Italia
Anche l’associazione Anti Digital Divide si è unita al coro di proteste che ha accompagnato la decisione del governo di congelare i fondi per lo sviluppo della banda larga.
L’associazione ha definito ‘miope’ la scelta di rinviare a dopo la crisi lo stanziamento da parte del Cipe degli 800 milioni messi sul piatto dall’esecutivo per garantire a tutti i cittadini una connessione a banda larga di 2 mbit/s, soprattutto visto che il resto del mondo continua a investire nel broadband di nuova generazione come volano per uscire dalla crisi.
Insomma, sottolinea Anti Digital Divide, mentre paesi come
Senza contare che gli investimenti nella banda larga sono in grado di generare un aumento dei posti di lavoro e un incremento del PIL: annullare il digital divide, in Italia, costerebbe all’incirca un miliardo e mezzo di euro, ma avrebbe come conseguenza un incremento del Pil di circa 2 miliardi, dal momento che studi Ocse fissano a 1,45 il moltiplicatore congiunto del settore comunicazione sull’intera economica.
Gli investimenti diretti nel settore, inoltre, possono contribuire al mantenimento di posti di lavoro e anche a rendere l’economia più competitiva: l’accesso a internet a banda larga è infatti in grado di sbloccare i percorsi per trovare nuovi posti di lavoro, l’apprendimento di nuove competenze, l’individuazione di nuovi mercati e il taglio dei costi.
Secondo il Commissario Ue per la società dell’informazione e dei media Viviane Reding, ad esempio, “…l’economia digitale dell’Europa ha un potenziale incredibile, capace di generare ingenti profitti in tutti i settori: per convertire questo vantaggio in una crescita sostenibile tuttavia, i governi dovranno prendere in mano la situazione, adottando una politica di accoglimento per i nuovi servizi ed abbattendo le barriere esistenti”.
Anche il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso ha ricordato come “…il sostegno allo sviluppo della banda larga ad alta velocità è un obiettivo prioritario per l’Unione europea, al fine di accelerare la transizione verso un’economia digitale europea aperta, competitiva e tecnologicamente neutra”.
Tutti, insomma, considerano la banda larga un servizio indispensabile per garantire la competitività e, ha sottolineato ADD, per “attivare un circolo virtuoso che potrebbe innescare e accelerare la ripresa economica”.
L’Italia, tuttavia, scende sempre più in basso nelle classifiche mondiali: secondo una recente classifica OCSE, l’Italia si colloca in 22esima posizione con 19,2 linee broadband ogni 100 abitanti (considerando tutte le tecnologie, quindi ADSL, fibra e altre), per un totale di 11,2 milioni di connessioni, mentre su una scala da
Per Anti Digital Divide, le soluzioni per accelerare anche nel nostro paese lo sviluppo della banda larga potrebbero consistere nella creazione “di una società indipendente e autonoma che si occupi della rete, con l’obiettivo primario di abbattere il digital divide, con all’interno AGCOM, associazioni in difesa degli utenti, operatori, cassa depositi e prestiti, nel cui consiglio direttivo Telecom Italia sia in minoranza, come avviene in Inghilterra”.
L’associazione suggerisce infine l’apertura “del servizio universale a tutti gli operatori, non solo a Telecom, con inserimento dell’ADSL come diritto”.
Sull’inserimento dell’ADSL nel Servizio Universale, ADD sta preparando un documento per l’Agcom, in cui si propongono “alcune soluzioni e paletti che renderebbero meno traumatico questo passaggio agli operatori”.