Banda larga: Brunetta assicura, ‘Entro fine mese il Cipe sbloccherà la prima parte degli 800 mln’. Ma qualcuno parla di piano Caio alternativo

di Raffaella Natale |

Italia


Ultra banda larga

Si rimette in moto la partita dei fondi per la banda larga. Al prossimo Cipe, secondo quanto ha riferito il Ministro della Pa e innovazione, Renato Brunetta, “ci saranno stanziamenti incrementali per la banda larga“. Parlando a margine di un convegno sulla Pec, il Ministro ha detto: “Entro la fine del mese, o al massimo entro la prima metà di dicembre, il Cipe sbloccherà la prima parte degli 800 milioni previsti per la banda larga”.

“La banda larga – ha aggiunto – sarà l’autostrada sui cui viaggerà la Posta elettronica certificata che diventerà universale a partire da gennaio 2010″ .

  

Anche la Provincia di Roma è scesa in campo e da oggi è pubblico sul sito un appello online, rivolto a tutti gli amministratori locali per una raccolta di firme affinché lo Stato italiano riconosca l’accesso a internet grazie alla banda larga come servizio universale.

L’appello è stato promosso dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti in un articolo pubblicato oggi su ‘La Repubblica’: “L’accesso deve essere universale, poiché esserne esclusi significa vivere una nuova forma di disuguaglianza che penalizza, oltre ai cittadini, anche le aziende. Ho trovato triste che il Governo italiano abbia congelato i fondi promessi per portare l’accesso alla Rete in banda larga a tutti i cittadini entro il 2012 mentre un Paese piccolo, ma all’ avanguardia, come la Finlandia ha deciso di sancirlo come diritto legale e irrinunciabile’.

  

Zingaretti chiede di intervenire “ai presidenti di Regione, Provincia, Sindaci e a chiunque sia impegnato nel confronto con i bisogni dei cittadini e delle imprese nella speranza che la nostra richiesta arrivi in Parlamento. L’uso della Rete consentirebbe di risparmiare tanto denaro pubblico”.

  

La Provincia di Roma sta realizzando il più imponente progetto in Italia per la diffusione del Wi-Fi gratuito per numero di abitanti coinvolti (circa 4 milioni di persone), superficie del territorio (5000 kmq) e Comuni interessati (121).

  

L’appello di Zingaretti ha già raccolto la adesione del presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, che ha ribadito: “essere esclusi dall’accesso alla Rete significa vivere una nuova forma di disuguaglianza nella fruizione delle opportunità offerte dalla società globale. Non intervenire per ridurre questa disuguaglianza penalizza le nostre imprese e rende l’Italia meno competitiva nel mondo”.

  

Il presidente di Confindustria ANIE, Guidalberto Guidi, ha sottolineato come sull’andamento dei settori Ict continua a riflettersi negativamente il profilo debole degli investimenti in infrastrutture tecnologiche del nostro Paese, come testimonia il recente congelamento delle risorse per la banda larga.

“Il ritardo nell’adeguamento delle reti digitali lungo l’intero territorio nazionale costituisce un ostacolo non solo per il rilancio della filiera Ict, ma anche per tutto il sistema economico nazionale. L’industria italiana delle tecnologie rischia di perdere l’appuntamento con il progressivo riavvio dell’economia globale“.  

 

Intanto stanno circolando alcune indiscrezioni secondo le quali il consulente Francesco Caio, ingaggiato dal governo per trovare la via italiana alla banda larga, sarebbe stato sollecitato dagli operatori alternativi a rimettersi all’opera con l’obiettivo di verificare una diversa soluzione, 

stavolta però incentrata su una Netco.

 

In questo contesto il Garante delle Comunicazioni Corrado Calabrò ha di nuovo auspicato una collaborazione tra gli operatori, inviando all’indirizzo dell’esecutivo e delle telco un vero e proprio “appello” che “trovino un’intesa e mettano insieme le loro forze“.  

 

Secondo Milano Finanza, l’idea è quella di far migrare i clienti nel fisso di Vodafone, Wind e Fastweb dalla rete in rame a quella in fibra nelle principali 15 città italiane. In pratica, si tratta di una delle soluzioni già ipotizzata da Caio nel piano presentato al governo. Netco dovrebbe nascere forte di un potenziale di circa 5 milioni di clienti, ossia quelli che attualmente sono in unbundling sulla rete telecom.  

 

“Quella della banda larga è un’infrastruttura portante per il sistema paese“, ha precisato Calabrò, spiegando che “l’investimento in connessioni ad alta velocità trasmissiva avrebbe un ritorno sul reddito formidabile. Non investire sulla banda larga non sarebbe un risparmio”, ma una misura antieconomica.

“Gli 800 milioni bloccati dal governo servivano a collegare in banda abbastanza veloce la totalità degli italiani. Questo è un diritto che avrebbe comportato un sostegno all’occupazione. Lo scorporo della rete – ha detto ancora – è all’avanguardia nel mondo. Con l’investimento che è stato bloccato, non si sarebbe potenziata la rete telecom. Non si sarebbe riparata la rete nei centri urbani, ma era nelle zone extraurbane che doveva intervenire il governo. Gli Stati che hanno l’alta velocità non hanno risentito tanto della crisi economica. Gli Stati con banda larga diffusa crescono di più”.

 

“Incrementando il debito pubblico – ha rilevato Calabrò – irresponsabilmente abbiamo caricato le nuove generazioni e lo stop alla banda larga ne pregiudicherebbe ulteriormente il futuro. Il ministro dell’Economia Tremonti è preoccupato perché deve far rientrare il deficit pubblico entro il 2013 ma sarebbe una misura antieconomica non investire sulla banda larga. Bisogna fare una rete in fibra ottica che garantisca una velocità di 50 megabit. Il sistema delle telecomunicazioni è stato l’unico nel mondo ad avere redditi soddisfacenti anche in piena crisi”.

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