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Musica: staccare la linea a utenti P2P? Analisti divisi, ‘Non tocca a una legge fare il lavoro sporco, ma al mercato trovare soluzioni win-win’

Europa


Le persone che scaricano musica illegalmente dalla rete, sarebbero anche quelle che spendono di più in musica legale. Lo rivela un’indagine condotta in Gran Bretagna, secondo cui i downloader più accaniti spendono in media per l’acquisto di musica 85 euro all’anno, circa 36 euro in più rispetto a coloro i quali negano di aver mai scaricato musica dalla rete attraverso canali illegali.

 

In Gran Bretagna sarebbero circa 7 milioni gli utenti che scaricano file illegalmente dalla rete: secondo i dati diffusi dalla British Phonographic Industry (BPI), la violazione sistematica dei diritti d’autore su internet costerà quest’anno all’industria oltre 200 milioni di sterline, mentre il governo starebbe pensando di adottare una legge contro il download illegale che, sull’esempio della Hadopi 2 francese, preveda il distacco della linea internet dopo l’invio di tre lettere d’avvertimento ai downloaders incalliti.

Misura che, dopo un’iniziale opposizione, è ora condivisa anche dall’Europarlamento, che ha deciso di orientarsi su una posizione che autorizzi il distacco della linea internet da parte di un’autorità amministrativa anche senza il permesso di un giudice, che invece interverrebbe in un secondo momento per vigilare e ristabilire eventualmente le connessioni.

 

Secondo Demos, il think-tank londinese vicino all’ex premier Tony Blair, che ha commissionato l’indagine, la proposta di legge del ministro Peter Mandelson, colpendo gli utenti dei siti di file sharing, andrebbe in realtà a danneggiare le major che tanto l’hanno sostenuta e che non si vogliono rassegnare ai cambiamenti in atto nei metodi di fruizione della musica.

 

“L’approccio del governo non aiuterà a risollevare un settore in difficoltà come quello della musica – ha affermato Peter Bradwell di Demos – Politici e case discografiche devono riconoscere che il consumo di musica è cambiato e i consumatori chiedono prezzi più bassi e un accesso più facile”.

 

L’indagine, condotta da Ipsos Mori, si basa sulle risposte di mille persone di età compresa tra i 16 e i 50 anni: 1 su 10 ha ammesso di aver scaricato musica da internet illegalmente, mentre 6 su 10 sostengono che la minaccia del distacco della connessione per un mese sarebbe sufficiente a convincerli a rinunciare al file sharing.

 

“Le persone che usano siti di condivisione sono molto interessate alla musica e usano il file sharing come meccanismo di scoperta”, ha spiegato l’analista Forrester Research Mark Mulligan, che ha aggiunto: “…abbiamo una generazione di ragazzi che non hanno alcun concetto di musica a pagamento: il P2P è tutto quello che conoscono e chiudere loro il rubinetto non risolverà il problema, che sarà soffocato fino a che non verrà trovata un’alternativa”.

 

Questo, certo, non vuol, dire non si debba intervenire affatto: un quadro legislativo che chiarisca quali sono gli usi consentiti e quali le conseguenze per chi trasgredisce è alla base di un’economia correttamente funzionante e per la musica deve essere lo stesso.

“Dal momento che la rivoluzione digitale ha spinto i confini della Proprietà Intellettuale oltre la portata dell’attuale legislazione, un cambiamento è necessario, ma facendo sì che la normativa non abbia il compito di fare il ‘lavoro sporco’ quanto quello di essere il presupposto di soluzioni guidate dal mercato”, ha aggiunto Mulligan.

 

Le vecchie regole, insomma, non valgono più perché ci troviamo ancora in una sorta di terra di mezzo tra il vecchio paradigma della ‘distribuzione’ (in cui il focus è sulla vendita di unità di ‘roba’), e l’era del ‘consumo’, in cui i ricavi saranno strettamente legati alla monetizzazione dell’accesso ai  contenuti.

E così, ha aggiunto Mulligan, è anche per i vecchi modelli di collaborazione tra i player dell’industria: ISP, operatori, major saranno chiamati a una sempre più stretta collaborazione, “con i provider e i produttori di dispositivi nel ruolo di canali ideali per business model che combinino il bastone e la carota”.

 

La soluzione, insomma, risiede non tanto in una legislazione repressiva che lascerebbe tutti scontenti e sarebbe così lenta da applicare che risulterebbe inadeguata appena implementata, quanto nella ricerca di soluzioni commerciali basate su partnership win-win, in cui tutti gli attori coinvolti abbiano le medesime responsabilità e gli stessi guadagni.

 

Le nuove misure contro il download illegale sono contenute nella Digital Economy Bill, che dovrebbe diventare legge ad aprile, ma che ha scatenato numerose polemiche non solo tra gli utenti, ma anche tra i fornitori di servizi internet, che ritengono queste norme di difficile applicazione.

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