Italia
Nonostante la necessità, riconosciuta e condivisa da governo, autorità e industria, di dotare l’Italia di un’infrastruttura a banda larga che raggiunga la totalità della popolazione, manca nel nostro Paese un progetto di ampio respiro, che metta nero su bianco gli obiettivi strategici infrastrutturali a livello nazionale nel medio e lungo termine, dia certezza agli operatori che dovranno investire nelle reti di nuova generazione e assicuri ai consumatori di poter usufruire dei servizi della pubblica amministrazione online.
Ed è appunto per questo che ieri, anche il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha chiesto al governo di definire in modo organico le sue strategie, tenendo ben in mente che tutti gli altri paesi avanzati sono già ben al di là delle parole, e stanno implementando – o lo faranno a breve – piani concreti per lo sviluppo delle NGN.
Bisogna inoltre tenere conto, che l’Italia, oltre al gap infrastrutturale, deve colmare anche l’arretratezza culturale: la mancanza di un adeguato livello di alfabetizzazione digitale rende cittadini e imprese restii ad adottare le nuove tecnologie di comunicazione.
“Nel nostro Paese – ha affermato Emma Marcegaglia presentando il rapporto ‘Servizi e infrastrutture per l’Innovazione digitale del paese’ – solo il 10% delle imprese vende via internet, mentre in Germania e Regno Unito il canale online è utilizzato dal 45% delle aziende”.
Consumatori e imprese, tuttavia, scontano anche lo scarso livello di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, che invece dovrebbe fare da apripista sia in termini di adozione che di sviluppo dei nuovi servizi basati sulla banda larga.
Non bisogna infatti ragionare soltanto con una “logica di mercato”, ha detto ancora la Marcegaglia, ma dare priorità a un progetto paese che sia a prova di futuro: tra le misure ritenute ‘indispensabili’ in questo senso, Confindustria indica: la mappatura delle attuali infrastrutture tlc, il coordinamento dei lavori civili tra tutti i fornitori di servizi di pubblica utilità, la semplificazione delle normative per la posa dei cavi e la definizione e gestione del processo di transizione verso la NGN.
Dovranno inoltre essere fissati “obiettivi più ambiziosi” in termini di copertura in fibra ottica FTTH (maggiore del 65% attualmente previsto) a parità di tempi di realizzazione e favorire l’integrazione delle tecnologie fisse e mobili, “coniugando l’interesse nazionale con un contesto di mercato che stimoli gli investimenti e il livello di concorrenzialità”.
Dal momento che “tutti dovranno fare la loro parte” per sostenere il progetto, secondo Confindustria il governo dovrebbe intervenire con un investimento di 4 miliardi di euro in tre anni: 1,4 miliardi per il raggiungimento degli obiettivi fissati nel piano e-Gov 2012, 1,2 miliardi per l’informatizzazione dei sistemi per i rapporti con imprese e cittadini e 1,4 per superare il digital divide.
Secondo la Marcegaglia, la pubblica amministrazione potrà così ottenere, a partire dal 2012, risparmi per 4 miliardi l’anno.
Come ha auspicato anche il presidente Agcom Corrado Calabrò, anche il presidente di Confindustria ha ribadito la necessità di coordinamento, in modo che i fondi pubblici statali e regionali non vengano dispersi in interventi inutili: occorre, insomma, ha concluso, “un progetto paese concepito tanto nell’interesse della collettività quanto degli operatori, un modello di sviluppo mirato in grado di bilanciare la promozione dell’interesse nazionale con una concorrenza di mercato sostenibile nel medio-lungo termine”.
Se i fondi per avviare la realizzazione di una rete a banda larga di nuova generazione non verranno subito sbloccati, insomma, l’Italia corre il rischio di scivolare ancora più in basso negli indici internazionali di competitività.