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NGN: Confalonieri smentisce, ‘Nessun incontro sul Gruppo Telecom’. Bernabè, ‘Con Mediaset collaboriamo’

Italia


Il presidente Mediaset, Fedele Confalonieri, ha smentito la notizia apparsa oggi sul quotidiano La Repubblica di un incontro con al centro il futuro della rete Telecom Italia e l’impatto della banda ultra larga sul business televisivo.

“Il presidente Mediaset non ha partecipato ad alcun incontro riguardante il gruppo Telecom”, si legge in una stringata nota del gruppo, che sconfessa l’ipotesi di un incontro, all’inizio di questa settimana, tra Confalonieri, l’advisor del governo per la banda larga Francesco Caio, il viceministro Paolo Romani, il direttore analisi strategiche di Mediaset Gina Nieri e Fernando Napolitano della Booz Allen & Hamilton.

 

Il capogruppo del Partito Democratico in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera dei Deputati, Michele Meta, intanto, ha chiesto al viceministro Romani di riferire in Commissione per chiarire le “motivazioni di un suo possibile coinvolgimento in una riunione tenutasi tra i vertici Mediaset e il consulente del Governo per lo sviluppo delle next generation network, Francesco Caio, per discutere del futuro della rete telecom e dell’impatto sul sistema radiotelevisivo nazionale”.

“Potrebbe sorgere, altrimenti, un dubbio legittimo – ha continuato Meta – circa il legame tra lo stop agli 800 milioni per la banda larga e le ipotesi di rimozione dei vertici dell’azienda di telecomunicazioni per poterne influenzare i futuri assetti ed investimenti”.

 

Un incontro tra Franco Bernabè e Fedele Confalonieri è avvenuto invece questa mattina a margine della presentazione dell’VIII rapporto sulla comunicazione del Censis.

Si è trattato di un breve faccia a faccia al termine del quale i due manager non hanno voluto commentare le indiscrezioni del quotidiano di Ezio Mauro.

“Con Mediaset collaboriamo”, si è limitato a dichiarare Franco Bernabè, aggiungendo che l’incontro con il presidente Mediaset altro non è stato che “un incontro fra imprenditori che si occupano delle stesse cose”.

 

Di cose di cui discutere, tuttavia, ce ne sarebbero e come, perché veritiere o meno che siano le affermazioni di Repubblica – “…ai piani alti di Mediaset c’è il timore che dopo aver investito fior di milioni nel digitale terrestre, con benefici tutti da verificare, l’arrivo di una rete superveloce possa scompaginare le carte. Di qui la necessità di avere il controllo, o comunque, una pesante influenza, dello sviluppo futuro della rete Telecom” – il tema dello sviluppo di una rete superveloce è al centro dell’interesse dell’industria, anche di quella televisiva, visto che internet a banda larga superveloce introdurrà nuovi paradigmi di fruizione dei contenuti e quindi necessiterà di modelli di buisiness nuovi e di investimenti massicci.

 

Il governo, mentre ancora si discute dello sblocco degli 800 milioni che dovrebbero andare a tappare i buchi dell’attuale rete per portare internet – non superveloce, ma almeno a banda larga – a quei 7 milioni e mezzo di italiani che ancora non ce l’hanno, non sembra ancora aver chiaro come procedere. La Francia, ad esempio, ha in progetto di investire 4 miliardi di euro per portare la fibra ottica nelle aree rurali e nei piccoli paesi.

In Italia si calcola che un network FTTH, con il riuso degli attuali cavidotti al 95%, costerebbe all’incirca 9,5 miliardi di euro – 2,2 miliardi per le aree urbane, 7,2 miliardi per quelle suburbane – più 1 miliardo di euro per dotare le aree rurali di una copertura mista wireless/mobile.

 

L’unico punto su cui tutti sembrano d’accordo è che non vi è la necessità – né la convenienza – di costruire più reti: bisogna dunque partire da quella che già c’è ed è di Telecom Italia, che raggiunge il 90% della popolazione e genera un margine operativo lordo di tre miliardi di euro – e da qui realizzare un’infrastruttura di nuova generazione che, oltre a migliorare l’efficienza e la competitività del sistema-paese, permetterà a operatori telecom e televisivi di ottenere nuovi ricavi sul medio-lungo periodo, grazie ai nuovi servizi e alle sinergie.

 

Prima di realizzare qualsiasi business plan sulle NGN, ha sottolineato tuttavia il presidente Fastweb Stefano Parisi in un’intervista al Corriere della Sera, “…è necessario avere un quadro regolatorio chiaro e stabile, che indichi i criteri di accesso alla rete, i costi di terminazione, il valore dell’unbundling, la tecnologia da utilizzare”.

Sulla rete, Fastweb – che è stato il primo a realizzare in Europa una rete FTTB – investe “…il 23-25% del fatturato, contro il 15% di Telecom Italia”.

 

Secondo Parisi, “…la rete d’accesso di Telecom, proprio perché vecchia, costa molto in manutenzione e sviluppo”, mettendo nel conto il fatto che essa però “genera 3 miliardi di euro di margine operativo lordo e calcolando il ricorso alla leva finanziaria teoricamente ci sarebbe lo spazio per finanziare la nuova rete nazionale in fibra”.

 

È evidente che il pressing sulla rete non è che all’inizio nonostante la ferma opposizione di Telecom Italia all’ipotesi di uno scorporo, peraltro mai realizzata in nessun altro mercato.

E l’interesse di Mediaset non è certo nuovo: alla fine di aprile, ad esempio, il quotidiano spagnolo El Economista affermava, citando fonti vicine alla società, che Mediaset sarebbe pronta a condividere con gli spagnoli la presenza in Telco e penserebbe a un ingresso nell’azionariato, mossa che sarebbe sostenuta anche dagli altri soci italiani di Telco.

Anche Angelo Rovati, consulente di Rothschild ed ex-consigliere del Governo Prodi dimessosi proprio a causa di un progetto che andava in questo senso, è tornato recentemente sull’argomento per suggerire che “…una volta realizzato lo scorporo della rete, procederei a una fusione tra Mediaset e Telecom. Ne nascerebbe una delle più grandi media company del mondo”.

 

Secondo ipotesi rimbalzate dal sito Dagospia di Roberto Dagostino, dopo lo scorporo della rete, Telefonica invece potrebbe rilevare l’attività nella telefonia fissa e mobile di Telecom Italia e Mediaset diventerebbe azionista della nuova società della rete, mentre al vertice della società potrebbe arrivare l’ad di Poste italiane, Massimo Sarmi o anche il superconsulente Francesco Caio.

 

L’Ad di Telecom, intanto, ha annunciato che il dividendo distribuito sull’esercizio 2008 potrebbe essere confermato e ha ribadito che il gruppo sta cercando un compratore per Sparkle, la società di servizi di TLC messa in vendita con l’obiettivo di ridurre il debito, ma non per la controllata brasiliana Tim Participacoes.

 

I soci Telco (Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Telefonica), con l’eccezione di Sintonia (gruppo Benetton) si sono intanto impegnati a rifinanziare pro-quota rispetto alla propria partecipazione al capitale l’intero debito finanziario di Telco in scadenza.

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