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I motori di ricerca e altri siti che utilizzano gratuitamente contenuti informativi dovranno pagare: questo il messaggio lanciato dai circa 300 editori – rappresentanti di oltre 170 testate da 80 Paesi – riunitisi al World Media Summit di Pechino.
“Noi creatori di contenuti siamo stati troppo lenti a reagire allo sfruttamento gratuito delle notizie di terze parti senza permesso: servizi web come Wikipedia, YouTube o Facebook sono diventati destinazioni favorite dai clienti per le notizie di ultim’ora, lasciando da parte i siti di notizie tradizionali”, ha dichiarato Tom Curley, Ceo dell’Associated Press, che ha puntato il dito anche contro motori di ricerca e blogger: “Non tollereremo più la disconnessione fra coloro che si dedicano – con un alto costo economico e umano – a raccogliere notizie di pubblico interesse e coloro che ne traggono profitto senza sostenere l’attività”.
Su un’identica linea anche Rupert Murdoch, patron della News Corporation: “Gli aggregatori di notizie e i plagiatori dovranno presto pagare un prezzo per utilizzare i nostri contenuti. Ma se non traiamo vantaggio dall’attuale trend verso i contenuti a pagamento, saranno i creatori – le persone qui dentro – a pagare il prezzo e i cleptomani a vincere”.
Al World Media Summit di Pechino si discute delle sfide e delle opportunità fornite da internet e dalle nuove tecnologie, nonché degli effetti della crisi economica.
Il presidente cinese Hu Jintao, intervenuto questa mattina in apertura dei lavori, ha dichiarato che il World Media Summit contribuirà a rafforzare la comprensione e l’amicizia tra i popoli di tutte le nazioni. Hu Jintao ha quindi rivolto un appello ai media, esortandoli “a trasmettere un messaggio di pace, sviluppo, cooperazione e tolleranza”.
Il summit – ha sottolineato il presidente cinese, riferendosi ai lavori che vedono la partecipazione di 40 organi di stampa cinesi e 62 delegazioni estere – riflette le preoccupazioni circa le sfide che l’industria mediatica globale si trova ad affrontare e dimostra la volontà di tutti i media di promuovere scambi e cooperazione cercando al tempo stesso la strada di uno sviluppo comune.
Esso testimonia la volontà di chi lavora nei media di impegnarsi per la promozione della pace mondiale e dello sviluppo.
“Credo – ha sottolineato Hu Jintao – che attraverso discussioni approfondite e scambi su questo argomento, il meeting contribuirà a rafforzare la cooperazione tra i media nel mondo, a promuovere lo sviluppo sano ed ordinato dell’industria mediatica globale e approfondire la comprensione e l’amicizia tra popoli e nazioni”.
Murdoch ha chiesto al Governo cinese di permettere alle sue società dei media di beneficiare delle opportunità del settore, affrontando il problema della pirateria e della mancanza di concorrenza nel mercato domestico, fattori che ne impediscono l’espansione.
Il magnate australiano ha delineato un futuro promettente per l’industria cinese dei media e dell’intrattenimento a patto che quei problemi vengano risolti. “L’apertura all’era digitale è vitale per la Cina oggi come lo è stata quella di aprire le porte all’economia globale 30 anni fa”, ha detto Murdoch in una nota.
Da parte sua Giuseppe Marra , editore e direttore delle agenzie del gruppo Gmc, si augura che “editori e giornalisti, arrivati in ritardo a comprendere la potenzialità delle nuove tecnologie, non commettano oggi l’errore opposto: attribuire troppo risalto al dato tecnologico e poco a dati fondamentali quale l’attendibilità, la qualità e la valenza etica dei messaggi”.
Marra ha evidenziato un altro problema: la rivoluzione tecnologica non può favorire aziende editoriali sovradimensionate”, lasciando “la comunicazione planetaria nelle mani di pochi giganti”.
Questo comporta una riduzione del pluralismo delle fonti e limita la libertà di informare e d’essere informati.