Italia
Non c’è spazio per l’Innovazione tecnologica nelle priorità del Governo: il mercato IT italiano nel 2009 subisce un calo netto del -4,5%, registrando la peggior performance dal 2001. Ma nessun intervento concreto gli dà sostegno.
Questa è la fotografia dell’Assintel Report 2009, la ricerca sul mercato del IT in Italia realizzata da Nextvalue per Assintel, l’associazione nazionale delle imprese ICT di Confcommercio, presentata oggi in un convegno in Confcommercio a Roma.
L’impatto più duro della crisi economica sta arrivando per l’Information technology in queste settimane, proprio quando il sentimento generale comincia a vedere l’uscita dal tunnel.
Lo stop ai nuovi progetti di innovazione nelle imprese, il congelamento o la ricontrattazione degli ordini impattano in modo maggiore sul comparto dei Servizi IT (-6,3%) e dell‘Hardware (-5,1%), meno sul Software (+0,6%).
Ad essere maggiormente a rischio sono le micro aziende e le PMI dell’IT nostrana, che non hanno le capacità di consolidamento tipiche delle grandi imprese: la sottocapitalizzazione, la difficoltà di accesso al credito, il ritardo nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, la corsa al ribasso delle tariffe professionali stanno mettendo a rischio la loro sopravvivenza.
E il ricorso alla riduzione del personale non è che un palliativo, che toglie il bene più prezioso – i talenti – e rischia di indebolire la capacità di innovazione dell’offerta stessa.
“L’Information technology è il driver di sviluppo fondamentale per un ammodernamento e un rilancio competitivo di tutto il Paese”, ha affermato Giorgio Rapari, Presidente di Assintel. “Eppure nessun intervento di sostegno concreto al mercato IT sembra arrivare dal mondo politico. Rimasi amareggiato che nel decreto anticrisi di luglio fossero detassati solo gli investimenti in macchinari, pompe idrauliche e forni, ma non una parola per PC, Server, Software. Ora si incentiva la bicicletta, che allena il corpo, ma l’informatica è il futuro per le nostre aziende e l’allenamento di talenti delle nostre nuove generazioni.”
“Occorre sostenere con interventi concreti l’Innovazione nelle imprese, con provvedimenti che abbraccino tutte le aziende, non solo manifatturiere, ma anche del Commercio, del Turismo o dei Servizi. Gli strumenti sono semplici: credito d’imposta o detassazione degli investimenti in PC, Hardware, Software e Servizi IT, rottamazione del Software e dell’Hardware desueto. E voucher formativi per le micro e piccole aziende, che consentano sia al proprio personale sia a chi non è direttamente in organico di rimanere aggiornato”.
Luigi Taranto, Direttore Generale di Confcommercio ha sottolineato che “per uscire dalla crisi occorrono misure anticicliche urgenti che si concentrino sui problemi di lungo periodo, tra i quelli spicca la produttività stagnante. In questo senso, la ricetta è maggiore concorrenza ma soprattutto maggiore innovazione”. A quest’ultimo proposito, il direttore generale di Confcommercio ha specificato che “serve una politica che faccia davvero i conti con la realtà del tessuto produttivo italiano, fatto per la maggior parte di pmi e di servizi, riconoscendone il peso e la specificità”.
Ad aggravare la situazione il persistere del cosiddetto digital divide, che non è solo un problema di banda larga, cioè di infrastruttura, ma è soprattutto assenza di cultura informatica, di alfabetizzazione, che incide sulla capacità di molte imprese, soprattutto piccole o tradizionali, di innovare al loro interno i processi, di razionalizzare, di modificare l’approccio al cliente, in una parola di essere competitive. Questo aspetto è massimamente evidente nel Commercio la cui spesa IT cala nel 2009 del -5,4%.
Digital divide è anche accesso dei cittadini alle tecnologie. Assintel propone interventi a costo zero che già in Francia hanno avuto effetti postivi: sgravi per l’acquisto sia di PC, sia di software e assistenza tecnica, con riduzione dell’IVA al 5%.
Il sostegno al mercato IT passa anche per provvedimenti trasversali mirati alle micro e piccole aziende: Assintel chiede a gran voce l’eliminazione dell’IRAP, il raddoppio del capitale sociale minimo oltre il quale le imprese devono dotarsi di revisori e sindaci, il versamento dell’IVA a pagamento fattura, con l’innalzamento della soglia a 2,4 milioni di euro di fatturato annuo.
Tocca poi alla Pubblica Amministrazione, che è uno degli elementi di “inquinamento” del mercato IT italiano.
Il rispetto dei termini di pagamento delle fatture è per le PMI dell’IT un problema spesso drammatico.
Ma lo sono anche le gare in cui vince la filosofia del ribasso: occorrono dei limiti al ribasso delle tariffe IT, per evitare che le piccole imprese siano sistematicamente escluse, de facto, dalla gara, ovvero obbligate ad annullare la loro marginalità. Una soluzione potrebbe essere quella di vincolare gli amministratori delle aziende IT fornitrici a non poter scendere ad un costo orario inferiore al costo minimo del dipendente fissato nel CCNL di riferimento, maggiorato di una percentuale di margine.
Anche il ricorso al subappalto è un modus operandi tutto italiano, a cui sarebbe sano porre un limite. In questo modo renderemmo trasparente la filiera di partnership, oggi all’ombra dei big dell’IT, dando pari dignità e opportunità a tutte quelle piccole imprese che costituiscono l’ecosistema di realizzazione dei progetti IT.