Italia
Il governo, pur non volendo entrare nel merito delle questioni di competenza dell’azienda, osserva con attenzione la situazione di Telecom Italia, e chiede “con forza all’azienda ex monopolista una forte strategia industriale”.
Lo ha dichiarato Paolo Romani, viceministro dello Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, rispondendo a una domanda sulla recente uscita della famiglia Benetton dall’azionariato di Telco, la holding che controlla Telecom Italia e di cui la famiglia veneta possedeva l’8,4% attraverso Sintonia.
Ma sul tavolo, oggi, anche le critiche giunte da alcuni azionisti riguardo le dismissioni avviate dalla società telefonica italiana, con particolare riferimento ai casi Hansenet, la filiale internet tedesca nel mirino di Telefonica, e Telecom Argentina.
In un’intervista al Corriere della Sera, infatti, Marco Fossati – che attraverso la Findim controlla il 5% della società – ha criticato la scelta del management di ‘svalutare’ la controllata tedesca, che a fronte di un valore non inferiore al miliardo e mezzo, potrebbe essere ceduta per 850 milioni di euro.
La stessa critica, era stata mossa nei giorni scorsi dall’associazione Asati – in cui sono riuniti i piccoli azionisti – che ha fatto sapere di non essere d’accordo con la cessione di Hansenet, che Telecom considera un asset non core, ma è invece di una divisione “utile per lo sviluppo internazionale” della società.
Anche secondo Asati, il valore di Hansenet sarebbe superiore all’offerta avanzata da Telefonica.
Marco Fossati ha criticato anche la decisione di cedere la partecipazione in Telecom Argentina – un business “che cresce al ritmo del 20% annuo in termini di ebitda e che già dal 2010 potrebbe distribuire dividendi” – per 550 milioni di dollari, una cifra pari ad appena tre volte l’ebitda. Una decisione, anche questa, resa necessaria – secondo Fossati – dalla ingombrante presenza del gruppo spagnolo nel’azionariato.
Anche se l’ad di Telecom Italia, Franco Bernabè ha sempre dichiarato che le cessioni degli asset non strategici sarebbero avvenute solo al giusto prezzo, secondo Fossati questa promessa è stata disattesa: il gruppo non si è dotato di una strategia industriale di lungo respiro e, per abbattere il debito, continuerebbe a privilegiare le cessioni, restringendo sempre più il perimetro industriale.
Scelte, insomma, che non garantirebbero la competitività del gruppo sullo scenario internazionale e che non garantirebbero nessun vantaggio né agli azionisti né ai clienti.
Fossati ritiene infatti che più che cedere asset importanti a prezzi di svendita, il gruppo dovrebbe far fronte alla “erosione del fatturato e della market share in Italia” e concentrarsi sugli “investimenti nelle nuove reti”.
Il viceministro Romani ha dichiarato di aver avuto un incontro con Marco Fossati e di aver ascoltato con attenzione le perplessità del finanziere, che riflettono anche quelle degli azionisti più piccoli.
Domani, intanto, la società approverà i risultati finanziari del terzo trimestre e dei primi nove mesi dell’anno.