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Tlc e crisi: il caso Agile altro esempio di mala imprenditoria. I lavoratori salgono sul tetto contro i 1.200 licenziamenti

Italia


I lavoratori dell’Agile, azienda di telecomunicazione che ha la sua sede storica a Roma, hanno occupato i locali della sede sulla Tiburtina. In dieci sono saliti sul tetto, indossando maschere bianche. Da tre mesi non ricevono lo stipendio e ora l’azienda ha annunciato 1200 licenziamenti. In tutta Italia i lavoratori dell’Agile sono 2000.

 

Quella di questa azienda é una storia travagliata. Oltre a non pagare stipendi e contributi la proprietà di Eutelia si rifiuta anche di rendere noto quali siano i suoi progetti industriali per il futuro.

“Intanto a me hanno bloccato il conto in banca – spiega Sergio – in tasca ho due euro e la mia è una famiglia monoreddito”.

 

La vicenda inizia negli anni ’90 quando la Olivetti Solutions viene venduta prima alla multinazionale Wang e poi a Getronix. Nel 2006 la famiglia aretina Landi compra Getronix e numerose altre aziende, come la Edisontel (del gruppo Edison) e la Bull. Dalla fusione di queste imprese viene creato il marchio Eutelia.

 

I bilanci dell’impresa iniziano, però, ad andare in rosso e attirano l’attenzione della Guardia di Finanza che apre delle indagini. A giugno 2008 viene annunciata la crisi, parte la cassa integrazione per i lavoratori e poi i contratti di solidarietà. A gennaio 2009 viene annunciata la dismissione del settore informatico. A giugno la famiglia Landi cede il ramo dell’IT ad Agile, piccola srl di Potenza a sua volta rilevata a da Omega spa. Da allora le commesse iniziano a sparire.

 

“Non pagano più i fornitori” spiega Paola, dipendente che dal 15 giugno non ha più un lavoro. Eutelia aveva infatti rapporti di prim’ordine sia con il mondo della pubblica amministrazione (ministeri, Rai ed enti locali) sia con il privato (banche e aziende).

 

Di fronte a tutto questo l’azienda continua a non sedersi al tavolo con i sindacati e il ministero per lo Sviluppo Economico per trattare. Non ha risposto neanche al ministro Scajola che l’aveva convocata. I lavoratori vogliono andare fino in fondo: “facciamo i turni e rimaniamo qui fino a quando non ci daranno risposte, vogliamo che la nostra voce arrivi fino alla Presidenza del consiglio”.

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