Italia
Finora sul mercato erano reperibili solo cavi fino a un massimo di 288 fibre. Si tratta di un cavo costruito “a strati” su due corone concentriche. L’esterna, ossia la più ampia, contiene sedici tubetti (in gergo “loose”) ognuno da 12 fibre (Tot. 192 fibre) e l’interna dieci (Tot. 120 fibre), per un totale di 312 fibre.
Il cavo così ottenuto risponde ad un requisito difficile da ottenere: quello di potere essere inserito in tubi non progettati per impianti di tlc con la possibilità di curvarsi opportunamente. Più sottile è il cavo, più si riesce ad ottenere un raggio di curvatura più piccolo con evidenti vantaggi sulla duttilità dello stesso.
Il problema è stato superato ricorrendo a loose sottili con un’opportuna textatura (la trama dei filati di kevlar che lo avvolge) del cavo e alla disposizione a cerchi concentrici dei tubetti. Grazie ai cavi a 312 fibre è quindi possibile allestire una rete di fibre proprietarie (in quanto appartengono alle Pubbliche Amministrazioni che le utilizzano) in grado di soddisfare tutte le necessità di collegamento.
Ciascuno degli enti ha molti punti fisici da collegare: basti pensare, a titolo di esempio, al Comune di Bologna che ha la necessità di collegare non solo gli uffici centrali e di quartiere, le scuole e le biblioteche, ma anche le centraline di controllo degli accessi al centro storico.
In pratica, ciascuno degli enti “accende” la sua quota di fibre autonomamente in parallelo con gli altri enti della “Community Network”.
L’uso di cavi di grande capienza consente di concentrare il flusso e, quindi, per gli enti proprietari, di diminuire il costo unitario della rete. Nel progettare
Si può ben immaginare quanto grande sia il potenziale di informazione trasportabile: si tratta di 20 GigaByte al secondo per ogni coppia di fibre. Per fare un paragone pratico, basti pensare che l’intero traffico telefonico di tutt’Italia nell’ora di punta non supera i 4 gigabyte per secondo.