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Dopo il conferimento del Marconi Prize a due scienziati dei Bell Labs, Andrew Chraplyvy e Robert Tkach, l’organizzazione di punta della ricerca di Alcatel-Lucent può vantare anche l’attribuzione ad altri due suoi ricercatori del premio Nobel per la fisica.
Si tratta Willard S. Boyle e di George E. Smith, che nel 1969 svilupparono il sensore CCD (Charge-Coupled Device), il primo dispositivo a semiconduttore in grado di convertire il segnale luminoso in un impulso elettronico, per il suo trattamento analogico o digitale.
I due scienziati hanno condiviso il Nobel con Charkes Kao, che nel 1966 sviluppò principi fondamentali della trasmissione su fibra ottica, sostenendo che i limiti fino ad allora riscontrati erano dovuti all’impurità della fibra stessa. Kao lavorava a i laboratori della consociata inglese della ITT, gruppo le cui attività nelle tlc sarebbero confluite nel 1986 in quella che sarebbe divenuta l’odierna Alcatel-Lucent.
La comunicazione ottica è insomma più che mai al centro dell’attenzione: dopo oltre 40 anni, il giusto riconoscimento a una tecnologia senza la quale molto probabilmente non esisterebbero le comunicazioni come le conosciamo oggi.
Le fibre ottiche, utilizzate per trasmettere voci, dati e immagini sotto forma di impulsi laser luminosi, sono infatti la struttura portante di Internet e dei moderni sistemi di telecomunicazione, ma quando le prime fibre furono installate, pochi intuirono quanto velocemente le loro limitazioni di capacità avrebbero iniziato a svolgere un ruolo preponderante.
A Chraplyvy e Tkach – entrambi tuttora attivi presso l’organizzazione di ricerca avanzata di Alcatel-Lucent nel New Jersey – il merito di aver individuato una crescita esponenziale della domanda di capacità delle reti di comunicazione, e di aver lavorato per superare le limitazioni imposte dalla non linearità delle trasmissioni a lunga distanza tramite fibra ottica.
Per tutti gli anni Ottanta e Novanta i laboratori Bell hanno studiato una potente tecnologia denominata dense wavelength division multiplexing (dense WDM) al fine di migliorare la capacità delle fibre ottiche.
Codificare flussi separati di informazioni con colori diversi (lunghezze d’onda) di luce, infatti, rendeva possibile inviare molteplici pacchetti di informazioni lungo la stessa fibra ottica. Sfortunatamente le due tipologie di fibre standard allora esistenti non erano in grado di sostenere un ampio numero di lunghezze d’onda che trasportassero segnali ad alta velocità.
Chraplyvy e Tkach, si sono resi conto che un nuovo tipo di fibra ottica con una dispersione cromatica controllata con precisione, avrebbe potuto sostenere un elevato numero di lunghezze d’onda che trasportassero segnali ad alta velocità.
Lavorando su queste intuizioni, i ricercatori hanno messo a punto un nuovo tipo di fibra, che battezzarono TrueWave, in grado di ottimizzare la capacità di trasmissione dei sistemi di comunicazione e di fornire ai sistemi di trasmissione in fibra WDM nuove capacità, superiori a un terabit/secondo per fibra, con un incremento di 100 volte in soli 10 anni.
La nuova fibra, ora nota come “non-zero dispersion fiber” (NZDF) è diventata ormai un prodotto standard per il settore e ha consentito una crescita esponenziale della larghezza della banda nei sistemi di comunicazione ottica. Attualmente nel mondo sono stati installati circa 80 milioni di chilometri di NZDF.
Il Marconi Prize – che assume un particolare significato, in occasione dei 100 anni dall’assegnazione del Premio Nobel al grande inventore italiano Guglielmo Marconi – è attribuito annualmente a scienziati viventi la cui ricerca nel campo delle comunicazioni e delle tecnologie dell’informazione comporti concreti miglioramenti a livello sociale, economico e culturale per l’intera umanità.
L’idea di istituire il Premio è di Gioia Marconi, figlia di Guglielmo, e l’iniziativa è condotta e organizzata dalla fondazione americana Marconi Society, che – per il triennio 2008-2010 – sarà affiancata dalla Fondazione Marconi.
Alcatel-Lucent investe ogni anno in ricerca e progettazione 2,5 miliardi di euro (pari al 15% del fatturato) e la ricerca dei Bell Labs ha dato origine a ben 7 premi Nobel, attribuiti a 13 ricercatori.