mezzo per ottimizzare i costi, ha ottenuto il supporto dell’International Finance Corporation (IFC), la divisione del Gruppo Banca Mondiale a sostegno degli investimenti privati nei paesi in via di sviluppo.
Grazie a questa collaborazione, gli operatori mobile dei paesi emergenti potranno beneficiare di programmi di assistenza tecnica e di condivisione del know-how e di ricerche di mercato che li aiutino a implementare reti a energia rinnovabile su larga scala. A loro disposizione, studi di fattibilità, analisi tecniche e finanziarie della rete per identificare i siti più adatti per l’implementazione di sistemi a energia rinnovabile.
L’obiettivo del progetto è quello di rendere economicamente sostenibile lo sviluppo di queste reti e di accelerare il loro utilizzo così da rendere i siti autosufficienti dal punto di vista energetico, soprattutto in quei posti in cui è estremamente difficile avere energia elettrica a sufficienza.
IFC identificherà e finanzierà investimenti in grado di espandere l’uso di reti mobili alimentate da fonti rinnovabili nei paesi in via di sviluppo.
L’istituzione agirà in maniera indipendente offrendo agli operatori attivi in queste aree gli strumenti finanziari per consentire l’attuazione di modelli di business sostenibili che garantiscano guadagni sul lungo periodo.
Secondo i calcoli della GSMA, gli operatori dei paesi in via di sviluppo potranno risparmiare notevolmente grazie alle stazioni base off grid (staccate cioè dalla rete elettrica).
“Lavorando con IFC speriamo di aiutare gli operatori a espandere la copertura nelle aree remote, a ridurre i costi legati all’energia e a minimizzare l’impatto ambientale delle infrastrutture tlc”, ha affermato Rob Conway.
GPM ha anche realizzato un database per monitorare i progressi dell’industria verso l’obiettivo di alimentare 118 mila stazioni base, esistenti e nuove, con fonti rinnovabili entro il 2012.