Italia
Il mercato dell’Ict ha gli occhi puntati sul ministro dell’Economia Giulio Tremonti per cercare di capire se si sbloccheranno o meno gli 800 mln di fondi Cipe per la banda larga.
Il punto centrale è che non investire nelle connessioni ultraveloci condannerà l’Italia ad accumulare ulteriore ritardo e aggravare il digital divide, oltre a determinare un grave danno per l’economia del sistema Paese.
Il settore delle comunicazioni elettroniche sta mantenendo, nonostante la difficile congiuntura internazionale, buoni trend di crescita, come dimostra anche il successo degli smartphone che offrono servizi di collegamento broadband. Valutazioni che dovrebbero far comprendere come sia importante sbloccare urgente le risorse disponibili.
Anche il mondo politico sta cercando di superare le divergenze per accordarsi su un progetto che è di interesse comune.
In un’intervista a Panorama, il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, ha commentato: ‘Bisogna capire che è una spesa ma un investimento, oltretutto dai ritorni rapidi. Si apriranno 33 mila piccoli cantieri con 50-60 mila posti di lavoro. Ed in prospettiva si tratta di garantire a privati, aziende e pubblica amministrazione risparmi dell’ordine di decine di miliardi’.
Paolo Gentiloni del Pd e Luca Barbareschi del Pdl sono stati i primi firmatari della risoluzione parlamentare bipartisan che chiede al governo di sbloccare i fondi Cipe per la banda larga.
Una risoluzione, spiega un comunicato, che è stata sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari.
La risoluzione verrà presentata formalmente nella Commissione trasporti e telecomunicazioni della Camera e sottolinea che “l’accesso a internet va ormai annoverato tra i servizi di natura ‘universale’, alla stregua di servizi come poste, luce o gas nel secolo scorso. Nei prossimi anni non è immaginabile che ci siano delle comunità o delle persone prive della possibilità di connettersi alla Rete. Questa esclusione, che ancora riguarda sei milioni di italiani e un terzo dei nostri comuni, non è più accettabile. La banda larga per tutti è inoltre indispensabile per arrivare a un vero e proprio switch-off per alcuni servizi della Pubblica amministrazione. Gli investimenti per eliminare il divario digitale sono immediatamente attivabili e strategici per l’economia del futuro”.
Dalla parte degli operatori, Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom Italia, ai microfoni di Class-Cnbc ha affermato: “I nostri programmi per l’estensione della banda larga sono molto ambiziosi e noi certamente il digital divide, soprattutto per quanto riguarda il sistema delle imprese, lo vogliamo coprire con grande intensità”.
“Non abbiamo bisogno – ha aggiunto – di nessun tipo di sostegno pubblico per andare avanti. I nostri mezzi li destiniamo agli investimenti, che sono investimenti molto importanti”.
Bernabè ha ricordato che negli ultimi 5 anni la società ha investito 18 mld euro, che “è una cifra veramente enorme, e il risultato è una rete di grande qualità a livello internazionale”.
“E’ chiaro che lo Stato aveva dei progetti, dei programmi, che ovviamente dipendono dall’iniziativa dello Stato e che destinano risorse a coprire il digital divide, cioè quei clienti e quei potenziali clienti che non accesso alla banda larga perché è diseconomico estendere la rete e il servizio”.
Gabriele Galateri di Genola, presidente di Telecom Italia, intervenendo a Perugia a un incontro sulle infrastrutture Ict in Umbria, ha dichiarato che “Il governo non ci ha ‘rassicurato’ dicendo che la banda larga rappresenta una priorità politica subito dopo
Secondo Galateri di Genola, “l’investimento in banda larga ha un importante impatto anticiclico anche nel breve periodo”.
“In Italia – ha sostenuto – guardando le infrastrutture, il piano presentato dal viceministro Paolo Romani per raggiungere le aree rurali e disagiate (dove il mercato non è disposto a investire per l’inconsistenza dei ritorni economici) è indubbiamente condivisibile. Abbattere il digital divide e fornire a tutti i cittadini una banda minima sufficiente per beneficiare della quasi totalità dei servizi e dei contenuti digitali offerti oggi dal mercato, è sicuramente un’iniziativa pubblica lungimirante”.
Sul fronte dei servizi digitali, il piano eGovernment 2012 del ministro Renato Brunetta “è certamente apprezzabile per obiettivi e progetti“, ha sottolineato Galateri di Genola secondo cui “tuttavia anche questo piano sconta una preoccupante scarsità di risorse”.
Intanto Asati, l’Associazione dei piccoli azionisti Telecom Italia, ha ribadito “con forza” che Telecom è il soggetto “più indicato e migliore” per realizzare il progetto relativo alla creazione di una nuova rete a larga banda in fibra ottica in Italia, piano non più prorogabile “visto già il forte ritardo accumulato“.
La precisazione, ha spiegato Asati, si riferisce alle notizie stampa sulla creazione di una Netco, richiesta dagli operatori alternativi, per un potenziale di 5 milioni di clienti, sul fisso, oggi collegati in unbundling alla rete Telecom.
Un nuovo piano, questo, commissionato dagli operatori alternativi Fastweb, Wind e Vodafone al consulente Francesco Caio per cablare in fibra ottica circa 15 città.
Sull’argomento è intervenuto Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, per sottolineare che “sono positive tutte le iniziative” volte a sviluppare la banda larga tra imprese e cittadini.
Paolo Bertoluzzo, Ad di Vodafone Italia, anche ieri ha ribadito che l’azienda è pronta a investire e che bisogna “costruire insieme la rete di nuova generazione secondo un modello aperto”. Una strada, ha ricordato Bertoluzzo, indicata anche dal presidente dell’Agcom Corrado Calabrò.