Francia
Il Ministro francese della Cultura, Frédéric Mitterrand, è tornato a parlare di Google Book Search, dopo la modifica dell’accordo con gli editori americani.
La nuova intesa, che si compone di 370 pagine, cerca di risolvere le questioni relative alla tutela del copyright e le obiezioni antitrust sollevate dal Dipartimento di Giustizia americano.
Mitterrand, in un’intervista rilasciata a La Tribune, ha detto di sperare di trovare con Google delle “soluzioni comuni” per la digitalizzazione del patrimonio culturale, evidenziando però la necessità di “regolamentare la rete“.
Il Ministro, che ha stimato in 750 milioni di euro la digitalizzazione di tutto il patrimonio francese, ha sottolineato che “bisogna costituire una base europea comune di riflessione” sulla relazione con il motore di ricerca più potente del mondo.
“Chi può fare questo lavoro?”, s’è chiesto Mitterrand, aggiungendo che “c’è lo spauracchio di Google (…) Ma in Europa c’è anche chi può sicuramente raccogliere questa sfida. E’ arrivato il momento di trovare questa gente”.
Ha poi ricordato il problema di “indicizzazione” una volta che il patrimonio verrà digitalizzato: “Chi ci guiderà in questa libreria virtuale immensa?.
“Si corre il rischio – ha evidenziato – che l’operatore si trovi in una posizione di forza“, se dovesse decidere di “cessare l’attività o rendere il servizio a pagamento”.
Aggiungendo che non bisogna “demonizzare Google“, piuttosto trovare “soluzioni pratiche ed equilibrate tra la necessità di una massiccia distribuzione delle opere e il rispetto dei diritti d’autore”.
“Spero – ha detto Mitterrand – che sia possibile trovare soluzioni comuni con Google. In ogni caso, spetta a noi regolamentare Internet e non lasciare che siano gli altri a dettare i loro diritti”.
Il Ministro attende per il 15 dicembre le conclusioni della missione affidata a Marc Tessier sulla digitalizzazione del patrimonio, di cui intende servirsi “come punto di partenza per sensibilizzare” i partner europei. Ha anche depositato un progetto per trovare nuove forme di finanziamento.
Il dibattito sulla digitalizzazione del patrimonio è stato lanciato a metà agosto quando la Biblioteca nazionale della Francia (BNF) ha dichiarato d’aver avviato le trattative con Google per la digitalizzazione delle proprie opere.
L’anno scorso Google ha raggiunto un accordo con l’associazione degli editori statunitensi, accettando di pagare 125 milioni di dollari per risolvere le questioni legali pendenti e dare vita a un Book Rights Registry attraverso il quale pagare ad autori ed editori le giuste percentuali sui proventi delle vendite e della raccolta pubblicitaria. I guadagni sarebbero ripartiti nella misura del 63% agli editori e autori, il restante 37% a Google.
L’accordo, nato per risolvere una class action intentata contro Google nel 2005 da autori ed editori che accusavano il colosso del web di aver infranto il diritto di autore, renderà possibile l’accesso a milioni di libri fuori catalogo, i cosiddetti libri orfani.
Il Dipartimento di Giustizia americano ha riconosciuto la bontà del progetto, il cui potenziale è quello di “riportare alla luce milioni di lavori che erano ormai introvabili“, ma ha criticato la parte dell’accordo riguardante il copyright ed ha sollevato questioni relative alla eccessiva concentrazione.
L’accordo aveva sollevato le proteste anche degli editori europei, preoccupati del fatto che Google potesse pubblicare online anche libri europei che non sono più in commercio negli Stati Uniti. Nella nuova intesa si prevede l’esclusione dei lavori che non sono stati scritti in lingua inglese.
L’intesa è stato riformulata dopo una serie di incontri e di proposte di emendamento.
“Abbiamo viaggiato in tutto il mondo insieme ai rappresentanti degli autori e degli editori, abbiamo letto tutte le lettere giunte alla Corte e abbiamo anche discusso con il Dipartimento di Giustizia – ha spiegato Dan Clancy, Engineering Director di Google Books -. I cambiamenti che abbiamo apportato sono relativi proprio alle questioni che ci sono state poste, soprattutto riguardo alla limitazione della portata internazionale del progetto. Crediamo fermamente nel presupposto dell’accordo, così come ci credono i nostri partner’.
La parola spetta ora al giudice federale americano, nel frattempo Google cerca un dialogo anche con l’Europa che ha posto diverse obiezioni al progetto (le norme in vigore negli Stati Uniti non possono essere trasferite meccanicamente al vecchio continente), tanto che